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Chi non vorrebbe essere come Batman? Diciamocelo, togliendo i personaggi su “scala cosmica”, non esiste supereroe nella Marvel e nella DC che può stargli dietro – anche perché nell’idea dei produttori è di renderlo così strategico che, una volta sul campo, sa sempre in anticipo come battere il suo nemico.

Per essere un umano ha tutto da invidiare: un fisico costantemente allenato, un’intelligenza superiore a chiunque altro e i giusti contatti per arrivare ovunque. E’ l’uomo perfetto: ecco perché è considerato un supereroe e non un semplice sorvegliante.

Ma se anche fondessimo assieme l’uomo più intelligente e l’uomo più allenato del pianeta, ci mancherebbe ancora un dettaglio: l’equipaggiamento. Non solo le attrezzature di Batman hanno un costo esorbitante, ma usano a volte tecnologie che non sono ancora entrate in commercio. Ne è un esempio il mantello, con il quale Batman può planare da un tetto all’altro senza rompersi le gambe.

Qui sotto trovate un’immagine che spiega chiaramente i vari costi sostenuti da Bruce Wayne per essere se stesso e per essere Batman (cliccateci sopra per ingrandirla a pieno schermo). I vari passaggi sono stati calcolati tanto dal fumetto quanto – e soprattutto – dai fortunati film di Nolan (a questo indirizzo trovate una recensione sul terzo film della trilogia, The dark knight rises).
Più sotto trovate un riassunto in italiano, con la somma delle varie spese.

Vi basta per convincervi che Batman è un uomo perfetto e irripetibile?

Costume

Batman con elenco dei costi del suo costume

Soltanto la creazione del costume ha richiesto a Bruce Wayne la bellezza di 1.058.450 dollari (nel costo totale si conterà solo una parte, visto che alcune sono “spese di prova”). Gran parte dei pezzi sono infatti composti di Nomex, una lega molto simile al robustissimo kevlar.
Il pezzo più costoso è l’elmo, che deve essere robusto e permettergli comunque un agile movimento; inoltre ha al suo interno un sistema elettronico che gli fornisce le varie informazioni di cui a bisogno di volta in volta. Ricordiamo che Lucius Fox (Morgan Freeman) nel film ha affermato che una sola unità di armatura costa 300 mila dollari.

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Avete un sito internet? Lo state monitorando con Google Analytics e state cercando di guadagnare qualcosa mettendovi sopra dei banner di Google Adsense?
Sappiate che esiste un sistema per visualizzare il rapporto di Adsense (o di Adwords) all’interno dello spazio di Analytics, senza dover accedere per forza al solito pannello di controllo. Il vantaggio sarà nell’avere un’interfaccia simile all’Analytics, con il solito grafico a segmenti, e di conoscere le pagine di provenienza dei maggiori incassi.

Entrate nel vostro pannello di Analytics e scegliere il sito da agganciare. Se non avete mai esplorato il pannello, date un’occhiata ai tre menu in alto.
Tutto quello che vedete di solito (i vari rapporti di monitoraggio) si trova nel menu “Rapporti standard”. La sezione “Rapporti personalizzati” permette invece di creare particolari parametri di monitoraggio. Altre informazioni utili si trovano nella “Home”: qui avete a disposizione una dashboard riassuntiva e la possibilità di seguire le visite in tempo reale grazie alla nuova funzione (la trovate sul menu di sinistra, ancora in fase beta).

Quello che interessa a noi, però, si trova nel menu in alto a destra. Qua troverete la voce “Amministrazione” esattamente a fianco del pulsante che porta alla guida: cliccateci e vi apparirà una schermata come la seguente.

Schermata di Analytics

L’interfaccia non è propriamente chiara, nel senso che per agganciare Adsense si deve sapere a priori dove cercare.

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Il sistema più comodo per caricare file e creare cartelle sul vostro sito è di usare filemanager predisposti. Uno dei migliori, che uso da sempre, è Filezilla: completo, facile da usare e supporta anche il drag & drop (trascinamento) dei file dal vostro pc a Filezilla stesso.

