Referendum del 12-13 giugno 2011: cosa c’è da sapere e come si svolge

15 Maggio 2011 | Italia

Sommario

Dati generali sul referendum di giugno
Come funziona il referendum
Votare è un diritto o un dovere?
I quattro quesiti del referendum: informazioni e dettagli

Introduzione

Si è molto parlato, nel bene e nel male, del referendum che al 12-13 giugno 2011 proporrà ben quattro quesiti, su cui gli italiani saranno chiamati a dare la propria opinione.
I dubbi tra i cittadini sono molti. Basta guardarsi intorno, sulla rete, per scoprire che chi dà la propria opinione, in gran parte dei casi lo fa senza cognizione di causa. Chi sventola ai quattro venti frasi del tipo «votate sì!» oppure «riprendiamoci l’Italia, al referendum votate quattro volte sì!» senza dare un minimo di spiegazione, probabilmente non ha ben presente gli argomenti su cui verterà il referendum e (peggio ancora) si limita a seguire la massa senza preoccuparsi di informarsi.

Personalmente, evito di sbilanciarmi, non sono qui per dare un’opinione. L’Italia si forma sulle menti pensanti dei cittadini, che fortunatamente non sono tutte uguali. In questo articolo cercherò di spiegare, invece, quali sono i quesiti che andremo a votare e darò un minimo di informazioni per aiutarvi a trovare una risposta “matura”, che non deriva soltanto dal “sentito dire”. Le opinioni che trovate nei vari quesiti sono riassunti dei commenti presi dalla rete.
Vi consiglio eventualmente di approfondire navigando su internet o commentando questo stesso articolo, in modo che altri di passaggio possano rispondere alle vostre idee.

Il gergo politico non è mai immediatamente comprensibile e, così come è posto il referendum, può trarre in inganno. Tenterò, quindi, di essere il più chiaro possibile. A differenza di quello che credono in molti, questa ambiguità non è dovuta alla volontà di “fregare” il cittadino, ma a questioni di forma necessaria (in pratica, per evitare fraintendimenti o appigli a cui aggrapparsi).

Poco tempo fa ho scritto una guida in pdf, in cui ho trattato nel dettaglio il tema del nucleare e del referendum. È gratuita e potete scaricarla liberamente a questo indirizzo:
Guida sul nucleare in Italia e sul referendum del 12 giugno 2011

Qui riporterò comunque le parti utili e tratterò in profondità anche gli altri due quesiti.

Consigli e rettifiche sono bene accetti. Per ogni avviso contattatemi pure o lasciate un commento all’articolo.

Dati generali sul referendum di giugno

Data e ora
Il referendum si svolgerà il 12 e il 13 giugno 2011. Potrete votare il giorno 12 dalle ore 8:00 alle ore 22:00, oppure il giorno 13 dalle ore 7:00 alle ore 15:00.
Per chi vota dall’estero: le carte del suo voto devono essere spedite al proprio consolato entro le ore 16:00 del 9 giugno. Per informazioni sulla votazione dall’estero, fate riferimento a questo link.

Quorum
Perché il referendum sia valido, deve votare almeno il 50% più uno dei cittadini con diritto di voto. In caso di vittoria dei no, il referendum può essere ripresentato solo cinque anni dopo.

Modalità di voto
Avete diritto di votare se siete di cittadinanza italiana e avete compiuto i 18 anni prima che il referendum inizi. Dovete presentarvi negli uffici elettorali predisposti dal vostro comune di residenza, nella sezione in cui siete iscritti (la sezione è scritta nella vostra tessera elettorale).
Vi sarà chiesto di presentare un documento di riconoscimento valido e la vostra tessera elettorale (se non ne siete in possesso o l’avete persa, potete richiederla in comune).
Una volta ricevuti i fogli, non dovete fare altro che barrare i o i no.
Da notare che non siete obbligati a votare tutti e quattro i quesiti: nel caso limite, potrete ritirare anche soltanto una scheda e lasciare stare le altre.

Casi particolari
Può partecipare al referendum anche chi non ha la possibilità fisica di votare: rientrano tra questi i non vedenti, gli amputati alle mani e i paralitici. Basta farsi accompagnare da una persona che abbia diritto al voto, previa richiesta al comune.
Chi non può allontanarsi da casa o dall’ospedale a causa di ricovero, può chiedere al Sindaco di votare nel luogo di domicilio. La richiesta va fatta entro venti giorni prima dello svolgersi del referendum (cioè entro il 23 maggio).

