Introduzione

Ogni giorno ci alziamo alla mattina, andiamo al lavoro o a scuola, torniamo a casa. Dormiamo, mangiamo, giochiamo, parliamo, proviamo emozioni. Ci facciamo poco caso, ma in ognuno di questi momenti lui è sempre presente e interagisce con noi: il Mondo, inteso come «tutto quello che ci circonda».

Possiamo dire che noi non esisteremmo senza il Mondo, ma la realtà è ben diversa. Dal punto di vista delle sensazioni e di come interagiamo, noi siamo il Mondo stesso.

È una questione che, in effetti, non avevo mai affrontato dalla giusta prospettiva, prima di ascoltare la conferenza di Marco Gaza, professore di filosofia, che mi ha aperto un nuovo spiraglio – mi ha offerto un nuovo tassello – verso la comprensione di quale possa essere «lo scopo della vita».

Il bello della filosofia è che si basa sempre su ragionamenti logici e non ha la pretesa di dare risposte, ma di creare le giuste domande. La logica che ne esce è (spesso) innegabile. Le conclusioni, invece, sono lasciate come sempre a ognuno di voi.

Noi siamo il mondo

Nietzsche aveva un pensiero lapidario: se si cerca qualcosa di stabile, si cerca qualcosa che è più vicino alla morte che alla vita. Per vivere serve rinnovarsi, cambiare, cercare di raggiungere nuovi risultati.

Umberto Galimberti, docente di filosofia che si riallaccia alla psicanalisi di Freud, si è guardato attorno e si è reso conto che il mondo e il corpo dell’uomo sono connessi in un modo molto più intimo di quanto ci accorgiamo. Di solito vediamo il corpo come un organismo separato, isolato dal mondo; in pratica, il nostro corpo «usa» gli oggetti che ci circondano per una certa funzione. Quello che Galimberti sottolinea, invece, è che noi non esercitiamo una funzione sugli elementi, ma sono gli elementi stessi a essere la funzione: sono i nostri sensi ad attribuirgli una funzione.

La differenza di concetto è sottile ma le implicazioni sono enormi, perché l’elemento smette di avere un significato oggettivo, valido per tutti.

Prendiamo un libro. A prima vista, il suo significato è chiaro: cultura. Il libro quindi dovrebbe essere l’elemento che mette in relazione il nostro corpo al mondo attraverso la cultura. Ma cosa succede se io lo prendo e lo lancio contro qualcuno? Il libro non è più cultura: diventa un’arma.

In altre parole, il mondo non ha nessun significato se noi non gliene attribuiamo uno e il significato può essere diverso per ognuno di noi. Questo è il primo concetto.

L’Io e il pensiero

Facciamo un piccolo passo avanti. Nietzsche affermava che non è l’«Io» che pensa, ma è l’atto di pensare a produrre l’«Io». In altre parole, l’uomo non ha una propria personalità distintiva se non interagisce con il mondo.

Se lo estendiamo arriviamo al secondo concetto: siamo individui pensanti solo perché interagiamo con il mondo, ma siccome prima abbiamo detto che siamo noi ad attribuire un significato al mondo che ci circonda, l’unica conclusione è che noi e il mondo siamo un’unica cosa.

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Un terremoto prevedibile

Prevedere il momento esatto in cui si verificherà un terremoto è impossibile con gli strumenti moderni, ma è possibile capire l’area in cui potrebbe colpire e stabilire un raggio di tempo in cui potrebbe manifestarsi.

È il caso del nord America, dove a detta degli sismologi entro i prossimi cinquant’anni si verificherà un Big One (letteralmente «uno di quelli grandi»), cioè un terremoto di enorme potenza. Il lungo articolo scritto sul sito del The New Yorker non lascia molte alternative: non è questione del “se”, ma del “quando” si verificherà di preciso.

È la solita esagerazione?

Gli effetti del Big One in Cascadia saranno terrificanti

Immagino che vi ricordiate chiaramente il terremoto del 2011 in Giappone, che aveva una magnitudo di grado 9 della scala Richter. Terremoti simili sono avvenuti in Alaska nel 1964 e in Cile nel 1960.

