La crisi economica: cause e andamento futuro – L’Italia sta davvero raggiungendo la Grecia?

18 Marzo 2012 | Italia

Introduzione

Faccio subito una premessa. Non sono un economista: anche se ho seguito gli sviluppi dell’economia (italiana e mondiale), non sono nelle condizioni adatte per fare io stesso una previsione. Inoltre, le cause dell’attuale crisi economica sono così complesse e intricate che perfino gli esperti faticano a trovare un punto di riferimento (e, di conseguenza, una risoluzione).

Detto questo, e proprio per i motivi nella premessa, per scrivere l’articolo mi rifaccio esclusivamente a una pagina esterna che ho casualmente trovato navigando in rete, a sua volta ripresa dalle parole di Roberto Scarpinato, il Procuratore generale presso la Corte di Appello di Caltanissetta. La fonte sembra affidabile, così come le notizie riportate (che ho tentato di confermare con delle ricerche).

Naturalmente ho anch’io le mie idee, non del tutto in linea con la fonte, ma troverete una mia opinione generale solo a fine articolo: si tratta in realtà della mia critica su come l’italiano dovrebbe effettivamente comportarsi vista la situazione. Preferisco riportare i vostri commenti, in particolare se avete esperienza nel settore o se avete link a pagine più approfondite: provvederò ad aggiornare il testo.

Perché questo articolo

Lo scopo di questo articolo è di offrire un punto di inizio per i lettori che ancora si chiedono da dove sia saltata fuori la crisi, quale sia il suo andamento futuro e se ci sono speranze di uscirne. All’interno troverete link e riferimenti esterni per approfondire. Il punto di partenza sarà (purtroppo) la vicina Grecia. Saprete, infatti, che sta versando in condizioni davvero disastrose e che (ancora purtroppo) l’Italia rischia di seguire le sue orme, se non cambia direzione.

Cominciamo con il riportare per brevi punti le cause che hanno portato l’Italia a questo stadio. Vedremo poi, sempre a brevi punti, cosa si è fatto per cercare di arginare il problema. Dopodiché, vi proporrò un video scovato sulla rete: un’intervista ad alcuni popolani della Grecia, che vi danno un’idea (cruda) della difficile situazione in cui versano.

Le cause della crisi economica in Italia

Il direttore del quotidiano Kathimerini, Alexis Paphelas, aveva pronosticato ancora nel giugno 2010 la caduta economica della Grecia. Su quali basi? La democrazia faceva acqua da tutte le parti e la corruzione della classe politica era evidente: di conseguenza il popolo aveva sfiducia nello Stato e non aveva interesse a seguire le leggi (in primis il pagamento delle tasse dovute).

La descrizione vi ricorda l’Italia? Ebbene, forse non si tratta solo di pessimismo. Da noi troviamo una cultura della legalità che è quasi inesistente, un’evasione fiscale alle stelle e una corruzione (politica, e non solo) dilagante. Chi nega, evidentemente non è italiano o a interessi a nasconderlo. Tolto che la crisi economica è partita dall’estero e si è estesa a noi a causa della globalizzazione (che ha i suoi pro e i suoi contro), dobbiamo capire perché l’Italia non riesce a farvi fronte, mentre altri Paesi europei se la stanno cavando egregiamente.

La vera origine della crisi

La domanda da porci è: ma da dove arriva tutta questa illegalità? Vediamo qualche dato:

– la mafia, l’evasione fiscale e la corruzione sono esistiti sin dai primi anni della fondazione dell’Italia. La sola differenza è che in passato avevamo i mezzi e la volontà per contenerla, soprattutto negli anni del boom economico (1950-1970) in cui l’Italia si procurava gli incassi da altri tipi di risorse.