Come funziona il referendum

In Italia il referendum è puramente abrogativo (con delle eccezioni: chi vuole approfondire guardi i link in fondo all’articolo). Questo significa che non è possibile proporre una nuova legge attraverso il suo uso, ma soltanto abolire una legge esistente (con le eccezioni riportate nell’articolo 75 della Costituzione Italiana). I cittadini possono abrogare anche solo una parte di legge. Se la legge comprende diversi articoli, i cittadini possono decidere di eliminare uno solo di essi. La conseguenza è che l’annullamento di un solo articolo può rendere inapplicabile un’intera legge.

Per evitare incomprensioni e futuri appigli legali, la domanda è posta secondo uno schema rigido. Per questo motivo risulta un po’ complessa da capire.
Facciamo un esempio. Il quarto quesito riguarda il legittimo impedimento (vedremo dopo di cosa si tratta). Scrivendolo nella forma “terra a terra” e incompleta, il senso del quesito risulta essere il seguente:
«Volete che siano abrogati gli articoli (…) che riguardano il legittimo impedimento?».

Se rispondete con un no, la legge viene mantenuta: il legittimo impedimento rimane.
Se rispondete con un , la legge viene abrogata, cioè eliminata: il legittimo impedimento scompare.

Tutti e quattro i quesiti sono in questa forma. Con il no mantenete la legge, con il cancellate la legge.

Un’annotazione è doverosa. Una volta raggiunto il quorum, il risultato del referendum è sempre valido e, nel caso di vittoria dei , la legge sarà soppressa. Nulla vieta, però, che il governo ripristini quella stessa legge (o una sua forma modificata) in futuro – portandosi ovviamente a inimicarsi il popolo che vi ha votato contro e che si sentirà giustamente colpito alle spalle.

I quesiti del referendum

L’annuncio del referendum è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale in aprile: potete leggere il testo completo attraverso questo link.
Riassumendo in forma sintetica, i quattro quesiti saranno i seguenti (più sotto sono trattati singolarmente):


1) Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Abrogazione; [vedi]
2) Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma; [vedi]
3) Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme; [vedi]
4) Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale. [vedi]

Votare è un diritto o un dovere?

Diciamolo chiaramente: nessuno vi obbliga a votare. Il 12 e il 13 giugno potete scegliere di rimanere a casa o di andarvene in ferie all’estero, evitando l’onere del voto. Non finirete in galera né sarete sanzionati, perché anche questo fa parte dell’essere democratico.

Un atteggiamento del genere è però dannoso e da condannare. Basta un attimo di logica per capire che, chi si comporta in questo modo, si sta tirando la zappa sul piede. I motivi:

  • continuare a “boicottare” la votazione (che sia per elezioni o per referendum) ha l’effetto di spingere gli italiani a comportarsi nella stessa maniera in futuro. È un effetto psicologico da cui non si scappa. La conseguenza è che, nella prossima votazione cui tenete, potreste essere voi a subire questa tattica improduttiva.
  • la democrazia si fonda, per sua stessa parola, sulla volontà del popolo. Rendere nullo il referendum significa impedire al popolo di esprimersi. Vale lo stesso discorso appena detto: l’effetto boomerang non si farà attendere.
  • il referendum è nato grazie allo sforzo di gruppi di persone e alla firma di centinaia di migliaia di cittadini. Renderlo nullo significa vanificare il loro lavoro (gratuito).
  • organizzare il referendum è costato più di 300 milioni di euro, che sono ovviamente presi dalle tasche dei cittadini. Evitare di votare è come aver pagato un servizio di cui non si è usufruito. O, se preferite, è come pagare venti euro di cena al ristorante senza ricevere niente da mangiare.
  • evitare di recarsi alle urne è, in realtà, una forma distorta di voto. Nel caso del referendum di giugno, è come se decideste di votare no. Perché allora non perdere quella mezz’ora di tempo per scarabocchiare il foglio sul no? Le spiegazioni sono due soltanto (una peggiore dell’altra): la pigrizia e la codardia. Nel secondo caso, potreste vederla come una strategia vincente: evito di andare e così annullo il referendum. Ma questa strategia si adotta perché si ha paura di perdere e si vuole evitare che una possibile maggioranza scelga qualcosa a noi contrario. Affossando, di fatto, il senso della democrazia.

Resta sempre e comunque una vostra scelta. Chi non vuole votare, è libero di starsene a casa e di subire passivamente il risultato. Siate consapevoli, a ogni modo, che il risultato del referendum può influenzare non poco l’evoluzione futura dell’Italia.

