«Hikikomori» è un termine giapponese che significa letteralmente «stare in disparte, isolarsi». Nello specifico deriva dalle due parole giapponesi hiku («tirare») e komoru («ritirarsi»): il significato è quindi qualcosa come «decidere di abbandonare e di ritirarsi».
Rappresenta infatti un fenomeno (piuttosto preoccupante) che si è sviluppato in Giappone, ma che si sta espandendo a macchia d’olio in ogni angolo del pianeta – Italia inclusa – in cui i giovani scelgono di isolarsi del tutto dalla vita sociale fino ad arrivare a condurre una vita nottura e spesso legata al web.
Sommario
Come si riconosce un hikikomori
– L’identikit di un hikikomori
– Essere un hikikomori è un problema?
– Perché si ritira dal mondo?
È possibile guarire?
– Come aiutare un hikikomori a uscirne
Come si riconosce un hikikomori
Tutti noi conosciamo almeno un amico che preferisce stare in piedi fino a tardi, vivendo al pieno la notte e dormendo di giorno. L’hikikomori però va ben al di là del semplice desiderio di “godersi la notte”, perché per lui è una vera e propria esigenza.
Gran parte della gente, infatti, vive di giorno e sempre di giorno restano aperti i locali, le istituzioni, i ristoranti pieni di gente. L’hikikomori vuole allontanarsi da tutto questo e allora ritirarsi nella notte diventa il modo più facile per farlo (se non l’unico).
L’identikit di un hikikomori
Il giovane recluso ha in genere tra i 14 e i 30 anni e non studia né lavora. Di solito è di sesso maschile (ma il numero di ragazze è in crescita). È senza amici, parla a malapena con i genitori e si ritira per gran parte del giorno nella sua camera da letto. Il suo imperativo è: «evitare il confronto con l’esterno». L’unico modo che usa per interagire con il mondo è il computer e il cellulare, perché così non deve esporsi; infatti di solito usa dei falsi profili.
Spesso l’hikikomori presenta depressione e alcuni disturbi mentali evidenti, come il disturbo ossessivo-compulsivo (ne ho parlato in questo articolo). Inoltre circa la metà di loro sfoga la frustrazione con l’aggressività nei confronti dei genitori.
Secondo alcuni dati, in Giappone gli hikikomori hanno superato la strabiliante cifra di un milione di individui: stabilire un vero numero è impossibile, perché è difficile capire chi rientra davvero nel ruolo. Quello che si sa, purtroppo, è che i numeri stanno crescendo e si stanno allargando anche in Europa e in America. In Italia abbiamo già toccato i 100mila giovani, a tal punto che si sono create delle istituzioni apposite per diffondere l’allarme, tra cui la Hikikomori Italia [vedi le fonti a fine articolo].
Gli hikikomori sono il risultato del mondo moderno, dove quasi tutto può diventare accessibile attraverso il web e la tecnologia: dall’interazione sociale all’ordinare una pizza da mangiare e al farsi consegnare a casa dei nuovi vestiti. Se non è internet a provvedere, sono i genitori. Non è un caso che il fenomeno coinvolga gli Stati più sviluppati: figure come questa, infatti, non trovano spazio nei Paesi poveri dove è necessario darsi da fare per sopravvivere e di sicuro trovavano posto difficilmente in tempi antichi, quando bisognava per forza uscire per procurarsi di che vivere.
Può sembrare una contraddizione il fatto che solo il 10% circa degli hikikomori navighi sul web, preferendo invece leggere e oziare in camera; ma dal mio punto di vista è proprio la sicurezza moderna data dal benessere a permettere il dilagare del fenomeno, sia direttamente (con la tecnologia) e sia indirettamente (con i genitori benestanti che non hanno necessità di rendere il figlio indipendente).
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