Non sempre, però, c’è la possibilità di connettersi tramite filemanager. Può capitare che il server stesso dia delle limitazioni oppure, più comunemente, può capitare di dover assegnare dei permessi a qualche utente esterno affinché carichi lui stesso file e cartelle nel server.

In questi casi possiamo affidarci a una semplice funzione, che vi propongo qui sotto. I commenti dovrebbero essere sufficienti per comprendere il suo uso.
Trovate la funzione anche nello script linkato di seguito, liberamente scaricabile.

Download script

La funzione per creare cartelle tramite ftp

Nell’esempio creiamo la cartella “immagini” nella root del sito. Imposteremo a questa cartella i permessi 0666 (cioè scrittura e lettura per chiunque).
Gli unici parametri che dovete procurarvi sono quelli di connessione all’ftp del vostro server, quindi host, username e password. Non serve altro.

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Wikipedia è diventata ormai un punto di riferimento per le informazioni sul web. Se avete un dubbio e cercate in rete, quasi certamente vi apparirà tra la lista possibile una pagina di Wikipedia.
Soltanto la versione italiana, nel momento in cui sto scrivendo, ha superato le 930 mila pagine. Teniamo poi conto che esistono versioni nelle più disparate lingue (l’inglese per eccellenza, naturalmente) e che, nonostante qualche momento di crisi e leggi contro il web che la mettono a rischio, gli utenti continuano a popolare le pagine.

Come salvare sul proprio pc una pagina che si trova interessante e utile da rileggere in futuro? Wikipedia non ha copyright: questo significa che potete scaricare senza problemi il suo contenuto.
Nel caso di una pagina singola, potete semplicemente scegliere il menu “Stampa/esporta” sulla barra laterale sinistra e quindi cliccare su “Scarica come PDF”. La vostra pagina sarà salvata come un normale file pdf, comprensiva di immagini e di link.
Nello stesso menu avete a disposizione la versione stampabile e la possibilità di “creare un libro”, ovvero di selezionare più pagine prima di creare il vostro pdf.

Una domanda sorge spontanea: c’è un sistema per salvare tutte, ma proprio tutte, le pagine di Wikipedia?
La risposta ce la dà Wikipedia stessa a questa pagina. Wikipedia crea dei backup periodici, sia del database che delle pagine fisiche, in modo da permettere agli utenti di scaricarle. Il motivo? Se Wikipedia dovesse per caso “cadere in disgrazia”, qualcuno potrebbe prenderle le redini – se possiede, naturalmente, un server capace di tenere un carico simile. Ma anche un utente comune può scaricarle soltanto per il piacere di leggerle offline.

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Qualche mese fa abbiamo visto un esempio complesso su come trasformare un indirizzo civico passato in coordinate geografiche (latitudine e longitudine), attraverso l’uso di api di Google Maps e in particolare del geocode.

In quel caso si trattava di un esempio completo, con delle aggiunte, ma Google ci mette a disposizione uno script molto più semplice per ricavare latitudine, longitudine e altitudine da un indirizzo passato.

Di seguito vi propongo uno script, liberamente scaricabile, che permette di ricavare le coordinate dall’indirizzo passato. Funziona da solo senza aggiunte: questo significa che potrete metterlo online sul vostro sito e richiamarlo come una comune pagina php.
Il codice stampa a video le coordinate. Per interazioni più complesse (per esempio, salvataggio delle coordinate nel database) potete dare un’occhiata al link che trovate in fondo all’articolo.

Il codice non ha bisogno di grandi spiegazioni e i commenti dovrebbero essere sufficienti per capirne la dinamica.
Vi basterà cambiare soltanto l’indirizzo di partenza, contenuto nella variabile address.

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Abbiamo visto, in un altro articolo, come fare a suddividere i risultati di una query su più pagine: in pratica la classica numerazione di pagina che permette, cliccando su un numero, di “cambiare pagina” e di caricare quindi i successivi tot record.
Il procedimento è abbastanza semplice e si tratta di lavorare sul parametro limit delle query mysql. In ogni caso, alla pagina linkata troverete uno script già pronto da scaricare.