I nuovi studi si sono concentrati sulla Cascadia, una vasta area che va dalla California al Canada – in pratica, ricopre tutto il nord America dell’ovest.

Il terremoto che minaccia la Cascadia potrebbe raggiungere magnitudo 9,2 e potrebbe colpire un territorio di 300 km quadrati, dove abitano qualcosa come 7 milioni di persone. Contando che la zona si trova sull’oceano Pacifico, seguirebbe uno tsunami (maremoto) di grandi proporzioni, innescato proprio dal terremoto.

I danni

La stima totale è di circa 13 mila morti, 27 mila ferite e un’infinità di sfollati. Le reti elettriche cadranno, lasciando chiunque al buio. Almeno un milione di edifici e metà dei ponti autostradali crollerebbero, perché come sono ora non sono creati per sopportare queste situazioni. Allo stesso modo andranno giù gran parte di ferrovie, aeroporti, ospedali e caserme dei pompieri.

Seguiranno incendi, frane e terreni impraticabili. E con forze dell’ordine ridotte, nei giorni successivi inizierebbero gli sciacallaggi, le rapine, i furti (cose già successe in seguito ad altri disastri naturali). Sarà il caos.

Pur contando sui finanziamenti di Stati esterni, per ripristinare le funzioni primarie – elettricità, acqua potabile, fognature, strade – servirebbe un anno. E le zone allagate dallo tsunami resterebbero inaccessibili per anni.

Anche nella migliore delle ipotesi, il terremoto avrà magnitudo 8 e i danni saranno comunque enormi. Kenneth Murphy, direttore della FEMA che si occupa delle emergenze in quest’area, afferma: «La nostra ipotesi è che qualsiasi cosa a ovest dell’Interstate 5 sarà distrutta».

C’è un modo per prevenirlo? Se la Cascadia si dotasse dei giusti strumenti, 90 secondi prima del vero terremoto avvertirebbe quelle che si chiamano “onde longitudinali”: è l’allarme per mettersi ai ripari. Purtroppo al momento non dispone di simili attrezzature. In ogni caso, l’unico vero modo per salvarsi è non essere presenti nella zona al momento del disastro.

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Sommario

>> Cosa potete fare
>> I 17 obiettivi – elenco
1. Sconfiggere la povertà
2. Sconfiggere la fame nel mondo
3. Buona salute
4. Istruzione di qualità
5. Parità di genere (di sesso)
6. Acqua pulita e servizi igienico sanitari
7. Energia rinnovabile
8. Buona occupazione e crescita economica
9. Innovazione e infrastrutture
10. Ridurre le disuguaglianze
11. Città e comuni sostenibili
12. Consumo responsabile
13. Intervento sul clima
14. Flora e fauna acquatica
15. Flora e fauna terrestre
16. Pace e giustizia
17. Partnership per gli obiettivi
>> Link ai siti ufficiali

Introduzione

Sta già diventando un movimento virale con l’hashtag #globalgoals. Per chi non lo sapesse un «hashtag» è un’etichetta (tag) che serve per richiamare un certo argomento, in modo da riunire le notizie che lo riguardano. Provate a cercare #globalgoals su Google, o su Twitter, o ancora su Facebook: vi appariranno pagine su pagine. Ma di cosa si tratta?

Global goals significa letteralmente «obiettivi globali». Come recita il sito ufficiale, il 25 settembre 2015 si sono riuniti 193 leader di tutto il mondo per sottoscrivere 17 obiettivi che coinvolgono il mondo intero. Lo scopo di questi obiettivi è di raggiungere entro il 2030 questi straordinari traguardi:
– porre fine alla povertà estrema
– combattere la disuguaglianza e l’ingiustizia
– porre rimedio al cambiamento climatico

E questo nel mondo intero.
Visti così sembrano davvero un’utopia irraggiungibile, ma il fatto che ben 193 leader delle Nazioni “che contano” lo abbiano sottoscritto lascia intendere che si tratta di un impegno serio: se anche metà degli obiettivi saranno raggiunti, in ogni caso sarà un’opera che porterà frutti positivi e che non si è mai tentato in precedenza.

