Il lavoro nel 1800: niente libertà e sfruttati come schiavi

22 Luglio 2012 | Economia e lavoro

Bambini sfruttati

Vi lamentate del vostro lavoro, delle vostre 8 ore giornaliere trascorse in continuo movimento o seduti come manichini davanti ai tavoli? Un lavoratore del 1800 avrebbe dato qualsiasi cosa per essere al vostro posto. Non sto parlando di un adulto: anche un bambino avrebbe fatto la firma per un posto in un’azienda moderna.

Propri i bambini erano tra i lavoratori più apprezzati. Erano piccoli, passavano in posti stretti e potevano essere facilmente sfruttati. Soprattutto, si ribellavano meno alle punizioni. Se arrivavano in ritardo sul posto di lavoro, la punizione minima era una cinghiata. Toccava di peggio a chi si addormentava a rallentava il ritmo del lavoro – che era sempre e solo a catena di montaggio: bastonate, capelli rasati a zero, mani infilate sotto le filatrici fino a farle sanguinare.

Ci sono documentazioni che parlano di bambini appesi per i polsi sopra alle macchine in movimento.
Non importava l’età del bambino; e non importava il fatto che fosse sfinito dall’orario di lavoro, che poteva andare dalle 5 di mattina alle 9 di sera.

Giornate infinite e Chiesa compiacente

I lavori erano dei più degradanti: a filare tra le macchine tessili, oppure nella semioscurità dei cunicoli in cerca di carbone, a respirare l’aria malsana di zolfo e metano. Le malattie polmonari erano comuni. La vita media sfiorava i 45 anni. Le fabbriche tenevano aperte per 18 ore al giorno. Il 75% degli operai erano bambini e donne (addette soprattutto alle filande, dove la temperatura arrivava a 30°C e i residui delle fibre andava a intaccare i polmoni).

Come reagiva l’opinione pubblica a tutto questo? Il popolo aveva ben poco tempo per lamentarsi: lavorava tutto il giorno, i soldi scarseggiavano e i padri e le madri erano costretti a inviare i figli nelle aziende in tenera età. Il capitalismo avanzava e le macchine a vapore chiedevano, spietate, carbone e metano senza sosta.

E la Chiesa? Come sempre, si adattava ai tempi: vendeva gruppi di orfani alle fabbriche con contratti che potevano durare per 7 anni. La giustificazione avanzata era che «il lavoro li avrebbe sottratti ai vizi della strada».

In definitiva, il lavoro del 1800 era simbolo di degrado, di sfruttamento e di depressione. Tutto questo portò all’aumento di luoghi malfamati, all’abuso di alcool e dei prostriboli. Fu il periodo in cui il capitalismo si spinse all’estremo. Solo con il Factory Act si stabilì che l’età minima di un bambino per lavorare era di 9 anni e che l’arco di lavoro giornaliero non potesse sforare le 12 ore.

Dopo aver letto questo articolo, ritenete ancora che il vostro lavoro sia tanto male?

Fonti principali
«Focus Storia» n. 67, maggio 2012
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  1. Antonio

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