
Nel 1977 la NASA ha inviato due sonde nello spazio con un disco che conteneva suoni naturali, musiche e immagini rappresentative del nostro mondo [1]
Le due sonde continuano a tutt’oggi il loro viaggio e sembra che le loro batterie abbiano autonomia fino al 2025. Un’impresa davvero ammirevole, considerando che sono le uniche sonde insieme a quelle del programma Pioneer ad aver abbandonato il sistema solare.
Quello che rende le due sonde particolarmente “speciali”, però, è il secondo scopo per cui sono state create: diffondere nello spazio un messaggio, nella speranza che qualche forma di vita aliena (intelligente) prima o poi lo riceva.
Su ognuna delle sonde, infatti, è stata inserita la copia del Voyager Golden Record, un disco di grammofono che contiene immagini e suoni della Terra. Se anche le sonde smettono di funzionare, un’eventuale civiltà extraterrestre potrebbe recuperarle e trovare i dischi con i dati.
Il contenuto del disco d’oro: immagini, suoni e musica
Di seguito ho fatto una rassegna di alcune tra le immagini più significative che sono state inserite nel disco d’oro. In totale sono ben 116 immagini divise in 512 linee verticali, a cui vanno sommati numerosi suoni naturali (dai versi degli animali ai rumori del vento o dei mari) e un elenco di musiche provenienti da popoli diversi.
Le immagini descrivono tra le altre cose quantità matematiche e fisiche, il Sistema Solare e i pianeti, il DNA e l’anatomia umani, animali e piante, oltre che dettagli culturali come il cibo e la nostra tecnologia. Davvero curiosa e inappropriata la scelta di non includere nudi di uomini e donne, in seguito alle critiche esterne che la NASA ha ricevuto per le precedenti sonde Pioneer; ma anche questo saprà dire molto sulla nostra cultura.
A tutto questo, sono stati aggiunti i saluti in 55 lingue diverse – anche antiche, come l’accadico parlato nel III millennio a.C. – e un messaggio vocale da parte di Jimmy Carter, presidente degli Stati Uniti, e da parte di Kurt Waldheim, segretario generale delle Nazioni Unite.
Per l’elenco completo dei saluti e dei suoni, potete fare riferimento al sito ufficiale o alla pagina di Wikipedia che trovate in fondo a questo articolo.

Una foto emblematica, che dà l’idea d’insieme che sull’acqua ci sono mari abitati da animali e che l’uomo è in grado di nuotare con tute da lui costruite
Dubbi sull’operazione. È davvero possibile che una civiltà aliena li riceva?
I dubbi sono legittimi. Innanzitutto, ricordiamoci che il progetto è nato per esplorare il cosmo e che il Disco D’oro è soltanto uno scopo secondario, un’aggiunta “nel caso in cui” incrociassero il cammino con un pianeta alieno o una sonda/astronave di passaggio. Il che, se succedesse, avverrebbe tra migliaia di anni, visto che solo per raggiungere la stella più vicina le sonde impiegheranno 40 mila anni.
Le domande principali da porci sono due:
1. Come farebbe l’extraterrestre a interpretare i dati?
Si dovrebbero tirare in campo gli esperti di settore, perché ci sono veri e propri studi approfonditi su come riuscire a comunicare con un’eventuale forma di vita aliena, che potrebbe avere un modo di pensare completamente diverso dal nostro (non è il caso di entrare adesso nei dettagli). Il sistema più ovvio per comunicare, naturalmente, è il linguaggio matematico, perché fino a prova contraria è comprensibile e identico a ogni vita sufficientemente intelligente; nello specifico, il codice binario usato in informatico è davvero efficacie.
In ogni caso, le immagini del disco sono state concepite per essere il più intuitive possibili. Inoltre, sulla custodia in metallo sono incise le istruzioni per aiutare la lettura del contenuto.
Ma come faranno a capire le istruzioni, se sono scritte nella nostra lingua? Passiamo alla seconda domanda.
Se parliamo di contattare una forma di vita aliena, le probabilità sono estremamente basse. Provate a immaginare di gettare una palla in mare e di sperare che le onde dell’oceano le spingano verso un preciso abitante del Giappone: avrete una vaga idea di cosa significhi recuperare un oggetto vagante nello spazio.
L’astrofisico Frank Drake ha addirittura creato uno formula per calcolare questa probabilità, che abbiamo già visto in un altro articolo.
Ma il disco potrebbe essere trovato da una civiltà molto più vicina: noi stessi – o, per meglio dire, gli umani del futuro. Possiamo immaginare che a migliaia di anni nel futuro la civiltà umana sia del tutto cambiata e che il disco ritrovato a vagare nello spazio possa essere poco comprensibile, o che addirittura non esista una tecnologia immediata per leggerlo. Ecco allora che le istruzioni incise potrebbero essere un aiuto insperato.
Sito ufficiale della NASA sul programma Voyager
La pagina di Wikipedia sul Voyager Golden Record.
Contiene l’elenco dei saluti nelle 55 lingue e delle musiche inserite.
La pagina di Wikipedia inglese sul Voyager Golden Record (più completa).
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/File:The_Sounds_of_Earth_Record_Cover_-_GPN-2000-001978.jpg
[2] https://it.wikipedia.org/wiki/File:VgrCover.jpg
[3] https://it.wikipedia.org/wiki/File:The_Sounds_of_Earth_-_GPN-2000-001976.jpg
Il resto delle immagini sono state prese dal sito Re-Lab
Il contatto con una spece extraterrestre avverra in modo diferente e inconsciamente e da un po di tempo che in sonno profondo mi compaiono una serie di diapositive con pezzi meccanici materiali riflettenti che non ho mai visto nella vita reale la cosa strana e che quando vedo le sezioni dei pezzi scorrere in sequenza ho la fantástica idea di come vanno assemblati ed e pazzesco visto che non esistono in questo tempo e da queste esperienze notturne persistenti nasce la demanda e possibile che nella nostra evoluzione comparirá il settimo senso la comunicazione dello stato di incoscienza?