Cosa succede alla nostra mente quando il cuore smette di battere?

8 Giugno 2018 | Mente e corpo umano

In breve

Dopo 30 secondi da un arresto cardiaco, il cervello smette di funzionare e siamo clinicamente morti. Ma gli studi dimostrano che la coscienza continua a lavorare per altri 3 minuti.

In questo lasso di tempo, il cervello ci inonda dei ricordi del nostro passato nel tentativo di farci attaccare alla vita e di spingerci a reagire. Il meccanismo è alla base delle esperienze di pre-morte.

Approfondimento

Lo studio sulla pre-morte

La Southampton University ha dedicato uno studio alle esperienze che avvengono nella pre-morte, in particolare a quella che viene chiamata out-of-body (letteralmente «fuori dal corpo», ovvero la sensazione che la propria anima si distacchi dal corpo e osservi la stanza dall’alto). Per farlo ha preso in considerazione 2060 pazienti di 15 ospedali del Regno Unito, degli USA e dell’Austria.

Tra le varie conclusioni è risultato che non appena il cuore cessa di battere, una parte del cervello continua a funzionare per alcuni minuti dandoci la consapevolezza di quello che sta succedendo attorno: ed ecco spiegata «l’esperienza pre-morte».

Cosa succede dal punto di vista biologico

Se il cuore smette di pompare il sangue, la prima emozione che subentra è la paura. Si tratta del segnale di pericolo che il cervello cerca di darci. A questo punto, il talamo invia degli impulsi a tutto il corpo per metterlo in allarme: la conseguenza è il rilascio di glucosio, adrenalina e cortisolo. È il tipico meccanismo di difesa che il nostro corpo usa per farci reagire alla paura.

Se gli impulsi di allarme non funzionano, il cuore smette di battere e siamo tecnicamente morti, anche perché in genere il cervello smette di reagire dopo 20-30 secondi dall’arresto cardiaco e non riprendere finché il nostro muscolo involontario non ritorna a martellare. Ma gli studi dimostrano che la consapevolezza continua a esistere per circa 3 minuti.

Entrando nello specifico, una parte del cervello va a stimolare in maniera ossessiva i ricordi della propria vita e lo fa in modo caotico, sovrapponendoli senza un ordine cronologico.

I ricordi? Un attaccamento alla vita

Sappiamo bene che il corpo reagisce sempre per un unico scopo, cioè la sopravvivenza. Perché allora il cervello ci proietta questi ricordi poco prima di spegnersi?

Il motivo è di spingerci a lottare per la vita. Mostrandoci il nostro passato, il cervello cerca di farci capire cosa stiamo perdendo e di portare il corpo a reagire al massimo delle sue capacità. A volte funziona e il corpo continua a reagire per qualche istante prezioso, dando il tempo ai soccorritori di intervenire.

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