Quesito 1: la gestione dei servizi pubblici

Questa prima votazione riguarda tutte le aziende di servizio pubblico: trasporti, acqua potabile, raccolta rifiuti, ecc.
Così com’è la legge adesso, se il 40% del capitale della società appartiene a un privato, l’azienda stessa è affidata direttamente al privato.
Inoltre, l’affidamento può essere ottenuto attraverso una gara pubblica (a cui partecipano sia società pubbliche che private). In situazioni di emergenza l’affidamento può essere dato a una società di capitale pubblica (che è detta in house).

In pratica, al momento la legge prevede che l’affidamento dei servizi pubblici (non solo quelli dell’acqua) può essere dato tanto ai privati quanto alle società pubbliche.
Cosa comporta l’abrogazione di questa legge? Eliminandola, non ci saranno più gare pubbliche o affidamenti alle società di capitali. I servizi saranno gestiti soltanto da enti pubblici, anche se i comuni potranno parteciparvi.

Lati positivi della legge

  • Con i privati di mezzo, la concorrenza si fa spietata, perché le aziende hanno come obiettivo primario l’offrire i servizi migliori per spingere i cittadini a comprare da loro. I servizi offerti sono probabilmente migliori nel caso in cui partecipino sia i privati che gli enti pubblici, proprio grazie alla concorrenza di mercato.
  • Il ministro Ronchi ha riportato alcuni dati, che riguardano le perdite avute prima dell’introduzione di questa legge (da lui stesso emanata), cioè quando l’affidamento era soltanto pubblico: la dispersione dell’acqua era del 30%, per un costo di 2,5 miliardi di euro, che naturalmente erano presi dalle tasche dei cittadini. Seguendo la logica del punto precedente, migliori servizi significano minori perdite.

Lati negativi della legge

  • Tra i servizi pubblici si contano servizi essenziali, come l’acqua. Affidarli in mano ai privati può renderli oggetto di profitto: il pericolo è che i cittadini siano costretti a pagare salato un servizio di cui non possono fare a meno. C’è però una puntualizzazione da fare. Anche se la legge rimanesse così com’è, la Corte Costituzionale ha garantito che il servizio idrico rimarrà ad appannaggio pubblico locale, anche nel caso in cui sia gestito da un privato. Il che significa che le reti idriche saranno sempre ed esclusivamente di proprietà pubblica.
  • Chi non ha la possibilità economica di pagare l’acqua, nel caso in cui la distribuzione sia privata, si vede chiudere il rubinetto. L’acqua è un bene essenziale per la vita: mentre dell’elettricità e del gas si può fare a meno per un certo periodo, non si può stare senz’acqua. In questa situazione, l’acqua potrebbe diventare inaccessibile al cittadino più povero.
  • Le associazioni dei consumatori parlano di un possibile aumento del costo della bolletta pari al 30%, dovuto alla privatizzazione.

Votazioni

: i servizi pubblici sono affidati a enti pubblici.
No: i servizi pubblici sono affidati sia ai privati che agli enti pubblici.

L’articolo originale

Primo quesito (Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione)

Volete Voi che sia abrogato l’art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 “Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e finanza la perequazione tributaria”, convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall’art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia”, e dall’art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante “Disposizioni urgenti per l’attuazione di obblighi comunitari e per l’esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea”, convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale?

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Quesito 2: la tariffa sull’acqua pubblica

La legge prevede che chi gestisce il servizio idrico, cioè chi ci fornisce l’acqua dei rubinetti, può aumentare il costo della nostra bolletta del 7%.
Qui si chiede la cancellazione di solo una parte della legge e non dell’intero articolo, cioè solo di quella parte che riguarda la tariffa.
Questo quesito è strettamente legato al primo: per questo in giro si sente parlare di tre punti del referendum (acqua, nucleare, legittimo impedimento), quando in realtà i quesiti che riguardano l’acqua sono due.

Lati positivi della legge

  • Il gestore può essere più motivato a investire sulla qualità del servizio, soprattutto se al primo quesito del referendum vincesse il no e restasse quindi la legge che prevede la partecipazione dei privati (e quindi una concorrenza più attiva). Con il profitto, il gestore è più motivato a investire e a offrire un servizio migliore.
  • L’incremento del costo porterà i cittadini a sprecare meno l’acqua che consumano.

Lati negativi della legge

  • Il 7% di carico sulla bolletta dà la possibilità al gestore di guadagnare su un servizio che, per il cittadino, è indispensabile e di cui non può fare a meno. La legge non obbliga a usare il profitto del 7% per migliorare la qualità del servizio. Si tratta quindi di un puro guadagno.

