Severn Suzuki – Discorso di una ragazzina che mette in imbarazzo il mondo degli adulti

8 Aprile 2012 | Futuro

Chi è Severn Suzuki

È del 1992 il discorso di quella bambina che, come si legge ovunque nei video e negli articoli che la richiamano, «zittì il Mondo per 6 minuti». Severn Cullis-Suzuki, allora dodicenne, sostenne un discorso – un monologo – rivolgendosi direttamente alle Nazioni Unite, leggendo i suoi appunti con una disinvoltura invidiabile e senza mai incespicare sulle parole. Il tema: l’acceso problema del degrado ambientale.

È stata una scelta ponderata. Già da tre anni, Severn faceva parte dell’organizzazione ECO (Environmental Children’s Organization) da lei stessa fondata, il cui scopo era di avvicinare i coetanei e di rivolgere la loro attenzione sul mondo attorno.

A 20 anni dall’evento, ho ritenuto doveroso riprendere in mano il video e metterlo a disposizione di chi ancora non l’ha visto. Se non avete la possibilità di vedere il video, potete comunque leggervi la traduzione che ho trascritto subito sotto.

L’influenza del video sugli adulti e sui giovani

Il fatto che fosse una ragazzina a parlare non deve spingerci né verso un estremo né verso l’altro. Immaginare che una dodicenne abbia il potere di spingere le Nazioni a cambiare all’improvviso è poco realistico: installare il dubbio senz’altro, costringerli a rivedere i loro piani “politici ed economici” certamente no.

Dall’altro lato, potrebbe trarci in inganno e portarci a pensare: «Ottimo discorso, davvero toccante. Adesso gli adulti si daranno da fare, non si lasceranno mettere i piedi in testa da dei bambini». Figuriamoci. Lo possiamo capire da qualche semplice dettaglio. Il discorso ha accolto un applauso di favore, ha colpito il mondo intero e porta ancora oggi la gente a guardare i suoi video. Allora perché si sono fatti ben pochi passi avanti per risolvere il problema? Perché, nonostante tutto, un errore riparato è sostituito da un disastro simile o peggiore?

Il motivo è semplice: agli adulti manca il senso della lungimiranza. Sanno parlare, ascoltare e pianificare. Ma quando è il caso di mettere in campo le azioni per attuare il piano, se non hanno un guadagno nel breve termine tendono a dilazionarlo nel tempo, spesso arrivando addirittura a dimenticarlo.

Per i bambini (o i giovani ragazzi) non è così. Quando prendono a cuore un proposito, cercano di andare fino in fondo, con o senza l’aiuto degli adulti. Se la promessa inizia a quest’età, è probabile che la si porti avanti per lungo tempo. Un esempio lo abbiamo con Felix Finkbeiner, che si è messo in testa di piantare un trilione di alberi entro dieci anni; e ha tutti i numeri per riuscirci. Ecco perché questo genere di video continua a fare sensazione a distanza di anni.

Che fine ha fatto Severn Cullis-Suzuki? Come dicevo, se un’idea si impianta in giovane età, il proposito prosegue per anni. La ragazzina si è fatta adulta, ma ha proseguito la sua strada di attivista ambientale. Altre notizie e riferimenti su di lei li troverete a fondo articolo.

Il video del discorso alle Nazioni Unite

Nel video che segue, potrete attivare i sottotitoli cliccando sul “cc”. La traduzione in italiano che ho trascritto subito sotto è ripresa direttamente dai sottotitoli, che ho provveduto a copiare modificando solo alcune parole (in modo da rendere il testo il più fedele possibile al discorso).
La qualità delle immagini è piuttosto bassa, ma consideriamo che il video risale a vent’anni fa. Quello che importa, comunque, sono le parole. Vale davvero la pena di impiegare dieci minuti di tempo per ascoltarle, per poter trarre da soli una conclusione.

Incipit

Nel 1992 un gruppo di giovani fondatori dell’ECO (l’organizzazione di ragazzi per l’ambiente) è stato invitato ad esprimersi davanti alle Nazioni Unite. Una giovane ragazza di 12 anni, Severn Cullis-Suzuki, dà una forte testimonianza della situazione umanitaria ed ecologica del mondo.

Discorso alle Nazioni Unite del 1992 – Traduzione in italiano

Buonasera,

sono Severn Suzuki e parlo a nome di ECO (Environmental Children Organization). Siamo un gruppo di ragazzini di 12 e 13 anni e cerchiamo di fare la nostra parte: Vanessa Suttie, Morgan Geisler, Michelle Quaigg e me. Abbiamo raccolto da noi tutti i soldi per venire in questo posto lontano 5mila miglia, per dire alle Nazioni Unite che devono cambiare il loro modo di agire.

Venendo a parlare qui non ho un’agenda nascosta, sto lottando per il mio futuro. Perdere il mio futuro non è come perdere un’elezione o alcuni punti sul mercato azionario.

