L’ottava Meraviglia del mondo – White Terraces, le terrazze della Nuova Zelanda

21 Giugno 2011 | Luoghi

Le Meraviglie del mondo antico

Tra le sette Meraviglie del mondo antico, soltanto la Grande Piramide di Giza è rimasta in piedi, e considerando la sua robustezza rimarrà a guardarci ancora a lungo nonostante sia minacciata dal turismo e dalle vicende politiche. Per chi non si ricordasse i loro nomi, oltre alla piramide egizia le sette Meraviglie comprendono i Giardini pensili di Babilonia, il Colosso di Rodi, il Mausoleo di Alicarnasso, il tempio di Artemide, il Faro di Alessandria e la Statua di Zeus a Olimpia.

Pochi, però, sono a conoscenza di un’ottava struttura che un tempo molti consideravano appartenente di diritto alle Meraviglie antiche. Si tratta delle White Terraces e delle Pink Terraces («le terrazze bianche» e «le terrazze rosa»), situate in Nuova Zelanda.

Fino al 10 giugno 1886, flotte di viaggiatori erano solite spostarsi da Auckland e cavalcare un giorno intero pur di raggiungere questo luogo affascinante: una serie di gradoni fatti di silice, dalla cima dei quali grondava un’acqua continua che formava una serie di suggestive cascate. Il tutto sullo sfondo del vicino lago Rotomahana. Lo scenario ricorda da vicino i Giardini Pensili di Babilonia.

In quella fatidica data, però, il vulcano Tarawera eruttò d’improvviso, seppellendo tra le ceneri villaggi come Te Wairoa (che oggi è un centro turistico), assieme ai loro abitanti, e provocando l’inaccessibilità alle famose terrazze.

Il ritrovamento

[L’articolo è stato modificato nel giugno 2017, riportando dati aggiornati sul ritrovamento]

Per anni gli archeologi hanno cercato le sue tracce, senza trovare prove evidenti. Nel gennaio 2011 la Geological and Nuclear Science (GNS), grazie a una sofisticata tecnologia di mappatura usata anche per il rastrellamento del Titanic, annunciò di aver scovato una striscia di terra che sembra doversi attribuita con certezza alle White Terraces.

Ma nel 2015 arrivò la smentita: avevano sbagliato coordinate. Il bibliofilo Sascha Nodlen, infatti, li contattò e mostrò loro i diari del cartografo Ferdinand von Hochstetter, risalente al 1859, che spiegava con precisione che le terrazze si trovavano in una posizione vicino alla costa.

Ripresero le ricerche e, finalmente, nel 2017 sembra essere arrivata la conferma della presenza di almeno tre terrazze. Naturalmente si trattano di resti in mezzo al fango e proprio per questo non si sa ancora quanto delle terrazze, sepolte dai detriti, sia rimasto. I futuri lavori ci daranno la risposta.

Di seguito potete vedere un rapido video sul momento dell’estrazione di materiale dal lago, risalente a gennaio 2011, su cui poi è stato fatto lo studio (che ha portato alla smentita).

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