Cosa fare se l’editore vi chiede un contributo per pubblicare? Rifiutate. Sempre

Casa editrice alla Christian Science Plaza

Se un editore vi chiede un contributo per pubblicare, la cosa migliore è rifiutare. In genere si traduce in una spesa senza assistenza e senza distribuzione [@01]

Se avete inviato la vostra opera alle case editrici per chiedere di valutarla e di pubblicarla, di sicuro vi sarà capitato di ricevere delle risposte positive ed entusiaste di editori che accettavano in cambio «di un contributo iniziale da parte vostra» o «dell’acquisto di un numero iniziale di copie».

Capita spesso che gli autori che non ricevono delle risposte da parte della principali case editrici finiscano per considerare l’idea di accettare una proposta simile. Il pensiero è che, piuttosto di non essere pubblicati, si può fare quella spesa iniziale (in genere nell’ordine di 1000-2000 €) e rischiare.

Al contrario, chiunque abbia un po’ di esperienza nel settore vi consiglierebbe di tenervi lontani da proposte simili. Vediamo i motivi.
Se alla fine dell’articolo siete ancora scettici e volete avere dei dati statistici, date un’occhiate all’ottima indagine di Morgan Palmas (trovate il link tra le fonti).

Sommario

L’autore ha lavorato e va pagato
Come si comporta la casa editrice a pagamento
Valutazione e revisione
Distribuzione
L’autore deve vendere le opere che compra
I rischi complessivi
Tiriamo le somme

Il libro è il frutto del vostro lavoro: chi lavora, viene pagato

Per creare il libro avete impiegato tempo e risorse. Soltanto scrivere fisicamente l’opera vi ha occupato qualche mese, senza contare gli eventuali studi di ricerca alle spalle, la realizzazione di uno “scheletro” da seguire come traccia (per esempio, lo schema cronologico del racconto) e le ore spese per rileggere e revisionare lo scritto una volta completato.

In breve, avete lavorato per mesi e avete creato un prodotto. Se dopo una valutazione l’editore ritiene valida la vostra opera e decide di pubblicarla, diventa un vostro “partner”, un socio di vendita se vogliamo. L’editore sfrutta la vostra proprietà intellettuale e, in cambio, vi offre dei servizi per appoggiarla. Parliamo di una vera e propria collaborazione.

Se invece di un libro aveste creato, per esempio, un mobile d’arte, il vostro socio non si sarebbe mai sognato di farvi pagare per distribuirlo. Il motivo è semplice: anche l’editore guadagna dalla vendita del vostro libro. Che senso ha pagare per un lavoro che avete fatto e sul quale, chi vi ha fatto pagare, guadagnerà ulteriormente?

La vostra opera non viene valutata e distribuita

C’è un aspetto importante da considerare. Quasi sempre l’editore che vi pubblica dietro il pagamento di un contributo lo fa senza nemmeno aprire la vostra opera. Le eccezioni ci sono, ma la prassi è spesso questa: l’editore riceve l’email con l’opera in allegato, non la apre e inoltra invece all’autore un’email standard di proposta.

Valutazione e revisione? Quasi mai

Agli esordi della mia professione, mi è capitato di ricevere una proposta editoriale (dietro pagamento di un contributo) soltanto pochi giorni dopo aver inviato un’email di richiesta. È chiaro che l’editore non si è preso il tempo di leggere e di valutare il contenuto.

Ma è sufficiente una breve ricerca su internet per scoprire indagini mirate a mostrare che l’editore non ha nemmeno aperto il libro. Alcuni scrittori hanno inviato appositamente delle opere “falsate”, piene di incongruenze, a volte persino copiando a casaccio parti di Wikipedia senza un ordine logico. E le case editrici in questione hanno comunque girato una proposta all’autore.