Può capitare, però, di dover fare i conti con due query diverse, i cui record di entrambe devono essere suddivisi nella stessa pagina.
Facciamo un esempio. Nella pagina abbiamo due riquadri da gestire. Il riquadro superiore contiene l’elenco degli utenti, il riquadro inferiore contiene l’elenco di prodotti. Come vedete si tratta di due riquadri completamente distinti, ma se l’utente per esempio si trova alla terza pagina degli utenti e preme sulla quinta pagina dei prodotti, si dovrebbero aggiornare unicamente i prodotti, mentre la stampa degli utenti dovrebbe rimanere intoccata alla seconda pagina.

Qui sotto trovate uno script per gestire situazioni simili, che potete scaricare liberamente. Il codice è pensato per gestire un numero imprecisato di query, affiancandovi semplicemente un suffisso con numerazione progressiva.
I commenti dovrebbero spiegare con chiarezza ogni passaggio; per le basi, comunque, fate riferimento all’articolo linkato sopra.

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WordPress è un’ottima piattaforma per creare siti web da zero con un aspetto, nonostante tutto, professionale e ben curato. Aggiungiamoci la possibilità di aggiungere plugin e funzionalità con un minimo sforzo, e capirete il motivo per cui tanti gestori (dal comune privato alle grosse aziende) si affidano a questo prodotto per realizzare dei portali.
Qualche tempo fa abbiamo visto una guida completa su come installare e configurare WordPress da zero. E’ una procedura molto semplice.

Il problema può nascere, invece, quando ci si trova nella necessità di aggiornare WordPress a una nuova versione. E’ consigliabile aggiornare sempre WordPress alla versione più recente, per risolvere vulnerabilità presenti. Senza contare che, in futuro, alcuni plugin da voi usati potrebbero non essere più supportati dalle nuove versioni: cambiarle passo a passo nelle versioni è un conto, aggiornarle dopo mesi può diventare insidioso. Ancora, alcuni server potrebbero “bloccarvi” il sito se è di una versione troppo vecchia, per questioni di “sicurezza” (mi è già capitato).

Sarà WordPress stesso, nel pannello di controllo, ad avvertivi della presenza di un aggiornamento, come vedete nell’immagine di esempio qui sotto.

Schermata di aggiornamento di WordPress

Cliccando sul link sopra (“WordPress 3.4”) verrete reindirizzati al sito originale di WordPress. In alternativa potrete cliccare su “Aggiorna adesso” o “Aggiornare a 3.4” per aprire una nuova pagina, collegata al file update-core.php già presente nel vostro sito. Sarà questo file a occuparsi di recuperare l’ultima versione disponibile. Sentitevi liberi di cliccarvi sopra: l’aggiornamento non parte subito.

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E’ innegabile: in un’azienda di creazione di siti web dove le mansioni sono specializzate, le figure del Webdeveloper e del Webdesigner finiscono per confrontarsi in gran parte dei lavori. Che si tratti di uno scontro o di un vero e proprio confronto dipende, sicuramente, dall’impostazione della struttura aziendale e del metodo di lavoro, ma anche dall’apertura mentale dei dipendenti.

Perché succede? Le finalità di entrambi sono le stesse: creare un sito web che il pubblico può gradire. L’unica (sostanziale) differenza è il modo con cui si vuole perseguire questo obiettivo. Proprio per la natura delle due figure, le modalità risultano essere quasi opposte. Ecco, quindi, che si deve assolutamente trovare un compromesso.

Facciamo un po’ di ordine nei termini: vi sarà chiaro dove sta l’elemento “destabilizzante” e perché sia necessario trovare un compromesso. In fondo all’articolo cercheremo poi di capire come trovare questo punto di incontro.
L’argomento è lungo e non è possibile condensarlo, a meno di togliere elementi portanti. A ogni modo, immagino che questo articolo sarà letto dalle persone prese in causa più che dagli utenti di passaggio, e cioè da webdeveloper e webdesigner. Se siete convinti di conoscere alla perfezione entrambe le figure, potete leggere subito il fondo dell’articolo, dove si parla dei modi migliori per interagire e trovare un compromesso.

Lasciate pure commenti e critiche: l’articolo rispetta il mondo del web così come ho avuto esperienza di monitorare di persona e non è necessariamente una verità assoluta.