– finito il bel periodo, l’Italia ha dovuto fare i conti con i risultati dell’evasione fiscale che aveva solo contenuto ma non bloccato. Le è ricaduto tutto addosso. Per tenersi in piedi, ha dovuto scendere a compromessi e alzare i prezzi di beni e servizi, causando una perdita del potere di acquisto della lira (il termine tecnico di questa situazione è inflazione: per farla breve, più i prezzi aumentano e più denaro serve per comprare un bene, indice che la moneta “vale meno”).

– da qua è stato tutto un crescendo. È aumentato il debito pubblico, cioè il debito che lo stato ha nei confronti di terzi (popolo, imprese, banche, Stati esteri). In pratica, lo Stato offre obbligazioni o suoi titoli (BOT, BTP, CCT, ecc.) come “promessa” di pagamento futuro: alla scadenza, naturalmente, deve pagare anche gli interessi su quell’importo. Si tratta di un credito che gli altri concedono all’Italia. Anche noi del popolo abbiamo la possibilità di comprare i titoli: in questo modo lo Stato si “indebita” con noi e alla scadenza ci deve risarcire con gli interessi.

– come se non bastasse, scoppiò lo scandalo di Tangentopoli: da un’indagine condotta negli anni ’90 si scoprì un profondo sistema di corruzione in politica che intaccava l’economia italiana. Pensate che coinvolgesse solo i piccoli partiti politici? Al contrario, tirava in campo deputati e senatori, ministri e imprenditori, perfino ex presidenti del Consiglio. E la situazione durava da anni.

– naturalmente tutto questo portava un’evasione fiscale ad alti livelli. Erano in causa sia i politici che le aziende: gli uni ignoravano le illegalità degli altri in cambio di favori. Il sistema mafioso, già vasto, ne ha tratto un grande profitto.

Ecco perché, per esempio, la Germania sta uscendo dalla crisi abbastanza bene. Lì la corruzione e l’evasione non è minimamente ai nostri livelli, per cui può contare su fondi messi da parte.

Nel 2011 il debito pubblico dell’Italia è arrivato a 1890,60 miliardi di euro. Si parla di 120 miliardi non incassati dallo Stato a causa dell’evasione fiscale e di altri 500-700 miliardi che andavano illecitamente all’estero (dove, così, non si dovevano pagare le tasse dovute). L’Italia si ritrova così ad avere un debito immenso e a non poterlo saldare perché non gli entrano i fondi preventivati. È come se voi pagaste a rate un’auto, tenendo conto di ricevere la vostra normale busta paga: ma se a fine mese vi trovaste in busta metà dello stipendio? Riuscireste ancora a saldare le rate o restereste indebitati?

Cosa si è tentato di fare per risolvere la crisi economica

Il debito, la corruzione e l’evasione in Italia sono così alti che un intervento sembra impossibile. Per uscirne, dovremmo trovare un modo per saldare innanzitutto il debito pubblico, così da poter “ricominciare” da zero. Il problema è: come fare?

Gli economisti si stanno scervellando e non hanno ancora trovato una soluzione indolore (che probabilmente non esiste: prima o poi si fa i conti con il passato). Ecco allora che si sono inaspriti i controlli alle aziende per abbassare il più possibile l’evasione. La parte peggiore, però, è che questo non basta: lo Stato si è trovato costretto a tagliare i fondi per il sociale, cioè verso la scuola pubblica, i servizi, la sanità, la ricerca, ecc. Fino a toccare gli stipendi, la cui tassazione è ormai a livelli astronomici.

Secondo Scarpinato, i tagli così effettuati hanno portato a un inevitabile impoverimento del popolo. Le tasse sono cresciute mentre diminuivano gli stipendi (che sono tra i più bassi e più tassati in Europa) e molti servizi pubblici prima gratuiti sono diventati a pagamento. Inoltre sono aumentate le tasse indirette, come quelle sulla benzina; anche l’1% dell’IVA in più è stato un contraccolpo (e a giugno si prevede un ulteriore aumento dell’1%). La situazione ricorda da vicino la Grecia. Anche lì, per esempio, l’IVA e le tasse sono aumentate esponenzialmente.