Questo significa che l’editore a pagamento è disposto a pubblicare qualsiasi tipo di libro, indipendentemente dalla qualità. E questo significa che il vostro libro potrebbe non incontrare il favore del pubblico.
Dopotutto, perché mai un editore dovrebbe farvi pagare per un’opera se crede che sia meritevole di essere distribuita? E perché mai dovrebbe prendersi il disturbo di controllare ed editare come si deve la vostra opera, visto che ormai ha già intascato il suo valore?

Distribuzione nelle librerie? Quasi mai

Le case editrici a pagamento affermano in genere che distribuiranno la vostra opera in tutte le librerie nazionali, raggiungendo migliaia di potenziali lettori. Ma alcune ricerche di mercato fatte sul campo hanno dimostrato che in oltre il 90% dei casi nelle librerie non c’era traccia dei libri appartenenti a queste case editrici.

La scusa che, pur non essendo presente, il libro può essere ricevuto nelle librerie su ordinazione non regge: lo stesso potrebbe avvenire per qualsiasi libro autopubblicato, visto che la libreria può chiederlo e stamparlo direttamente dai siti di print on demand.

Vendere non è facile e le librerie possono rifiutarvi

Poniamo il caso che l’editore vi abbia richiesto di acquistare un certo numero di copie (della vostra opera!) come spesa iniziale per poter garantirvi la distribuzione futura. Per recuperare il costo, dovrete vendere personalmente le copie acquistate, per esempio recandovi porta a porta o presso le librerie sparse in Italia.

Amici e parenti potrebbero acquistare alcune copie, ma per il resto dovrete darvi da fare. E non è per niente facile convincere la gente ad acquistare il libro di un autore sconosciuto.
Molte librerie rifiutano a priori i libri che non sono distribuiti direttamente dalle case editrici. Se poi avete intenzione di fare delle presentazioni al pubblico o nei media, mettetevi in fila: prima di voi ci saranno in lista gli autori già affermati.

I rischi: un libro mediocre e nessuna assistenza

Il risultato è che, se accettate, con ogni probabilità avrete speso denaro per pubblicare un’opera che (forse) non incontrerà il favore del pubblico e che avrà (molto probabilmente) dei fastidiosi errori non corretti, visto che l’autore è il peggior critico di se stesso.

Ancora, è probabile che il vostro libro non sarà distribuito a dovere sul mercato come farebbe una casa editrice davvero interessata a vendere numerose copie. Infatti l’editore ha già ottenuto il corrispettivo: che l’opera venda o meno, ha già incassato; anzi, una distribuzione massiccia sarebbe per lui una spesa ulteriore da sostenere.

In definitiva: meglio rifiutare e aspettare

Sia chiaro, una casa editrice che chiede un vostro contributo in cambio della pubblicazione agisce nella piena legalità e non sempre ha intenzioni solo «egoiste»: potrebbe benissimo darsi da fare per distribuire il libro come si deve, collaborare con voi per migliorarlo e offrirvi un supporto. Ma niente glielo fa fare. Ricordiamoci che una casa editrice è un’azienda votata al guadagno, e se l’azienda ha deciso che il guadagno deve venire dall’autore invece che dal pubblico, non ha interesse a esporsi.

Qualcuno di voi potrebbe essere tentato di accettare perché non trova altri sbocchi. Potreste pensare di aver ricevuto dei rifiuti non perché la vostra opera sia di scarso valore, ma perché la concorrenza è alta o le case editrici sono oberate di lavoro. Forse è davvero così. Ma vale davvero la pena di accettare un compromesso dopo tutta la fatica che avete fatto per realizzare il vostro libro? Non è forse meglio aspettare e ritentare tra qualche mese?

A mio avviso l’argomento è semplice: meglio affidarsi a un piccolo editore, che ha il vostro stesso interesse di vendita (cioè guadagnare dal pubblico), piuttosto che affidarsi a un grande editore che come unico interesse ha il guadagno da voi.
E se dopo diversi mesi non trovate un editore disposto a pubblicarvi, non arrendetevi e cercate altri sbocchi, come per esempio l’autopubblicazione attraverso il print on demand.

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  1. Imma Russo

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