Stregoneria e Inquisizione – Il tempo delle streghe

31 Maggio 2017 | Storia

Ogni secolo storico ha il suo momento di buio, un avvenimento tanto cupo da lasciare una memoria incancellabile nei posteri. Lo abbiamo vissuto nel ‘900 con il nazismo, nell’800 con la tratta degli schiavi, nel ‘500 con i conquistadores in America.

Ma uno dei periodi peggiori della storia durò addirittura per cinque secoli e mezzo. Ebbe inizio nell’anno 1213, quando il papato decise di istituire l’Inquisizione per combattere l’eresia, e terminò soltanto nel 1782, anno in cui si ebbe l’ultima condanna in Svizzera.

Stiamo parlando della «caccia alle streghe», un termine infelice che mise in risalto il lato più crudele e ingenuo dell’essere umano. All’interno di questa lunga epoca, infatti, troviamo le azioni più vergognose di cui la specie umana abbia mai potuto macchiarsi: abusi di potere, torture, accuse ingiuste, fanatismi religiosi e omicidi a sangue freddo.

Vediamo di capire cosa fu effettivamente la «caccia alle streghe», quali furono le sue cause e conseguenze e chi ne trasse vantaggio.

Quanto durò la caccia alle streghe e chi ne beneficiò?

Nel Medioevo non era difficile imporre un’idea. L’ignoranza del popolo era alta e per i potenti era facile instillare in loro il terrore. La Chiesa, l’impero più influente di sempre, spinse il fenomeno al punto tale che persino una grandinata o un cattivo raccolto portava alla cerca serrata di un responsabile – che tre volte su quattro erano di sesso femminile.

In realtà la situazione è peggio di quanto si immagini. Se il papato usava l’Inquisizione come mezzo per mantenere il controllo (vedi più sotto), c’è da dire che vari esponenti ecclesiastici credevano davvero che il demonio prendesse posto tra i mortali; e ricordiamo che gli ecclesiastici avevano uno solida base culturale. Per cui, da strumento di controllo della Chiesa, la caccia alle streghe si trasformò presto in un fenomeno incontrollato.

Quello che lascia più sconcertati, però, è che il fenomeno andò ben oltre il Medioevo e si concluse soltanto in pieno Illumismo, dopo che la ragione si era affermata da tempo. Al contrario, i maggiori roghi si verificarono nel ‘500 e nel ‘600.

Come funzionava l’Inquisizione?

In via non ufficiale, l’Inquisizione era stata ideata dal Concilio di Verona già nel 1184, anche se come abbiamo visto prese piede dopo il 1200. Il suo scopo era di ricondurre sulla retta via i cristiani accusati di eresia.

Ed ecco il controsenso: l’obiettivo non era condannare, ma redimire a ogni costo. Per farlo era ammessa la tortura, resa legale da papa Innocenzo IV nel 1252, che continuava incessantemente fino a quando il condannato non si pentiva.

Naturalmente, chiunque sotto tortura presto o tardi si converte, anche quando non ha la fede necessaria. La confessione – che non poteva più essere revocata – era vista come la prova della stregoneria e di condanna. Sono registrati episodi in cui all’imputato veniva legata la lingua con uno strumento per impedire che parlasse e si difendesse al processo.

Ma lo scopo della Chiesa era anche pecuniario: la bolla Ad extirpanda del 1252 stabiliva che i beni confiscati andassero per un terzo all’autorità civile, per un terzo all’ufficio dell’Inquisizione e per l’ultima parte agli inquisitori. Ed ecco spiegato il motivo di tanto zelo da parte degli inquisitori.

Ci si potrebbe chiedere perché nessuno si fosse ribellato contro tanta ingiustizia, ma dobbiamo considerare il contesto storico. Il medioevo è stato uno dei periodi con minore libertà di espressione e con il minimo livello di educazione scolastica, per cui non ci furono mai veri episodi di ribellione contro l’autorità da parte del popolo.