Da notare che ho lasciato volutamente da parte l’area del web marketing: non perché inutile (tutt’altro) o perché si deve poco interfacciare con gli altri dipendenti, ma perché si tratta di figure leggermente distaccate e meno coinvolte nello sviluppo centrale. Su di loro andrebbe scritto un articolo a parte.

WEBDESIGNER

Figura e competenze generali

Ombra di uomo con tre sfere verde, blu e rossa

Il web designer ha il compito di creare la struttura grafica del sito, ma anche di impostare l’intero progetto su cui lavorerà insieme al suo team (1)

Il webdesigner (o web designer) è la figura professionale che si occupa di stabilire la struttura del sito, sia nella sua parte tecnica che nella sua parte grafica. E’ la base dello sviluppo: dal suo lavoro dipende la buona riuscita del progetto nella totalità.

Il webdesigner deve essere in continuo aggiornamento, sia con le nuove tendenze grafiche e con gli strumenti grafici più recenti, sia con l’evoluzione del web: il fatto che un sito debba essere compatibile con una vecchia versione del browser o che debba “ignorare” il decadente uso del flash andrà a colpire la grafica e, di conseguenza, la programmazione del webdeveloper.

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Come abbiamo visto qualche mese fa in un articolo, Google Maps ci mette a disposizione un sistema per trasformare un indirizzo civico in coordinate geografiche (cioè latitudine e longitudine). Alla pagina linkate troverete un link completo da scaricare.

Ma, una volta che abbiamo recuperato latitudine e longitudine, come facciamo a trovare la distanza tra due punti geografici?
Ancora: come facciamo a trovare il numero di aziende che si trovano a una certa distanza dal punto geografico passato?

Situazioni simili si possono presentare, per esempio, se dobbiamo realizzare un sito di e-commerce (negozio online) in cui dobbiamo calcolare le spese di trasporto in base alla distanza da percorrere tra l’azienda che offre il prodotto e il compratore destinatario.
Dobbiamo inoltre distinguere il caso in cui le coordinate siano già preventivamente in nostro possesso, oppure quando una delle due coordinate ci vengono fornite dall’utente (per esempio digitando il suo indirizzo e inviandolo tramite form).

I due script che trovate di seguito mostrano due casistiche distinte:
1) recupero della distanza tra due coordinate geografiche, conoscendo di entrambe già dall’inizio latitudine e longitudine. La distanza sarà ricavata tramite formula matematica e con l’uso del linguaggio php.
2) estrazione dei punti geografici già in nostro possesso che si trovano entro una determinata distanza dalle coordinate inviateci dall’utente, per esempio tramite form. In questo caso noi avremo a disposizione, nel nostro database, un certo numero di aziende/luoghi con associate delle coordinate geografiche. Il calcolo sarà fatto direttamente in una query del database, che sarà di tipo mysql.

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A seconda del linguaggio di programmazione usato e del sistema che si predilige, abbiamo a disposizione diversi modi per reindirizzare un utente verso un’altra pagina in modo del tutto automatico.
Il redirect ci è utile in numerose situazioni. Un esempio l’abbiamo nel caso in cui, nel sito, abbiamo un’area riservata accessibile solo agli utenti registrati; se un utente non registrato cercherà di accedere a quella pagina, dovremmo bloccarlo con una funzione di controllo e inviarlo a un’altra pagina di inizio (per esempio l’home o la pagina di login).

In questo articolo vedremo:
– reindirizzamento con puro html
– reindirizzamento tramite htaccess
– reindirizzamento con javascript
– reindirizzamento con php

Html puro e htaccess

1
<meta http-equiv="refresh" content="5;url=home.php">

Il codice sopra va inserito entro i tag : si tratta infatti di un attributo metatag che agisce al caricamento della pagina.
Il numero iniziale (“5”) sono i secondi che passano prima di essere reindirizzati dal momento in cui si accede alla pagina. Il campo url stabilisce invece la pagina di destinazione del reindirizzamento. Naturalmente al posto di home.php si può inserire un indirizzo internet completo (es: “http://www.sito.it/”).

Con l’htaccess il concetto è un po’ diverso. Per un approfondimento completo sull’uso dell’htaccess fate riferimento a questo articolo. I commenti si spiegano da soli.

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