In fondo alla pagina trovate tutti i link ai siti ufficiali, per approfondire.
Qua sotto, invece, vi riporto l’elenco dei 17 obiettivi. Per ognuno ho scritto i punti chiave delle azioni che si vogliono intraprendere entro il 2030, tradotto dall’inglese (visto che sul sito la lingua italiana non è ancora sistemata). Per i dettagli si veda il sito ufficiale.

Cosa potete fare – Il vostro aiuto è essenziale

Prima di stilare l’elenco, è doveroso puntualizzare che i Global Goals non possono essere portati a termine se il mondo non sa che esistono.

Il fatto che stia diventando un fenomeno così importante su internet è proprio perché i leader cercano di promuoverlo, di farlo conoscere alla gente: solo così ogni nazione si renderà partecipe del piano di sviluppo, deciderà il da farsi e magari potrà apportare un aiuto fondamentale.

Senza di noi – la gente comune – i Global Goals resteranno in soffitta a prendere polvere. Più diffondiamo “il verbo” e maggiori sono le possibilità che le voci arrivino ai piani alti della politica e che gli obiettivi siano realizzati. E, non si sa mai, magari andremo oltre le aspettative e riusciremo a realizzarli per davvero entro il 2030.

Quindi non limitatevi a leggere e a informarvi: diffondete la conoscenza. Parlatene con i vostri conoscenti, discutetene. Condividete su Facebook, inviate di tanto in tanto dei messaggi per farvi ascoltare. Se avete un blog, scrivetene come sto facendo io in questo momento. Senza esagerare, naturalmente, perché un conto è parlarle e un altro conto è “martellare” la gente con lo stesso argomento… come sempre, serve un po’ di criterio.

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Abbiamo già presentato diversi articoli che riguardavano gli effetti della temperatura estrema. In particolare, abbiamo visto cosa succederebbe alla Terra se la temperatura aumentasse fino a 6 gradi e quali conseguenze ha il freddo intenso sul corpo umano. Con una linea più ordinata, abbiamo anche passato in rassegna le singole temperature dalla più bassa in assoluto fino alla più alta possibile.

Ci restano soltanto due passaggi per avere il quadro completo: gli effetti di un caldo eccessivo e gli effetti del fuoco sul corpo umano. In una prossima pagina mi occuperò delle conseguenze di un caldo eccessivo nell’aria.

In questo articolo, invece, ci concentriamo su cosa succede quando un corpo viene progressivamente sottoposto alle fiamme di un fuoco. I dati sono frutto di ricerche scientifiche da parte dell’Università della West Florida, fatte su corpi donati alla scienza, e sono utili per analizzare scene del crimine.

Quando un corpo inizia a bruciare

Immaginare di essere avvolti dal fuoco basta già per darci un senso di calore e di oppressione. Anche se il freddo intenso produce effetti altrettanto dannosi, le altissime temperature provocano un dolore intenso e improvviso.

Il corpo è composto da varie sostanze e materiali, e ridurlo in cenere richiede molto tempo. Nello specifico, un corpo umano può bruciare per 7 ore ininterrottamente.

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L’agricoltura ci ha spianato la strada

Ce lo insegnano sui libri di scuola: se l’uomo non avesse scoperto l’agricoltura, la società moderna non esisterebbe. Assieme a pochi altri fattori, come il fuoco e la scrittura, la coltivazione rappresenta un elemento fondamentale per trasformare l’uomo da animale a quello che siamo.

A questo punto c’è da chiedersi, in effetti, quanto sia stato profondo il cambiamento e perché. In altre parole, se l’uomo avrebbe potuto creare una società avanzata anche in essenza di un’agricoltura.

La seconda domanda da porci è: l’agricoltura ha portato soltanto benefici? Su quest’ultima in particolare il dibattito è accesso.