Perché le donne?

Il 75% delle condanne per stregoneria riguardarono le donne. Perché mai accanirsi contro il sesso più debole, che godeva tra l’altro di pochissimi diritti rispetto al maschio?

Per capirlo dobbiamo considerare che l’Inquisizione nacque nel 1231 con lo scopo di estirpare le eresie e non per cacciare le «amanti del demonio». Alcuni culti diversi dal cristianesimo continuarono a essere praticati nei focolari domestici e non si aveva modo di sapere cosa facessero le donne sole nelle loro case.

L’ossessione di distruggere i culti pagani spinse l’Inquisizione a perseguitare le donne sole, anziane e giovani. In pratica, sui soggetti più isolati e della cui innocenza era difficile trovare le prove. Chi era sospettato di azioni contrarie a quelle permesse dalla Chiesa, finiva in tribunale e nella sala delle torture.

Quante streghe finirono sul rogo in totale?

Abbiamo dovuto aspettare fino a dopo il 1970 per avere una stima abbastanza precisa di quante streghe furono uccise. Norman Cohn e Richard Kieckhefer, tanto per citarne alcuni, studiarono i registri dei tribunali e scoprirono che le esecuzioni complessive ammontavano a 12.000.

Questi però sono i numeri registrati. Considerando che la Chiesa agiva spesso di nascosto, si può calcolare circa 100.000 processi avviati per stregoneria: poiché questi processi finivano la metà delle volte con una condanna capitale, è probabile che il vero numero di esecuzioni si aggiri attorno ai 50.000.

Chi erano le streghe e come si riconosceva una strega?

Con il tempo l’Inquisizione rincarò la dose. Il suo metodo funzionava, tra la folla si diffuse il terrore, e per aumentare il numero di fedeli (e diminuire quello dei pagani) fece quello che la Chiesa ripropose con i conquistadores: offrì specchietti per le allodole. Improvvisamente il demonio iniziò a essere ovunque. Le donne erano le sue vittime preferite: donò loro la lunga vita, la capacità di uccidere con lo sguardo e di far appassire i raccolti con tempeste e carestie. Una morte inspiegabile indicava una strega nelle vicinanze.

Erano spesso affiancate da animali diabolici come le civette, i corvi e i gatti (ci fu un autentico sterminio di gatti all’epoca). Nell’ideologia popolare creavano pozioni magiche, imponevano maledizioni a distanza e si riunivano il sabato in convegni chiamati, per l’appunto, sabba: il termine è presente in un atto di processo avvenuto in Francia nel 1430.

Per essere streghe bisognava avere almeno 13 anni, in pratica attorno all’età del primo mestruo, in cui le ragazze cominciavano il lungo percorso di «impure». Le donne anziane e malate, incapaci di difendersi, erano le più accusate. Ma anche le ragazze giovani e attraenti entravano nel calmiere delle sospettate, perché ritenute “tentatrici” in un momento storico in cui il sesso era tabù in molti suoi aspetti elementari. Giovanni Crisostomo affermò anzi che «ogni stregoneria discende dalla libidine della carne, che nelle donne è insaziabile».

Un vescovo italiano rincarò la dose nel XVII secolo, dichiarando che «per ogni mago o negromante si trovano 10 mila donne, per gli inganni del demonio, a causa della natura delle donne, perché le donne sono più crudeli, per la loro vanagloria, per la tendenza al peccato, amore e odio».

È da precisare che la peste, una terribile piaga del Medioevo, non era ritenuta opera delle streghe. Si trattava infatti di una malattia troppo diffusa per poter trovare un capo espiatorio e quindi si dovette trovare un responsabile esterno: gli untori, sospettati di ungere le case per portare di proposito la malattia.

Si finiva sempre sul rogo o impiccati?