Se guardiamo più oltre, vediamo che le conseguenze di questo inasprimento possono essere gravi: meno denaro significa meno consumi, e per una legge di mercato significa meno acquisti e paradossalmente meno ricchezza nello Stato. L’economia si fonda sul consumo. Equivale a dire: “più tassiamo il popolo, meno questo consuma e meno ritorno avremo”. La condizione non è così semplice come l’ho descritta, ma dà un’idea di base.

Il video: la grave situazione in Grecia

Il video riporta varie interviste al popolo della Grecia, soprattutto agli anziani (i più colpiti) e ai piccoli imprenditori.

Cosa dobbiamo fare e come dobbiamo comportarci?

Questa è l’unica sezione in cui mi permetto di esprimermi.

Abbiamo visto che gran parte dei problemi sono derivati dalla corruzione e dall’evasione fiscale. Certo, la crisi è iniziata dall’estero: ma dire che «la colpa è della globalizzazione» è molto forzato (anche perché, come già detto, la globalizzazione ha i suoi pro e i suoi contro). Abbiamo visto che la Germania, come altri Paesi europei, ne sta comunque uscendo.

La vera colpa è e resterà sempre dell’illegalità. Dal momento in cui dobbiamo far parte di uno Stato, che lo vogliamo o meno dobbiamo rispettare le sue leggi: l’alternativa è andarcene da qualche altra parte. Le conseguenze dell’illegalità le stiamo vivendo sulla pelle.

Anche affermare che «la colpa non è nostra, deriva dal passato, per cui non siamo noi a doverci caricare delle conseguenze» è assurdo. Non importa di chi sia stata la colpa: il danno ormai è fatto. La cosa che ci deve preoccupare è come trovare un rimedio e come trovarlo in fretta, perché avanti di questo passo cadremo sempre più a fondo.

Cosa fare, quindi?

La risposta è: pagare le tasse. Siamo sovraccaricati, facciamo fatica ad arrivare a fine mese, dobbiamo rinunciare ai nostri progetti, mentre i ricchi continuano ad arricchirsi e la corruzione è una spina vicina al cuore del sistema, che rischia di provocargli un infarto. È tutto vero, non servono inutili giri di parole. La crisi esiste, la corruzione esiste; i ricchi si arricchiscono e i poveri si impoveriscono.

Volete che continui in questo modo? Allora non fate nulla e continuate a disperarvi. Volete una speranza per l’Italia, per un ritorno alla normalità? Forse non accadrà con voi, forse dovremmo aspettare la prossima generazione per arrivarci, ma da qualche parte bisogna iniziare. Pagate le tasse e costringete gli altri a farlo. Richiedete lo scontrino e la fattura. Se siete troppo timidi per farlo, esistono portali online che permettono le segnalazioni anonime. Questo è il primo passo da fare (e di certo non l’unico): gli effetti positivi si sentiranno nel tempo, eccome, come quelli negativi del passato si stanno ripercuotendo su di noi.

Potreste obiettare che alle piccole aziende e ai cittadini mancano i soldi per tirare avanti, figuriamoci per pagare le tasse. Potreste additare i ricchi e i politici e addurre che sono loro a dover sborsare per primi. È vero: ma sapete bene che non succederà. Farsi illusioni è inutile, siate realisti. Se avete altri sistemi in mente, ben vengano, segnalatemeli e aggiornerò l’articolo. Per adesso io non vedo altre soluzioni.

Non ho detto che lo dobbiamo fare per forza. Dico solo che questo è il solo sistema per riportare, tra qualche anno, l’Italia in piedi e dargli una possibilità di ricominciare a correre. Se volete vedere lo Stato crollare, è una vostra libertà di scelta. Adesso l’Italia è in ginocchio. Sta a noi scegliere se farla rialzare o stendere a terra.

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