Il labirinto fa parte della storia dell’uomo da millenni e non ha mai smesso di affascinare.
La sua struttura ricorda in buona parte la mente umana, il percorso di evoluzione per raggiungere la maturazione (un obiettivo) passando attraverso delle vie sconosciute (l’inesperienza), con il rischio di perdersi inevitabilmente in se stessi senza più uscirne. Una metafora usata spesso nella psicologia e su cui sono stati scritti un’infinità di libri.
Il più famoso è senz’altro il Labirinto di Cnosso, frutto della mitologia greca, fatto costruire dal re Minosse per rinchiudere il Minotauro. Ma i labirinti sono arrivati fino a noi sotto varie forme: per citare alcune opere televisive lo troviamo nell’intramontabile Labyrinth, dove la protagonista affronta le sue paure per raggiungere il centro del labirinto, e nel più recente Harry Potter e il calice di fuoco, un evidente percorso di crescita per il piccolo mago ancora in fase di studio.
Ma esiste un sistema per uscire da un labirinto o per raggiungere il suo centro senza perdersi?
Il metodo per i labirinti più comuni
Come insegna il mito del Minotauro, il sistema più semplice per non perdersi in un labirinto è di tenere traccia del proprio percorso. Quando Teseo entrò nel Labirinto di Cnosso per uccidere il mostro, usò uno stratagemma infallibile: si fece tenere un gomitolo rosso dalla giovane Arianna e proseguì srotolando un’estremità, in modo da poter tornare sui propri passi.
Il sistema, però, funziona soltanto se avete un filo (o qualcosa di simile) abbastanza lungo da portarvi dietro e se il vostro scopo è di entrare nel dedalo per raggiungere il centro e poi ritornare. Cosa fare quando il vostro scopo è di partire dal centro per raggiungere un’uscita?
Un sistema ingegnoso ce lo fornisce un altro racconto, diventato un film cult: Il nome della rosa. Se l’ingresso è uno solo, basta muoversi tenendo sempre la stessa mano (per esempio la destra) appoggiata alla parete, senza mai staccarla. In questo modo, anche trovando un vicolo cieco, la vostra mano si muoverà verso la parete che vi blocca la via e passerà alla parete opposta a dove eravate in precedenza, permettendovi di tornare indietro fino all’ultimo incrocio, dove la vostra mano proseguirà su una nuova parete.
A un certo punto è chiaro che arriverete all’uscita, pure nel caso sfortunato in cui dovreste passare l’intero labirinto.
Tuttavia, anche in questo sistema ingegnoso ha i suoi limiti. Può funzionare alla perfezione se il labirinto è lineare, ma nel caso in cui contenga delle isole interne (quadrati o cerchi isolati, tanto per intenderci) può continuare a farci girare in tondo senza arrivare alla soluzione.