Sono qui per parlare a nome delle generazioni future. Sono qui per parlare a nome dei bambini che stanno morendo di fame in tutto il pianeta e le cui grida rimangono inascoltate. Sono qui per parlare per conto del numero infinito di animali che stanno morendo nel pianeta, perché non hanno più alcun posto dove andare.

Ho paura di uscire fuori al sole a causa dei buchi nell’ozono, ho paura di respirare l’aria perché non so quali sostanze chimiche contiene.
Ero solita andare a pescare a Vancouver, la mia città, con mio padre, ma solo alcuni anni fa abbiamo trovato un pesce pieno di tumori. E ora sentiamo parlare di animali e piante che si estinguono, che ogni giorno svaniscono per sempre.

Nella mia vita ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvatici e giungle e foreste pluviali piene di uccelli e farfalle, ma ora mi chiedo se i miei figli potranno mai vedere tutto questo. Quando avevate la mia età, vi preoccupavate forse di queste cose? Tutto questo sta accadendo sotto i nostri occhi e ciò nonostante continuiamo ad agire come se avessimo a disposizione tutto il tempo che vogliamo e tutte le soluzioni.

Io sono solo una bambina e non ho tutte le soluzioni, ma mi chiedo se siete coscienti del fatto che non le avete neppure voi. Non sapete come si fa a riparare i buchi nello strato di ozono, non sapete come riportare indietro i salmoni in un fiume inquinato, non sapete come si fa a far ritornare in vita una specie animale estinta, non potete far tornare le foreste che un tempo crescevano dove ora c’è un deserto.
Se non sapete come fare a riparare tutto questo, per favore, smettete di distruggerlo.

Qui potete esser presenti in veste di delegati del vostro governo, uomini d’affari, amministratori di organizzazioni, giornalisti o politici, ma in verità siete madri e padri, fratelli e sorelle, zie e zii, e tutti voi siete anche figli.
Sono solo una bambina, ma so che siamo tutti parte di una famiglia che conta 5 miliardi di persone – in realtà, una famiglia di 30 milioni di specie. E nessun governo, nessuna frontiera, potrà cambiare questa realtà.
Sono solo una bambina ma so che dovremmo tenerci per mano e agire insieme come un solo mondo, per raggiungere un solo scopo. Nella mia rabbia non sono cieca e la mia paura non mi impedisce di dire al mondo quello che sento.

Nel mio paese produciamo così tanti rifiuti, compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via, compriamo e buttiamo via, e tuttavia i paesi del nord non condividono con i bisognosi. Anche se abbiamo più del necessario, abbiamo paura di condividere, abbiamo paura di dare via un po’ della nostra ricchezza.
In Canada viviamo una vita privilegiata, siamo ricchi d’acqua, di cibo, di case; abbiamo orologi, biciclette, computer e televisioni. La lista potrebbe andare avanti per due giorni.

Due giorni fa, qui in Brasile siamo rimasti scioccati mentre trascorrevamo un po’ di tempo con i bambini di strada. Questo è quello che ci ha detto un bambino di strada: «Vorrei essere ricco, e se lo fossi vorrei dare ai bambini di strada cibo, vestiti, medicine, una casa, amore e affetto».
Se un bimbo di strada che non ha niente è disponibile a condividere, perché noi che abbiamo tutto siamo ancora così avidi? Non posso smettere di pensare che quelli sono bambini che hanno la mia stessa età e che nascere in un Paese o in un altro fa ancora una così grande differenza; che potrei essere uno dei bambini che vivono in una favela di Rio, o uno dei bambini che muoiono di fame in Somalia, una vittima di guerra in medio-oriente o un mendicante in India.

Sono solo una bambina ma so che se tutto il denaro speso in guerre fosse destinato a cercare risposte ambientali, a eliminare la povertà e a siglare degli accordi, che mondo meraviglioso sarebbe questa Terra!

A scuola, persino all’asilo, ci insegnate come ci si comporta al mondo. Ci insegnate a non litigare con gli altri, a risolvere i problemi, a rispettare gli altri, a rimettere a posto tutto il disordine che facciamo, a non ferire altre creature, a condividere le cose, a non essere avari.
Allora perché voi fate proprio quelle cose che ci dite di non fare? Vi siete scordati lo scopo di queste conferenze, perché le state facendo? Noi siamo i vostri figli, voi state decidendo in quale mondo noi dovremo crescere.
I genitori dovrebbero poter consolare i figli dicendo: «Tutto andrà a posto. Non è la fine del mondo, stiamo facendo del nostro meglio». Ma non credo che voi possiate dirci ancora queste cose. Siamo davvero nella lista delle vostre priorità?

Mio padre dice sempre che «siamo ciò che facciamo, non ciò che diciamo». Bene, quello che voi state facendo mi fa piangere la notte. Voi continuate a dire che ci amate, ma io vi lancio una sfida: per favore, fate che le vostre azioni riflettano le vostre parole.

Grazie

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