Stessa scoperta, luoghi diversi: com’è possibile?

Un fatto piuttosto strano è che l’agricoltura nacque contemporaneamente in popoli umani che abitavano a miglia di distanza tra loro e che non avevano nessuna possibilità di comunicare. La logica lascerebbe pensare che, in qualche modo, il primo popolo che l’ha scoperta abbia in qualche modo trasmesso le conoscenze agli altri popoli: ma questa teoria non regge, per il semplice motivo che i luoghi di cui parliamo non avevano vie di comunicazioni possibili senza un’adeguata tecnologia.

Circa 10.000 anni fa appaiono i primi segni di coltivazione nella Valle del Nilo e nella Mezzaluna fertile, dove si concentravano le pianure e i grandi fiumi: Nilo, Giordano, Tigri ed Eufrate.

Ma nello stesso periodo l’agricoltura nasce in Cina e in Sudamerica; l’orzo e le lenticchie sono usati nell’Asia del sud tra i 9 e i 12 mila anni fa, il riso in Thailandia e in Cina circa 9.500 anni fa, le patate in Sudamerica circa 6.000 anni fa. Luoghi così lontani che l’uomo della mesopotamia avrebbe dovuto viaggiare mesi e mesi per raggiungerli (e non si spiega perché avrebbe dovuto farlo, visto che proprio grazie alla coltivazione stava cominciando a diventare sedentario).

Come spieghiamo questa rivoluzione improvvisa in vari angoli della Terra? Evitiamo di entrare nella pseudoarcheologia, cioè quel lato della storia che va contro le teorie ufficiali, che tra le varie idee ipotizza l’intervento di civiltà estremamente evolute che hanno influenzato l’uomo primitivo. Concentriamoci solo su cosa dicono gli esperti “riconosciuti”.

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Sommario

Nei due precedenti articoli, oltre a informazioni generiche sulla Slovenia, abbiamo passato in rassegna le grotte di San Canziano, la gola di Vintgar e il lago di Bled. Con questa terza e ultima parte vedremo tre altri capolavori imperdibili della Slovenia: Lubiana (la capitale), le grotte di Postumia e il castello di Predjama.

1. Diario di viaggio: Slovenia in generale, Grotte di San Canziano

2. Diario di viaggio: Slovenia – Gola di Vintgar, Lago di Bled

3. Diario di viaggio: Slovenia – Lubiana, Grotte di Postumia, Castello di Predjama

Lubiana

Lubiana (nome originale sloveno: «Ljubljana») è tra le più piccole capitali del mondo: i suoi abitati non arrivano nemmeno alle 300 mila unità. Gran parte della sua bellezza è concentrata nel centro che, sebbene sia visitabile in meno di un giorno, vale senz’altro la pena di non perdere.

Ho scelto Lubiana come centro di spostamento per le mie varie mete e ho alloggiato presso il City Hotel (vedi più sotto per dettagli). Per visitare la città avete tre mezzi:

trenino turistico: parte ogni ora dal centro, da Stritarjeva ulica, tra i 3 ponti e la chiesa. Costa 3,50 € e dura 15 minuti. E’ un mezzo che non ho preso, per cui non so dirvi quanto possa essere interessante.

giro in battello sul fiume: come potete notare dalla foto sopra, vi permette di guardare Lubiana da un punto di vista diverso e poco accessibile, perché immerso nel verde. Dura un’oretta, al costo di 8 €. Se siete interessati, vi basta cercare la ragazza vestita con cappello da marinaio lungo la via principale, nei pressi della banchina Ribji trg.

con la visita guidata: vi basta raggiungere la Piazza Prešeren, in centro, e raggiungere la guida che parte attorno alle ore 11 e alle ore 15. La visita è gratuita, con la possibilità di lasciare una mancia alla fine. Per informazioni si veda il sito ufficiale.

La cosa migliore, comunque, resta la camminata a piedi organizzata semplicemente seguendo la mappa. Lubiana ha vie ordinate ed è quasi impossibile perdersi. Quello che segue è un possibile percorso a piedi.

