Selezione naturale e fattore umano: animali che si evolvono in fretta

31 Luglio 2018 | Animali e piante

Mammiferi, pesci, insetti, rettili: non si salva nessuno dalla selezione “innaturale” che l’essere umano ha provocato nel corso della storia animale.

Si sa, l’essere umano ha messo le mani su così tante risorse del pianeta Terra e ha lasciato un’impronta così profonda al suo passaggio da trasformare gli ecosistemi in qualcosa di nuovo. A volte la sua opera porta, o contribuisce, all’estinzione delle specie. I dati parlano chiaro: tra le altre cose è responsabile della morte di miliardi di uccelli ogni anno e la sua luce artificiale sta creando dei disastri ambientali.

Ma la natura non sta a guardare e in pochi decenni è capace lei stessa di trasformare gli esseri viventi in una nuova forma. In altre parole, di farli adattare. L’adattamento e la comparsa di caratteristiche nuove in una specie richiedono di solito secoli, millenni o anche milioni di anni, però a volte si fanno dei passi avanti in brevissimo tempo. Questo succede soprattutto con gli esseri viventi che hanno una vita breve e che quindi danno origine a molte generazioni in pochi anni.

Di seguito trovate una lista di animali che si sono dovuti adattare a causa dell’attività dell’uomo. Spesso l’evoluzione è servita per riportare l’equilibrio tra prede e predatori ed è una prova ben chiara di come la seleziona naturale sia capace di azioni molto rapide quando la situazione diventa critica.

Salmoni precoci

Un esempio di selezione naturale nata dall’attività dell’essere umano si trova in Alaska, dove alcuni salmoni rosa hanno sviluppato un gene che li spinge a risalire in anticipo il fiume per deporre le uova. Infatti le acque dei fiumi si fanno sempre più calde e l’aumento di temperatura impedisce alle uova di schiudersi bene, per cui è necessario portarle a destinazione in anticipo.

La conseguenza è che i salmoni dotati di questo gene sono aumentati di numero negli ultimi decenni, mentre i “normali” salmoni rosa stanno scomparendo.

Rospi velenosi

Emblematico è il caso del rospo delle canne, importato in Australia nel 1935 per eliminare i parassi delle colture. Il rospo viveva all’origine solo in America, mentre oggi si è diffuso così tanto da colonizzare buona parte dell’Australia orientale.

Quando si introduce una specie in un ambiente dove, per ovvi motivi, prima non si trovava, si creano quasi sempre degli squilibri. Il rospo delle canne è capace di secernere un veleno letale per uccidere i predatori e vista la sua forza di sopravvivenza, il numero è aumentato a dismisura.

Ma ci sono due serpenti – il serpente arboricolo verde e il serpente nero dal ventre rosso – che si sono adattati a loro volta per catturare il rospo: la loro mascella si è rimpicciolita, costringendoli a ingerire solo rospi piccoli. In questo modo, assorbono basse dosi di tossine senza conseguenze.

Ali anti-uomo e super-insetti

Ho detto a inizio articoli che l’essere umano porta alla morte di milioni o forse miliardi di uccelli ogni anno. Una parte di queste morti viene causata sulle strade e le rondini montane si sono adattate per evitare gli incidenti.

Secondo uno studio del 2012, la lunghezza delle loro ali si è ridotta di 5 millimetri, il che permette alle rondini di cambiare traiettoria in modo più veloce evitando i veicoli. Queste rondini con ali più corte hanno cominciato a proliferare, mentre le loro compagne “comuni” continuano a morire. Risultato: il numero di rondini uccise dagli automezzi si è ridotto a un quarto.

Entrando ancora più nel piccolo, probabilmente già saprete che gli insetti sono stati bombardati in passato dall’uso dei pesticidi e degli antibiotici. Molti invertebrati hanno così sviluppato un gene per resistere alle piretrine e ai piretroidi (i due gruppi principali di sostanze presenti nei pesticidi). Le cimici che conosciamo contengono quasi tutte questo gene.
E se vi chiedete quali siano le conseguenze, date un’occhiata a cosa sta combinando la cimice asiatica nel nord Italia

Elefanti senza zanne e lucertole erbivore

Se qualcuno vi cacciasse per vendere i vostri denti, come vi comportereste? Per quanto riguarda gli elefanti, la natura non ha dubbi: la soluzione migliore è di eliminare la dentatura vistosa.

Dopo un secolo di bracconaggio che ha portato gli elefanti sull’orlo dell’estinzione, i pachidermi hanno tramandato alla progenie un gene che li spinge ad avere zanne molto ridotte o addirittura assenti. Nel Parco Nazionale Gorongosa (Monzambico), oltre il 33% delle femmine sono senza zanne, quando negli anni ’30 si contava appena l’1% delle femmine senza dentatura.

Infine, possiamo dare un’occhiata a un’isola disabitata nei pressi della Croazia, dove nel 1971 sono state trasferite cinque coppie di lucertole muraiole italiane, questa volta per uno studio volontario.

Un tempo le lucertole si nutrivano di insetti, ma a distanza di trent’anni si è scoperto che la loro mascella si è irrobustita e che nell’intestino hanno sviluppato la valvola ileo-cecale. Il motivo? Semplice: le lucertole muraiole sono diventate in parte erbivore per adattarsi al nuovo ecosistema dove gli insetti sono più carenti.

Fonti principali
BBC Scienze n. 55, agosto 2017

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