Votazioni

: il gestore che ci fornisce l’acqua non può guadagnare distribuendo il servizio.
No: il gestore che ci fornisce l’acqua può aumentare il costo della bolletta del 7%, ottenendo un guadagno.

L’articolo originale

Secondo quesito (Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norma)

Volete voi che sia abrogato il comma 1, dell’art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, limitatamente alla seguente parte: “dell’adeguatezza della remunerazione del capitale investito”?

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Quesito 3: il nucleare

Il quesito sul nucleare è il tema certamente più acceso, soprattutto in vista del recente incidente a Fukushima causato dal terremoto.
In sostanza, la legge attualmente in corso ha ripristinato la possibilità di costruire centrali nucleari in Italia.

Il tema da trattare è molto più complesso di quanto si possa immaginare a prima vista. La sicurezza non è l’unico argomento da considerare. Per capire fino in fondo se vale la pena o meno di impedire la costruzione delle centrali nucleari, si dovrebbe avere un minimo di conoscenza su quali vantaggi e svantaggi ci possa portare l’uso del nucleare come fonte di energia.

Nell’articolo che ho scritto poco tempo fa e che ho linkato a inizio articolo, è spiegato nei dettagli. Inoltre, lì potete leggere gli aggiornamenti cronologici sulla parte del referendum che riguarda il nucleare. Il quesito sul nucleare, infatti, è a rischio e potrebbe non essere ammesso al referendum.
Aggiornamento (1 giugno 2011): la Corte di Cassazione ha confermato il referendum sul nucleare. Per maggiori informazioni date un’occhiata al link citato qui sopra.

Riporto qui sotto un riassunto dei lati positivi e negativi sulla legge del nucleare.

Lati positivi della legge

  • L’Italia ha carenza di energia ed è costretta a importare dall’estero. Già adesso c’è chi pensa a interventi domestici o aziendali in materia di rinnovabili e si appoggia a forme di prestito e di finanziamento. Ma le fonti rinnovabili (solare, eolica, ecc.) non ci permettono di coprire tutti i consumi. L’uso del nucleare ci darebbe un nuovo aiuto, anche se ancora insufficiente.
  • L’uso del nucleare, di per sé, emette una bassissima quantità di anidride carbonica. Un suo uso massiccio abbasserebbe considerevolmente l’inquinamento e l’effetto serra (che invece si ha, per esempio, con l’uso del carbone).
  • Le fonti di energia attuali, come il petrolio, si stanno esaurendo. Presto saremo costretti a trovare un’altra fonte di energia e, in mancanza di alternative valide, il nucleare sembra essere la soluzione più vicina.

Lati negativi della legge

  • Anche con il nucleare, l’Italia rimarrebbe comunque dipendente in buona parte dall’estero, da dove dovrebbe procurarsi l’energia che manca.
  • L’estrazione di uranio comporta tecniche inquinanti e comunque il nucleare non sarebbe sufficiente per coprire tutto il nostro fabbisogno di energia: di conseguenza rimarremmo dipendenti da quelle fonti inquinanti che usiamo adesso, anche se in minore quantità.
  • La sicurezza ha fatto passi avanti nel tempo: le nuove centrali in Italia sarebbero di modello avanzato, dotate di tecnologie che gran parte delle centrali nucleari dell’estero non hanno. La possibilità di danni sarebbe quindi molto ridotta. Ma:
    1) la formazione degli addetti italiani è ancora “primitiva”, per agire al meglio servono prima dei doverosi corsi di formazione;
    2) anche se molto bassa, la possibilità di un danno dovuto all’errore umano esiste, e basta un solo sbaglio per causare un disastro;
    3) i contrari al nucleare avvertono (ma è una tesi non del tutto dimostrata) che anche nella normale lavorazione ci sono piccole fuoriuscite radioattive.
  • Non si è ancora trovato un modo sicuro per smaltire le scorie radioattive che risultano dalla lavorazione del nucleare. Al momento, anche all’estero, sono tenute in bunker temporanei, ma prima o poi servirà una soluzione definitiva. Le radiazioni perdurano per centinaia di migliaia di anni, a volte addirittura per milioni di anni.
  • In Italia esiste un traffico illegale e pericoloso dei rifiuti, fatto per puro guadagno. C’è il rischio che la costruzione di centrali permetta ai trafficanti un commercio ancora maggiore.

Altro

  • Sul tema dei costi è difficile fare una stima. Il nucleare ci permette energia a costi più bassi? Non si hanno certezze, per due motivi: il nucleare è “giovane” in Italia e quindi non abbiamo veri dati statistici a cui affidarci; entrambe le fazioni (favorevoli al nucleare e non favorevoli) danno informazioni contrapposte, fornendo persino dei dati, il che dimostra che c’è ancora una grande confusione.