Castello di Lubiana

Il castello va visitato. Per raggiungerlo, si deve percorrere una strada piuttosto in pendenza e difficoltosa, piena di ghiaia, che permette di arrivare in cima nell’arco di un quarto d’oro. Proprio a causa del suo essere ripida, sarebbe da evitare in caso di pioggia: per questo frangente consiglio di ricorrere alla funicolare, che parte dalla zona del mercato e raggiunge il castello in pochi minuti, oppure al trenino turistico.

Il castello è diviso in sezioni ed è possibile acquistare tipologie di biglietti diversi. Tra queste troverete:
– il museo delle marionette: ho sempre adorato le marionette, per cui sono di parte nel consigliarvele; in ogni caso è un luogo ameno e senz’altro particolare.
– il museo storico: l’interesse è soggettivo (io l’ho trovato piuttosto noioso, nonostante in genere apprezzi questi tipi di musei); vedrete pezzi di storia di Lubiana e vari video di spiegazione.
– la torre: si erge al di sopra di Lubiana e pertanto vi permette di scattare delle splendide foto della capitale, con le montagne sullo sfondo che la circondano su ogni lato.

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Sommario

Nella prima parte del diario di viaggio dedicato alla Slovenia abbiamo visto una panoramica informativa su questo piccolo Stato e su come prepararsi nel modo migliore per non incorrere in multe che potrebbero rovinarci la giornata. Inoltre, abbiamo passato in rassegna le splendide grotte di San Canziano.

Proseguiamo in questo articolo parlando della gola di Vintgar e del Lago di Bled.

1. Diario di viaggio: Slovenia in generale, Grotte di San Canziano

2. Diario di viaggio: Slovenia – Gola di Vintgar, Lago di Bled

3. Diario di viaggio: Slovenia – Lubiana, Grotte di Postumia, Castello di Predjama

Gola di Vintgar

Se dovessi dare una votazione alle meraviglie naturali che ho visitato, la gola di Vintgar si attesterebbe di sicuro ai vertici. Come potete notare dalla carrellata di foto che segue, si tratta di un luogo che sembra “fuori dal mondo”.

Come arrivare

La gola di Vintgar si trova a 4km a nord-ovest da Bled, vicino al villaggio di Gorje. Queste sono le indicazioni per raggiungerla da Lubiana:
– prendere la direzione est verso Mala ulica
– gira a sinistra per Tavčarjeva ulica
– gira a destra per Slovenska cesta
– gira a sinistra per Tivolska cesta (indicazioni per Maribor)
– gira a destra per Celovška cesta (indicazioni per Kranj/Aerodrom/Avstrija)
– dopo 2,8 km tenere destra per Celovška cesta
– dopo 2,7 km gira destra per Jesenice/Kranj/Letališče Brnik
– entra in A2/E61
– dopo 43 km uscita 3 per Lesce verso Bohinj/Pokljuka/Bled/Žirovnica/Vrba
– alla rotonda, seconda uscita per Lesce/Bled
– dopo 4 km gira a destra per Bled- Gorje/Prešernova cesta (indicazioni per Sp. Gorje)
– dopo 1 km gira a destra per Partizanska cesta || gira sinistra per Cesta v Vintgar; continua su Sebenje
– sinistra per Podhom
– gira a sinistra, poi due volte a destra per restare su Podhom

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Sommario

1. Diario di viaggio: Slovenia in generale, Grotte di San Canziano

2. Diario di viaggio: Slovenia – Gola di Vintgar, Lago di Bled

3. Diario di viaggio: Slovenia – Lubiana, Grotte di Postumia, Castello di Predjama

Informazioni sul viaggio

Periodo di riferimento: inizio luglio (3 notti in hotel, 4 giorni)

