La tratta dei cani e dei gatti in Italia – Maltrattamenti, esperimenti e sperpero di denaro

4 Gennaio 2012 | Animali e piante

Introduzione

(Per sapere cosa puoi fare per segnalare eventuali soprusi, leggi questo articolo)

Che in Italia ci siano canili abusivi, dove gli animali vengono maltrattati e tenuti in vita quel tanto che basta per essere venduti, è una cosa che già sapevamo. Del resto non è un fenomeno isolato, ma diffuso in diversi Stati del mondo. Gli animali sono da sempre un business proficuo e poco punito nella loro illegalità.

Ma fin dove arriva a coprirci di vergogna questa ignobile pratica, nel nostro Paese?

Il sito della Repubblica ha pubblicato i risultati della sua inchiesta e ha diffuso in chiaro i numeri: su 600mila cani randagi, un terzo si trova nei canili. I comuni spendono fino a mille euro all’anno per il loro mantenimento. Fin qui, sembra una buona cosa: anziché lasciarli dispersi per le strade, i randagi vengono assistiti.

Ma è davvero così? In realtà, il denaro viene ben speso solo in una minoranza dei casi. Gli apporti da parte dei comuni non impediscono che i cani siano maltrattati, denutriti e stipati in piccoli spazi. Non solo: spesso sono venduti illegalmente, tanto da alimentare un traffico che produce tra i 200 e i 500 milioni di euro. E la situazione è ancora peggio di quanto vi abbia descritto.

I traffici illegali

La parte più orribile di questo traffico è l’esportazione all’estero, che appare (falsamente) come un’adozione. La destinazione è in genere verso i paesi del nord Europa, in primis la Germania che “riceve” tra i 250 e i 400 mila esemplari. Stiamo parlando di soli cani, ma la tratta illegale copre anche i gatti, più difficili da monitorare: si stima che in Italia vi siano oltre 2 milioni e mezzo di gatti randagi.

Che cosa se fanno degli animali? Nella migliore delle ipotesi, i cani vengono uccisi subito per diventare pellicce o cibo in scatola – che verrà consumato da altri cani. Nell’ipotesi peggiore, finiscono sotto i ferri e subiscono esperimenti di varia natura. Potete immaginare che agli aguzzini non interessa il grado di agonia delle loro cavie.

I traffici non partono solo dall’Italia, ma anche da altri Stati europei come la Grecia e la Spagna. Solo da noi, sono stati segnalati e bloccati viaggi a Ischia, Como, Arezzo, Perugia, Padova e Verona. E in casi di fermo, i tempi di processo sono così lunghi che nel frattempo una parte del traffico è libera di realizzarsi all’estero e di scomparire nel nulla.

La colpa è anche dei controlli poco efficienti. Ci sono persone che chiedono anche 50 lasciapassare per volta, ottenendoli. Le alternative sono due: chi rende i lasciapassare non ha l’intelligenza per insospettirsi di questa “richiesta di massa”, oppure semplicemente resta indifferente alla situazione.

Le condizioni dei canili

Senza andare all’estero, comunque, basta guardare come alcuni (molti) dei canili siano maltenuti in Italia. Al sud la tendenza è più alta, ma nessuna regione è risparmiata. Il caso peggiore è stato a Cicerale, in Campania: i proprietari guadagnavano 2 euro al giorno per ognuno dei 2mila cani che tenevano segregati. In ogni caso di sequestro si parla delle peggiori condizioni possibili: malattie, vivi mescolati ai morti, denutrizione.

Le parole vi danno un’immagine approssimativa. Per farvi un’idea chiara potete guardare il video qui sotto, preso dal sito del Ministero della Salute. L’articolo risale al 16 giugno 2011 e recita:

Durante un anno di attività, giugno 2010-maggio 2011, della Task Force per la tutela degli animali di affezione, lotta al randagismo e ai canili lager, istituita presso il Ministero della Salute, sono stati ispezionati 39 canili lager in collaborazione con i Carabinieri dei Nas. Nel corso delle ispezioni, i veterinari della task force hanno documentato con video e foto alcuni esempi di degrado e sofferenza degli animali.

Video dei 39 canili ispezionati in Italia – Ministero della Salute

Nel 2010 è partita un’inchiesta da parte di Striscia la Notizia che mostra le condizioni precarie degli animali in un canili di Tricase (Lecce). [Nota: il video è stato rimosso da Youtube a causa di un reclamo per la violazione dei copyright].

Altri video li potete visionare scrivendo “canili lager” come chiave di ricerca su youtube (attenzione: alcuni video possono colpire la sensibilità dei più impressionabili).

Non ho ancora toccato nei dettagli il punto principale: il business. Secondo la legge, i canili dovrebbero essere locazioni temporanee o case di cura sanitarie. Ma spesso i comuni mettono all’asta i cani che vanno a finire in canili privati anziché comunali, i quali, di fatto, sono incontrollabili. La parte più ironica è che non è possibile multare il sindaco per la sua mancata responsabilità. Come dire: scarico il peso su altri, tanto non possono perseguirmi, e intanto incasso un po’ di denaro per le casse comunali.

Di chi è la colpa?

A ogni modo, non facciamoci illusioni. Il punto di partenza del disastro non sono né i canili abusivi, né gli esportatori illegali, né l’inefficienza comunale. Loro sono soltanto il proseguo, l’intermediario. La vera colpa è e rimarrà di chi abbandona un cane per strada senza preoccuparsi delle conseguenze – morali, economiche, sociali.

Il 30% degli abbandoni avviene con l’apertura della caccia (i cani inefficienti vengono “scartati”) e il 25% con l’arrivo delle vacanze estive. E’ un comportamento da stupidi e da irresponsabili: al di là dell’etica morale, il loro abbandono provoca incidenti, ripercussioni economiche nei comuni e diffusione di malattie, che andranno a intaccare anche gli uomini e soprattutto i bambini, che spesso si avvicinano incautamente ai randagi.

Se da una parte i padroni fanno di tutto per liberarsi di questo “peso”, dall’altra vediamo che il comune spesso non interviene come dovrebbe. È dal 1991 che la legge 281 obbliga l’iscrizione dei cani a una specifica anagrafe, legge che il comune si dimentica spesso di far applicare.

Personalmente, aggiungerei una nota: il fatto di “acquistare” un cane implica che la responsabilità futura sarà vostra soltanto (non solo moralmente, anche legalmente). Se decidete di impegnarvi e di comprarne uno, a meno di gravi motivi personali o economici, non dovreste considerare nemmeno l’idea di portarlo in un canile.

Il motivo? Che ci crediate o meno, avete tra le mani una vita, una vita unica e irripetibile e che la scienza, con una carta firmata nel 2012, ha dichiarato senza ombra di dubbio essere in possesso di una coscienza simile a quella dell’uomo. Se la compravendita di una vita (umana o non umana) è sempre una limitazione di libertà per chi ne è coinvolto. Se vi ritenete di dover essere liberi, perché non dovrebbe esserlo il vostro cane?

Fonti principali
L’inchiesta completa sull’articolo di Repubblica. Qua trovate casi concreti, completati da numeri, da approfondimenti, da video e da tabelle.
Etichette
Etichette:, , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.