Il Big One – Il terremoto in Cascadia che devasterà il nord America entro i prossimi 50 anni

9 Ottobre 2015 | Natura e ambienti

Un terremoto prevedibile

Prevedere il momento esatto in cui si verificherà un terremoto è impossibile con gli strumenti moderni, ma è possibile capire l’area in cui potrebbe colpire e stabilire un raggio di tempo in cui potrebbe manifestarsi.

È il caso del nord America, dove a detta degli sismologi entro i prossimi cinquant’anni si verificherà un Big One (letteralmente «uno di quelli grandi»), cioè un terremoto di enorme potenza. Il lungo articolo scritto sul sito del The New Yorker non lascia molte alternative: non è questione del “se”, ma del “quando” si verificherà di preciso.

È la solita esagerazione?

Gli effetti del Big One in Cascadia saranno terrificanti

Immagino che vi ricordiate chiaramente il terremoto del 2011 in Giappone, che aveva una magnitudo di grado 9 della scala Richter. Terremoti simili sono avvenuti in Alaska nel 1964 e in Cile nel 1960.

I nuovi studi si sono concentrati sulla Cascadia, una vasta area che va dalla California al Canada – in pratica, ricopre tutto il nord America dell’ovest.

Il terremoto che minaccia la Cascadia potrebbe raggiungere magnitudo 9,2 e potrebbe colpire un territorio di 300 km quadrati, dove abitano qualcosa come 7 milioni di persone. Contando che la zona si trova sull’oceano Pacifico, seguirebbe uno tsunami (maremoto) di grandi proporzioni, innescato proprio dal terremoto.

I danni

La stima totale è di circa 13 mila morti, 27 mila ferite e un’infinità di sfollati. Le reti elettriche cadranno, lasciando chiunque al buio. Almeno un milione di edifici e metà dei ponti autostradali crollerebbero, perché come sono ora non sono creati per sopportare queste situazioni. Allo stesso modo andranno giù gran parte di ferrovie, aeroporti, ospedali e caserme dei pompieri.

Seguiranno incendi, frane e terreni impraticabili. E con forze dell’ordine ridotte, nei giorni successivi inizierebbero gli sciacallaggi, le rapine, i furti (cose già successe in seguito ad altri disastri naturali). Sarà il caos.

Pur contando sui finanziamenti di Stati esterni, per ripristinare le funzioni primarie – elettricità, acqua potabile, fognature, strade – servirebbe un anno. E le zone allagate dallo tsunami resterebbero inaccessibili per anni.

Anche nella migliore delle ipotesi, il terremoto avrà magnitudo 8 e i danni saranno comunque enormi. Kenneth Murphy, direttore della FEMA che si occupa delle emergenze in quest’area, afferma: «La nostra ipotesi è che qualsiasi cosa a ovest dell’Interstate 5 sarà distrutta».

C’è un modo per prevenirlo? Se la Cascadia si dotasse dei giusti strumenti, 90 secondi prima del vero terremoto avvertirebbe quelle che si chiamano “onde longitudinali”: è l’allarme per mettersi ai ripari. Purtroppo al momento non dispone di simili attrezzature. In ogni caso, l’unico vero modo per salvarsi è non essere presenti nella zona al momento del disastro.

Perché i sismologi ne sono certi

Come sappiamo al tempo in cui studiavamo geografia a scuola, la Terra è formata da zolle, cioè pezzi di terreno che si muovono sul mantello come zattere su un fiume. Le zolle sbattono tra loro, alcune affondano nel mantello e finiscono sotto le altre zolle (fenomeno detto di «subduzione»), portando l’altra zolla a innalzarsi. È per questo che i continenti del mondo non sono fermi, ma continuano a spostarsi.

Quando le zolle cozzano, si creano le scosse telluriche. Ci sono di continuo, ma in genere non le avvertiamo: quando cominciamo ad avvertirle, allora è il caso di preoccuparci.

Esistono aree del pianeta più in movimento di altre e, quindi, ci sono zone del pianeta “più calde”. Tra queste il Cile, il Giappone e la California. Fino ad adesso, però, si era sempre ignorata la Cascadia. Dagli studi geologici delle zolle, è qui che dovrebbe verificarsi il Big One e c’è una possibilità su tre che si verifichi entro i prossimi 50 anni.

Le prove a sostegno

Le prove non stanno solo nella geologia, ma anche nelle testimonianze di qualche centinaio di anni fa, quando si verificò un terremoto simile proprio in Cascadia. Allora i nativi americani non avevano la scrittura e non ci hanno lasciato testi per raccontarci di un terremoto, ma nelle loro storie orali parlano di terre tremanti e di onde enormi provenienti dall’oceano. Fin’ora si pensava che fossero leggende.

I giapponesi erano più progrediti in campo della scrittura: nei loro libri descrivono un’onda immensa che devastò la costa attorno al 1700. Inoltre, in Cascadia si sono trovati resti di una foresta di cedri rossi, morti tutti assieme tra l’agosto del 1699 e il maggio del 1700. È quella che oggi chiamiamo “foresta fantasma”.

Peggio ancora, il sismologo americano Chris Goldfinger ha dimostrato che negli ultimi 10 mila anni nella Cascadia sono avvenuti 41 terremoti, cioè uno ogni 241 anni. E dall’ultimo terremoto sono trascorsi ben 315 anni.

Forse è il caso che l’America inizi a correre ai ripari e a prepararsi di conseguenza.

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