Alloggio: City Hotel a Lubiana

Stato: Slovenia

Clima:
– Nel periodo in questione, i primi due giorni ho incontrato un caldo intenso, simile a quello percepito in Italia, che superava abbondantemente i 30° C. Una perturbazione iniziata nella notte del secondo giorno ha portato un abbassamento delle temperature fino a 25° C. Comunque, il Sole a luglio è intenso.
– Il clima è submediterraneo sulla costa, alpino sulle montagne e continentale, con estati calde (spesso mitigate dall’altitudine) e inverni freddi, negli altopiani e nelle valli orientali.
– La temperatura media annua sul litorale adriatico (Portorose) è di 13,8 °C, con una media del mese più freddo, gennaio, di 4,9 °C e del mese più caldo, luglio, di 23,3 °C; a Lubiana, situata a quasi 400 metri di quota nella zona centrale, tali valori scendono rispettivamente a 9,3 °C per la media annua, -1,1 °C per la media di gennaio e 19,2 °C per la media di luglio.

Moneta: euro

Lingua principale: sloveno

Prefisso per l’Italia: 0039
Prefisso dall’Italia: 0386

Fuso orario: UTC/GMT : +1 (come l’Italia)

Come arrivare: la Slovenia è raggiungibile attraverso una comodissima rete autostradale. Dall’Italia prendere l’autostrada A13 per Padova/Milano/Venezia. Dopo circa 16 km, uscire per A4/E70 verso Venezia. Continuare su E70 (in tutto sono circa 175 km), fino a prendere l’uscita per Fernetti/Slovenia. Da qui in poi, siamo in Slovenia.

Percorso generale: grotte di San Canziano – gola di Vintgar – lago di Bled – Lubiana – grotte di Postumia – castello di Predjama.

Descrizione generale

La Slovenia è uno Stato minuscolo dell’Europa, con una tra le capitali più piccole (Lubiana). Eppure, al suo interno nasconde tesori naturali che vanno al di là dell’immaginazione di un cittadino. Nel suo territorio trovate montagne torreggianti, foreste estese, laghi cristallini e un’infinità di grotte visitabili, frutto della più vasta area carsica d’Europa. Si trovano terme rinomate, città meravigliose e persino un minuscolo tratto di mare vicino al confine italiano.

Devo ammettere che sono rimasto incantato dai suoi panorami. Quando ho pensato di organizzarci una vacanza, sapevo appena dove si trovasse la Slovenia sull’atlante; e lo scenario non è l’unico aspetto ad avermi colpito.

Suddividerò il racconto di viaggio in tre parti, perché il materiale è parecchio nonostante mi sia concesso solo quattro giorni di vacanza. Prima di iniziare il resoconto sui luoghi visitati, faccio una breve panoramica sulla Slovenia nel suo complesso: le mie impressioni e le informazioni utili che vi serviranno, soprattutto nel caso in cui decidiate di raggiungerla in auto.

In questo primo articolo tratterò poi le grotte di San Canziano. Nella seconda parte parlerò della Gola di Vintgar e dell Lago di Bled. Nella terza e ultima parte mi concentrerò su Lubiana, sulle grotte di Postumia e sul castello di Predajama.

Informazioni generiche sulla Slovenia

Le strade

La Slovenia è una terra ordinata dal punto di vista stradale. È un aspetto che ho notato subito e si nota chiaramente l’impronta lasciata dalla dominazione austriaca (si veda il mio diario di viaggio a Salisburgo, in Austria).

Oltre al manto stradale, sempre perfetto, e alla pulizia che si trova ovunque, ci sono aspetti che l’Italia dovrebbe prendere a esempio. Chiunque – ma proprio chiunque, probabilmente a causa delle multe salate – si ferma davanti alle strisce quando passano dei pedoni. Almeno a Lubiana, ho notato che sono molti a muoversi in bicicletta, in pattini o addirittura sullo skateboard.

Un particolare che mi ha incuriosito è il conto alla rovescia sui semafori: quando si è fermi ad aspettare con il rosso, un conto alla rovescia avverte di quando scatterà il verde; e questo sia per le auto che per i semafori dei pedoni. In alcuni casi, ho notato che dove manca il conto alla rovescia, si passa dal rosso all’arancio e infine al verde. Tutto questo mi lascia pensare che la Slovenia tenga in grande considerazione la sicurezza stradale.