No. La serie di torture terminava quando il condannato dichiarava: «Credo quod credit Sancta Mater Ecclesia» (tradotto: «Credo a quello che crede Santa Madre Chiesa»). In questo caso non si finiva sul rogo, ma a scontare una serie di pene che erano lievi se ci si trovava alla prima inquisizione: preghiere, digiuni, pellegrinaggi. L’imputato era costretto a girare con una veste gialla (il giallo è il simbolo della colpa) con disegnate due croci rosse, una davanti e una dietro.

Se invece l’eretico era recidivo, aveva una grave colpa o si rifiutava di pentirsi, allora finiva giustiziato. Il rogo fu il tipo di esecuzione più diffuso: la vittima era cosparsa di pece o di fascine ed era legata contro un palo sopra a una catasta di legno. Può sembrare crudele, tuttavia c’erano condanne ancora peggiori, come il fatto di essere rinchiusi in una strettissima cella sotterranea senza aria o luce, dove non si potevano nemmeno sedersi.

Chi furono i più famosi inquisitori e a quali libri si affidavano?

Gli inquisitori erano istruiti, oltre che devoti alla causa: per esercitare la professione era richiesta una preparazione giuridica. Ma per l’azione sul campo ci si affidava a libri famosi sull’argomento (ricordiamoci che a quel tempo non erano molti i libri stampati in circolazione: la stampa a caratteri mobili di Gutenberg fu introdotta in Europa solo nel 1455).

Il primo manuale effettivo è la Practica Inquisitionis heretice pravitatis del frate domenicano Bernard, mentre le Instructiones di Torquemada continuarono a dettare legge in Spagna fino al 1800.
Il libro di Bernard fu di ispirazione ad altre due opere: l’enorme Directorium Inquisitorum («Manuale dell’Inquisizione») che raccoglieva articoli sulla fede, sulle eresie e sui compiti degli inquisitori; e il famosissimo Malleus Maleficarum («Il martello delle streghe») pubblicato nel 1487.

Oltre al già citato Tomàs Torquemada, fosse il più attivo inquisitore di sempre, ci furono alcuni noti elementi che passarono alla storia come cacciatori di streghe. Mi limito a citarne alcuni senza scendere nei dettagli: Nicolas Eymerich (1320-1399), Nicolas Jacquier (1390-1472), Giulio Antonio Sartori (1535-1602), Nicolas Remy (1530-1612), Pierre de Lancre (1553-1631) e Heinrich von Schultheis (1580-1646).

Alcuni esempi di streghe tra le più famose

Le donne condannate erano spesso mentalmente instabili e che quindi avevano comportamenti inspiegabili o rivelavano pratiche magiche da condannare (o religiose, come il fatto di aver avuto le stimmate). Ecco allora che scattava la tortura.

Le streghe di Tiora

Da un paio d’anni le campagne della Liguria erano in ginocchio a causa di una grave carestia. Nel 1587 due vicari dell’Inquisizione iniziarono una caccia spietata contro i responsabili della maledizione: alcune popolane povere che abitavano la periferia, accusate dai cittadini di riunirsi in un casolare poco fuori Triora (Imperia) per compiere riti satanici.

La situazione però sfuggì di mano e divenne una vera e propria psicosi. Si cominciò con venti donne, torturate e costrette a denunciare i complici. Da qui i sospetti si espansero, nelle cittadine si crearono invidie e accuse con scarso fondamento. Il giorno in cui il pretore Giulio Scribani arrivò come inviato speciale, gli arresti crebbero a dismisura, coprendo anche alcune cittadine vicine.

La cosa giunse a una tale violenza che persino la Chiesa ne rimase sconcertata e ordinò la chiusura del processo, nel 1589 e dopo due anni di terrore.

Gentile Budrioli, la strega enormissima

Gentile Budrioli era nata in una famiglia ricca e sposò l’altrettanto ricco notaio Alessandro Cimieri. Godeva tra l’altro di qualità particolari: era bella, intelligenze, insegnava all’università e aveva una passione per l’astronomia. Proprio le sue conoscenze delle stelle e delle erbe mediche la fecero tenere sott’occhio dall’Inquisizione di Bologna, istituito nel 1233 e diventato uno dei tribunali più spietati del tempo.