Votazioni

: in Italia non è possibile costruire nuove centrali nucleari.
No: in Italia è permesso costruire nuove centrali nucleari.

L’articolo originale [forma abbreviata]

Terzo quesito (Nuove centrali per la produzione di energia nucleare. Abrogazione parziale di norme)

«Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, limitatamente alle seguenti parti: art. 7, comma 1, lettera d: realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare?»

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Quesito 4: il legittimo impedimento

Che cos’è il legittimo impedimento? La legge italiana permette al presidente del Consiglio e ai ministri, in casi particolari, di giustificare la loro assenza durante un processo. Come dice l’articolo 420-ter. del codice di procedura penale, l’assenza è giustificata se «è dovuta ad assoluta impossibilità di comparire per caso fortuito, forza maggiore o altro legittimo impedimento».
Ovvero, il legittimo impedimento può essere richiesto in caso di «esercizio di una o più attribuzioni previste dalle leggi o dai regolamenti» e di «ogni attività coessenziale alle funzioni di governo».
In questo caso il processo viene rinviato per un periodo massimo di sei mesi (previa approvazione).
Questa legge è stata fatta per «Consentire al presidente del Consiglio dei ministri e ai ministri il sereno svolgimento delle funzioni loro attribuite dalla costituzione e dalla legge».

Perché il legittimo impedimento ha fatto tanto discutere in Italia negli ultimi tempi?
Senza entrare troppo nei dettagli, questo è quanto affermano i contrari: il legittimo impedimento potrebbe essere adottato da un politico per rinviare a oltranza un suo processo penale. Le “cause di forza maggiore” devono essere dimostrate dal politico stesso ma, si sa, non è sempre così difficile trovare una scusante.

Il referendum di giugno ha rischiato di essere compromesso per svariate ragioni.
Dopo l’incidente di Fukushima, il governo ha cercato di spostare il referendum sul nucleare a data da destinarsi, perché la scelta della gente sarebbe potuto esserne influenzata. Da un punto di vista oggettivo, la scelta non sarebbe stata da condannare.
In seguito, però, e questo è il fatto che ha reso furiosi gli italiani, il governo ha deciso di spostare di un anno i finanziamenti per la costruzione di centrali nucleari. Cosa significa questo? Che se il referendum dovesse permettere la costruzione delle centrali, in ogni caso la loro realizzazione inizierebbe in un futuro non ben definito. Di fatto, il referendum sul nucleare perde gran parte del suo potere.

Molti cittadini e politici, con ragione o con torto, hanno visto in questa scelta una strategia per spingere gli italiani a non partecipare al referendum. E se il referendum non raggiunge il quorum, anche quello sul legittimo impedimento salta e di fatto rimane come legge.
Per altri, al contrario, si è trattato soltanto di una manovra per impedire che il referendum sul nucleare desse risultati affrettati, dovuti alla paura.

Tocca a voi giudicare. Ho omesso volutamente nomi e dettagli sulla politica in corso, per non influenzare le opinioni, che siate di destra o di sinistra. In rete è abbastanza semplice informarsi sulla cronaca in corso.

Lati positivi della legge

  • Il legittimo impedimento permette a politici, impegnati in opere complesse e urgenti, di continuare il loro lavoro senza essere interrotti dai lunghi processi penali. In caso contrario, opere importanti potrebbero subire ritardi impensabili.

Lati negativi della legge

  • «La legge è uguale per tutti». Questo recita la targhetta nei tribunali. Per molti il legittimo impedimento si tratta di una palese illegalità, perché offre privilegi (il non presentarsi al tribunale) solo per pochi individui.
  • Il legittimo impedimento può essere una scusante per rinviare a oltranza i propri processi penali, in attesa che qualcosa ne cambi l’esito o che trascorra così tanto tempo da non permettere più una valutazione accurata di come si sono svolti i fatti.

Votazioni

: il legittimo impedimento viene soppresso.
No: rimane il legittimo impedimento, con il quale i politici possono rinviare il processo per motivi da giustificare.

L’articolo originale

Quarto quesito (Abrogazione della legge 7 aprile 2010, n. 51 in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale)

Volete voi che siano abrogati l’articolo 1, commi 1, 2, 3, 5 e 6, nonché l’articolo 2, della legge 7 aprile 2010, n. 51, recante “Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza”?

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Fonti principali
Sito del Forum italiano dei movimenti per l’acqua , che ha promosso il referendum per le risorse idriche
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