Cucina tipica

Un altro aspetto che valuto nei viaggi è la cucina. Se la cucina italiana è insuperabile, quella slovena se la batte comunque bene. Le porzioni sono enormi: con una portata di solito ci si sfama, al punto che spesso non c’è neanche il posto per il dolce. Nonostante questo, il prezzo si può considerare basso: con 15 € si può portare a casa un pasto abbondante che in Italia sarebbe costato 20-25 €.

Cosa offre la Slovenia come pietanze? Innanzitutto, produce due birre chiare, la Lasko e la Union. Le ho assaggiate entrambe: la prima ha un sapore più forte, mentre la seconda ha un gusto più “liscio”.

Alcuni dei piatti che ho assaggiato, tutti gustosi:
– calamari con mozzarella e prosciutto
– riso con burro e funghi
– gulash di cervo con pane arrotolato e mirtilli
– gibanica: una torta tipica, simile a uno strudel con le noci e la ricotta
In genere, gli sloveni prediligono il salato al dolce e, ho notato, i secondi ai primi piatti.

Altre informazioni

Una cosa negativa della Slovenia è il costo, altissimo, dei parcheggi. Soprattutto a Lubiana, trovare un parcheggio per strada che non sia a pagamento è impossibile. Sarete quindi costretti a lasciare la vostra macchina in un parcheggio coperto, che generalmente costa sui 25 € al giorno. È da notare, però, che il sabato pomeriggio e la domenica tutti i parcheggi per strada sono gratuiti.

Se alloggiate in un albergo, tenete presente che a volte si tratterranno la vostra carta di identità. Nel mio caso, comunque, hanno semplicemente fatto una fotocopia del documento e me l’hanno poi restituito.

Nota importante: se avete in programma una vacanza in montagna, ricordatevi che potreste contrarre l’encefalite da puntura di zecca (TBE). Meglio prepararsi con il vaccino contro la TBE: rivolgetevi all’ASL, che vi inoculerà tre dosi – la prima immediatamente, la seconda a distanza di un mese e la terza dopo un anno (con la seconda inoculazione si è già coperti). Questo tipo di vaccinazione non serve se seguite il percorso di questo diario di viaggio.

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Fantasia e realtà

L’idea che la Disney ci ha dato di Pocahontas è in buona parte sbagliata, tolto il fatto che si tratta di un personaggio realmente esistito.

Pocahontas non aveva il fisico snello come un giunco e non indossava quel vestito con maniche a giri: anche perché le donne del suo popolo andavano in giro a seno nudo. Non era una principessa (anzi, lo era ma non riconosciuta) e il suo ragazzo non era un inglese biondo di nome John Rolfe: il suo nome era John Smith e il matrimonio lo si fece per pura convenienza.

Soprattutto, le sue vicende non sono proprio quello che si può definire un “sogno avverato”.

L’invasione degli inglesi e la mediazione di Pocahontas

Il vero nome di Pocahontas era Matoaka, il cui significato era «Fiume lucente tra due montagne». Vista la sua vivacità di bambina, la sua tribù l’aveva soprannominata Pocahontas, cioè «Spirito giocoso».

La ragazza era figlia di Wahunsonacock, capo dei Powhatan, una confederazione di circa trenta tribù che avevano in comune la lingua algonchina e il fatto di abitare in una colonia inglese sulla costa della Virginia. Di fatto, quindi, era una principessa.

Nel 1607, all’età di 13 anni, Pocahontas assistette all’invasione dei primi 104 coloni inglesi che erano stati autorizzati dall’Inghilterra a sfruttare la Virginia. All’inizio i Powhatan trattarono i nuovi arrivati con rispetto e amicizia, com’era loro abitudine. In un secondo momento, però, i nativi scoprirono che gli inglesi stavano entrando nelle loro terre e decisero di catturarli. Fu un errore che gli costò caro.