Se fosse stato un maschio, nelle sue attività non ci sarebbe stato nulla di male, ma Gentile aveva avuto la sfortuna di nascere donna: il fatto di insegnare l’arte medica e soprattutto la psicologia la rendevano un’ottima indiziata. Quando morì Giovanni II, un nipote affidato alle sue cure, fu messa sotto tortura e costretta a confessare vent’anni di attività occulte.

Il 14 luglio 1498 fu messa al rogo nella piazza San Domenico, dopo aver trovato prove nella sua casa di «72 congiungimenti carnali con spiriti demoniaci e ossa rubate al cimitero, simboli sacri profanati e oggetti per l’evocazione demoniaca».

Le streghe di Salem

Il processo di Salem è probabilmente il più famoso, considerando che è citato spesso anche in opere letterarie e nei film. Salem si trova nel New England (l’attuale Massachusetts) e nel 1692 alcune ragazze furono accusate di essere seguaci del demonio o addirittura possedute dal diavolo. Le giovani si riunivano spesso per prevedere il futuro.

Secondo il popolo, furono le ragazze stesse a rivelare di essere colpite dal malocchio. Non poteva essere altrimenti, dopotutto: spesso avevano comportamenti strani, cadevano in trance, strisciavano sui pavimenti e sotto i mobili, entravano nelle buche e parlavano in modo incomprensibile. Tra le prime quattro arrestate dall’Inquisizione si trovavano anche una vecchia mendicante, sorda e che parlava spesso da sola.

Come nel caso di Triora, la situazione crebbe rapidamente e divenne isteria. Le accuse fioccarono e iniziò una delle cacce alle streghe tra le più sanguinose. Furono torturati in una cinquantina, anche bambini e vecchi, si giustiziarono 19 persone (6 maschi e 13 femmine) e 4 accusati morirono in prigione. Si decretarono le morti per impiccagione, ma quando un vecchio rifiutò il processo fu direttamente schiacciato tra due massi di pietra.

Margherita, la cappuccina di Venezia

Non mancano le condanne tra le monache, anche se si tratta di eventi rari. Successe per esempio alla cappuccina Margherita di Venezia, accusata il 22 febbraio 1622 da Girolamo Colonna di essere la serva del diavolo. Girolamo fu guarito da Margherita attraverso l’uso di reliquie e preghiere, e fin qui niente di strano; ma qualche giorno dopo essere guarito, la incrociò per strada e cercò di salutarla. Fu allora che scoprì di essere senza voce e di sentirsi le mani paralizzate. Era naturalmente opera della stregoneria.

La vicenda fu però insabbiata negli atti e non si conosce l’esito del processo. A giudicare dalle carte, tuttavia, si pensa che la giovane cappuccina intrecciasse delle relazioni passionali con alcune suore, un fatto che la Chiesa doveva assolutamente nascondere.

Anno 1782: l’ultima strega condannata

Anna Göldin fu l’ultima strega a essere condannata nel 1782, in un processo tenuto in Svizzera. Nonostante fossimo in pieno Illuminismo, le cause che la portarono alla morte furono le stesse del medioevo.

Il suo calvario iniziò quando il figlio partorito in segreto morì in circostanze misteriose, cosa che le costò una condanna per infanticidio. Il culmine si raggiunse nel 1780: assunta da un medico, durante una passeggiata diede un biscotto alla figlia del dottore. A quanto pare, la bimba si mise a piangere. Seguirono altri fatti da “strega”: nel cibo della bambina si trovarono diverse volte degli spilli e la piccola fu anche vittima di convulsioni.

Il 13 giugno 1782, con 32 voti a favore e 30 contrari, Anna fu decapitata per stregoneria.

Fonti principali
Focus Storia n. 120, ottobre 2016
Etichette
Etichette:, , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.