È meglio scrivere una saga o un racconto autoconclusivo?

Saga Portrait of di Robert Hale
Prima di scrivere una saga o un libro autoconclusivo meglio avere le idee chiare. Per un autore emergente, il rischio è di vedere la propria opera invenduta [@01]

La questione mi ha sfiorato diverse volte in passato e continua a saltarmi in testa ogni volta che prendo in mano la trama di un racconto che sto per scrivere. Saga o racconto autoconclusivo?

La risposta non è così semplice, perché non possiamo fermarci al “gusto dell’autore”. Anzi, semmai è proprio il contrario: è il pubblico a decidere se vale la pena di rischiare prendendo in mano un libro che, già a priori, sa che resterà in sospeso.

Sommario

Differenza tra autore affermato ed emergente
— L’autore emergente
— L’autore affermato
Perché scrivere una saga?
— Il mercato e il guadagno
— Il vantaggio e i rischi per l’autore
La mia esperienza

La differenza tra autore affermato ed emergente

Il primo elemento discriminante è chi sia l’autore del racconto e quanta fama abbia tra il pubblico. Se siete degli scrittori in erba, ancora sconosciuti nel campo, scrivere una saga può essere un grande azzardo.

L’autore emergente

La concorrenza sul mercato è enorme, quindi un lettore preferirà quasi sempre acquistare i racconti di autori famosi, di cui magari ha già letto qualcosa, invece di tentare la sorte con un nuovo arrivato. Un autore emergente è visto con diffidenza e sarà scartato più facilmente se presenterà un libro che è «il primo di una trilogia» o, peggio ancora, «il primo di molti».

L’autore emergente, dunque, dovrebbe iniziare con dei libri autoconclusivi e cercare di farsi un nome con quelli. In seguito, può azzardare di pubblicare una saga — meglio se breve, per esempio una trilogia; ma qua dipende da quanta fama è riuscito a guadagnarsi con i libri venduti.

L’autore affermato

Al contrario, per l’autore affermato, o che comunque ha già una certa fama, è più comodo buttarsi sulle saghe. I motivi sono molti:

  • sa già di avere un seguito di lettori che acquisterà i suoi libri;
  • fidelizzerà eventuali nuovi lettori, che una volta comprato il primo libro si sentiranno spinti ad acquistare i successivi;
  • non è costretto a limitarsi sulla trama e sugli elementi da aggiungere (questo punto lo vedremo tra poco).

Perché scrivere una saga?

A questo punto c’è da chiedersi perché le saghe fatte di libri a finale aperto vadano tanto di moda, mentre un tempo erano meno frequenti. C’è chi non sarebbe d’accordo con questa affermazione, ma se entrate in una libreria non specializzata troverete spesso in risalto i libri legati alle saghe, in genere di carattere fantasy o young adult, tutti con copertine accattivanti. È marketing.

Il primo motivo che spinge verso la saga è che la tecnologia ci permette di scrivere molte più pagine in meno tempo, per cui un autore riesce a pubblicare anche due o tre libri in un anno. Pubblicare una saga richiede meno tempo rispetto al passato e ci si può fare un’idea in tempi – relativamente – brevi su come possa essere accolta dal pubblico.

Il mercato e il guadagno

Il secondo motivo è che i grandi autori, e soprattutto le case editrici, ci stanno abituando alle saghe come standard di vendita. Se ci fate caso, eravamo partiti dalle trilogie (che un decennio fa sono spuntate come funghi) e siamo poi passati ad antalogie che arrivano anche a 9-10 libri. Le serie tv stanno contribuendo a plasmare nella nostra mente l’idea che una buona opera debba essere composta da più parti.

Sia per gli autori sia per le case editrici, una saga è un guadagno maggiore rispetto al singolo libro. Se acquistate il libro autoconclusivo di un autore e scoprite che non fa per voi, è difficile che compriate un’altra opera dello stesso autore; ma se si tratta del primo libro della saga e vi è piaciuto “almeno un po’”, sarete spinti a comprare almeno il seguito, perché alla fine avrete quel senso di nostalgia che un racconto lascia sempre una volta concluso.

Questo è valido se siete degli autori affermati. Se il vostro pubblico è ancora scarso, però, le case editrici rifiuteranno quasi sempre di pubblicare una vostra saga, a meno che non sia molto particolare. Puntare su una serie di libri che forse non saranno venduti, infatti, è più un costo che un guadagno.

Il vantaggio e i rischi per l’autore

Al di là dei motivi economici, cosa spinge l’autore a scrivere una saga? Quando abbozzate gli appunti per un racconto, capire quanto diventerà lungo scriverlo non è sempre facile. Possiamo farci un’idea a spanne, ma è difficile immaginare quanto spazio occuperà la descrizione dei dettagli, la psicologia dei personaggi e i dialoghi. Il plot iniziale contiene i punti essenziali, il resto salterà fuori durante la scrittura.

Ecco perché, a volte, un singolo libro non basta e si trasborda in una bilogia (che più probabilmente diventerà una trilogia). Piuttosto che pubblicare un libro di centinaia di pagine, diventa ovvio immaginare di dividerlo in più volumi.

Ma è davvero la cosa migliore? Se la vostra idea era quella di creare una singola opera autoconclusiva, in realtà dovreste fare il contrario: togliere materiale per rimanere all’interno del progetto iniziale. Infatti, se decidete al contrario di allargare l’opera, correte il rischio di aggiungere del materiale forzato, inutile e noioso soltanto per riuscire a creare due o tre libri invece di uno soltanto.

D’altro canto, se avete comunque da parte abbastanza materiale buono da sfruttare, la saga potrebbe essere un’ottima soluzione. Il vantaggio sta nel fatto che non dovrete limitarvi: tutto quello che avete progettato può essere inserito, senza tagli, e potrete anzi entrare di più nei dettagli e sviluppare la psicologia dei personaggi senza preoccuparvi della mancanza di spazio.

La mia esperienza

Il dubbio se valga la pena creare una saga o un libro autoconclusivo non lascerà mai la vostra testa del tutto, almeno fino a quando non avrete pubblicato l’opera e venduto un bel po’ di copie (diciamocelo chiaramente, sono le vendite a farci capire se abbiamo fatto la scelta giusta).

Seguendo il ragionamento appena visto, le mie prime opere pubblicate sono state dei racconti autoconclusivi. Solo in seguito mi sono azzardato a scrivere una trilogia; e tra l’altro le ho affiancato un’ambientazione particolare e dettagliata, proprio per attirare l’attenzione su chi ancora non mi conosceva.

Il problema che ho avuto nel limitarmi ai singoli libri è il fatto di aver dovuto tagliare alcune parti per non rendere il racconto troppo lungo. A dire il vero, ho avuto lo stesso problema anche per la trilogia: se avessi riportato l’intera trama e le parti che avevo in mente, ne sarebbe uscita almeno una pentalogia.

C’è anche un’altra questione da considerare. Leggere un libro richiede molto meno tempo di scriverlo. Se vi imbarcate in una saga, sappiate che dovrete passare svariati mesi (a volte qualche anno) prima di cambiare argomento. Una volta iniziata, non si può tornare indietro: se vi doveste annoiare, lo stile ne risentirà e i lettori se ne accorgeranno.

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