Il capo dei coloni era John Smith e fu trascinato a terra, con la testa appoggiata su una pietra, pronta a essere spaccata con un sasso. Fu allora che intervenne Pocahontas. Si gettò sopra il colono e gli cinse la testa con le braccia, costringendo il padre a risparmiargli la vita.

Era stato l’amore a muovere la giovane algonchina, come ci vuole far credere la Disney? Non proprio. Pare che si sia trattato di un rituale della tribù. Con quel gesto, cioè fingere di voler uccidere John e poi risparmiarlo, il capo dei Powhatan voleva mettere in chiaro un particolare: «Lascio agli inglesi la libertà di insediarsi, ma pretendo che riconosciate la mia autorità».

Inutile dire che gli inglesi non capirono affatto il significato del rito.

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Introduzione

[L'articolo esprime opinioni personali da parte dell'autore]

Il Garante per la Privacy ha reso pubblica una nuova normativa, che è entrata in vigore il 2 giugno 2015. Il testo completo lo potete leggere sulla pagina ufficiale e sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014.

Visto che si tratta di un provvedimento ufficiale – e date le multe salate in cui si può incorrere in caso di inadempienza, che partono da ben 6 mila euro, cifra a nostro parere del tutto ingiustificata – lo staff di One Mind si è dovuto adeguare. Per cui troverete il banner fastidioso su tutte le pagine del sito (che comunque, una volta chiuso, non si ripresenterà alla vostra prossima visita usando lo stesso pc o dispositivo mobile).

Mi sento in dovere di esporre le mie critiche a riguardo. Puntualizzo che One Mind è sempre stato favorevole a preservare la privacy dei suoi visitatori e, infatti, come ribadito più volte non farà mai uso dei loro dati se non all’interno del portale stesso o se non espressamente indicato. Nonostante questo, sono contrario a queste forme invasive e obbligatorie che il Garante della Privacy impone senza tenere conto a sufficienza – o ignorando volutamente – le conseguenze negative.

Facciamo una breve panoramica della legge e, subito dopo, vediamo di analizzare i motivi per cui la normativa è da ritenersi scarsamente utile, superata e addirittura dannosa. L’analisi è stata effettuata sia sulla base di motivazioni logiche, sia attraverso una ricerca sulle critiche già presenti nel web.

La normativa in breve

Per dettagli su cosa sia un cookie e sulle varie tipologie di cookie, fate riferimento alla pagina informativa sulla privacy che trovate nel sito. Di seguito vedremo solo di descrivere la legge nelle parti che ci sono utili.

Sintetizzando, la legge prevede che qualsiasi sito che faccia uso di cookie capaci di recuperare dati (più o meno) sensibili dai visitatori, è obbligato a mostrare un avviso (banner) in tutte le pagine e a stendere un’informativa che varia a seconda della tipologia.

In altre parole, se nel vostro sito fate uso di quei cookie che vengono chiamati “di profilazione”, cioè che raccolgono le preferenze di navigazione degli utenti, siete obbligati a:
– creare un banner presente in tutte le pagine e ben visibile: deve spiegare in breve che fate uso di cookie con cui si raccolgono i dati; il banner deve avere un link che riporti alla pagina di informativa sui cookie;
– creare una pagina di informativa sui cookie.

Contenuto della pagina di informativa

La pagina di informativa deve contenere:
– il link alla norma ufficiale del Garante
– descrizione di cosa siano i cookie
– i tipi di cookie che usate
– il link a eventuali siti esterni di cui vi avvalete e che fanno uso a loro volta dei cookie per darvi il servizio

Quest’ultimo punto è il più increscioso. In pratica dovete elencare i siti esterni a cui vi appoggiate e che potrebbero installare cookie sul pc dei visitatori. Qualche esempio: Google Adsense, Google Analytics, il widget di Twitter e il “mi piace” di Facebook. Per ognuno dovete anche linkare la loro pagina dove spiegano come fanno uso dei cookie.

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