La fusione fredda potrebbe essere realtà – una fonte di energia pulita e rinnovabile

30 Agosto 2011 | Fisica e chimica

Introduzione

Fino a qualche mese fa avevo intenzione di iniziare questo articolo in un modo un po’ diverso. Nella mia testa avevo raccolto critiche, speranze per un cambiamento, indignazioni per come i governi trattavano l’argomento della fusione fredda come se fosse un male da debellare.

Poi ho letto una notizia tanto improvvisa da sembrare irreale. Una notizia che, a mio avviso, è passata troppo in sordina, resa pubblica da qualche titolo e poco messa in risalto. In breve: l’energia ricavata dalla fusione nucleare potrebbe essere presto una realtà. Non parlo di una fonte utilizzabile solo da una stretta cerchia di persone, con soldi da spendere o guerre da finanziare, ma di un’energia accessibile a chiunque.

Per chi non sa di cosa si tratta, è doveroso dare qualche spiegazione. Dividerò l’articolo in paragrafi e cercherò di essere il più sintetico possibile, tralasciando gli aspetti secondari che potrete leggere con delle ricerche private.

Cos’è la fusione fredda

La fusione fredda è una reazione capace di produrre un’enorme quantità di energia a partire da idrogeno e deuterio – una forma particolare di idrogeno -, che vengono uniti ad altri metalli. Tramite catalizzatori quali l’elettricità o il suono si provoca un’unione dei loro nuclei, detta appunto fusione, con conseguente emanazione di energia. Da puntualizzare che l’idrogeno è uno dei componenti elementari della normalissima acqua. È come dire: ottengo un’energia di tipo nucleare a partire dall’acqua.

Non fatevi ingannare dalle apparenze. Anche se l’energia è di tipo nucleare, non vengono emesse radiazioni pericolose per l’uomo e non c’è rischio di contaminazioni. Anzi, il prodotto di scarto della fusione nucleare – che nelle centrali nucleari è radioattivo – è un metallo riutilizzabile. Stiamo parlando di un’energia potenzialmente illimitata, che non inquina l’ambiente e che non mette a rischio la salute dell’uomo. In pratica la soluzione ai problemi del mondo moderno.

A differenza della fusione calda, che ha bisogno di temperature a milioni di gradi per causare una reazione nucleare (avviene per esempio nel Sole e nelle stelle), la fusione fredda necessita di molta meno energia in entrata. In pratica, l’energia in uscita è maggiore di quella in entrata, rendendo conveniente l’intero processo.

Tra gli studiosi potete sentire parlare di fusione fredda anche con il nome di Lenr («Low Energy Nuclear Reactions», cioè «Reazioni nucleari a bassa energia»). Vedremo dopo per quale motivo la fusione fredda è stata (ingiustamente) condannata. Per adesso affondiamo le radici nello specifico e andiamo a scoprire perché sembra finalmente essere arrivata a un punto di svolta.

In futuro avremo energia pulita e infinita

Il merito lo dobbiamo a dei nostri connazionali: un piccolo gruppo dell’Università di Bologna, capeggiati dal fisico Sergio Focardi e da Andrea Rossi, lavorano al progetto da anni. L’impegno sembra aver dato loro ragione e, poco tempo fa, hanno informato il pubblico di aver creato l’Hyperion, una piccola centrale atomica capace di moltiplicare per decine (forse centinaia) di volte l’energia immessa inizialmente.

Naturalmente sono stati messi alla prova, ma hanno superato a pieni voti il test: la macchina sembra funzionare alla perfezione. La fusione fredda sembra essere reale e vicina a raggiungere le nostre case. Tuttavia lo scetticismo è d’obbligo, almeno fino a quando Andrea Rossi non si deciderà a rendere pubblico il catalizzatore.

Si sa, infatti, che gli elementi d’ingresso sono l’idrogeno e la polvere di nichel, entrambi presenti in abbondanza in natura, tanto da offrirci una fonte di energia quasi illimitata. Ma solo Rossi sa qual è il catalizzatore che li mette insieme e che, con l’elettricità, permette di sviluppare l’energia finale. Rossi non ha intenzione di rivelare il segreto fino a quando non otterrà tutti i brevetti voluti, dopodiché renderà la “ricetta” pubblica.

Il risultato? Un’energia centinaia di volte più potente di quella iniziale. E lo scarto del processo è il rame, un materiale prezioso e riutilizzabile, che è il risultato dell’idrogeno assorbito dal nichel. Non solo. Il processo si può fare con macchinari piccoli, che potrebbero entrare comodamente nelle case.

Se tutto funzionasse a dovere, quindi, aspettiamoci nel futuro dei frigoriferi che agiscono grazie alla fusione fredda. Le potenzialità sono enormi, in tutti i campi. Meno inquinamento, più accessibilità energetiche e a costi ridotti. Con un certo ottimismo, potremmo pensare che l’energia riesca a raggiungere luoghi isolati e a cambiare qualche situazione disperata.

E i costi? Rossi è convinto che si conterranno a 1 centesimo al kWh, contro i 7-8 centesimi spesi attualmente.

Dubbi e critiche

Diciamolo chiaramente: i governi non hanno mai creduto nella fusione fredda e, viste le difficoltà, non hanno mai sostenuto chi cercava di studiarla.

Tra gli scienziati c’era chi pretendeva di averla scoperta – spesso la notizia si rivelava una bufala – e chi invece voleva finanziamenti per poterla sviluppare e aggirare gli errori. In effetti, i primi esperimenti furono scoraggianti. Nel 1989 fu messo in atto un processo da Martin Fleischmann e da Stanley Pons, ma a volte funzionava e a volte no. Accusati di falsità, si allearono all’Enea di Frascati, dove ottennero dei buoni risultati e un’importante scoperta: la fusione fredda era dimostrabile e, quindi, fattibile. Ma l’energia che si otteneva allora era ancora troppo bassa per essere utile.

Teniamo conto che la fusione fredda ha bisogno di un flusso di neutroni enorme e difficile da ricreare in un piccolo spazio (da qui è chiaro lo scetticismo anche per il nuovo macchinario di Rossi).

Le lingue taglienti parlavano inoltre di interessi economici da considerare. Una simile fonte di energia, se fosse disponibile a tutti, manderebbe in pensione il petrolio, il carbone e qualsiasi interesse economico su cui si fondano adesso i produttori di energia. Calerebbero posti di lavoro. Fallirebbero intere multinazionali. Le società elettriche ne risentirebbero. La gente non sarebbe più costretta a importare dall’estero e quindi si spezzerebbero diversi contratti di comodo o di bisogno.

La nuova notizia, però, ha aperto una speranza inaspettata. La fusione fredda è una realtà? Non possiamo dirlo, fino a quando Andrea Rossi non renderà pubblico l’intero processo e altri non cercheranno di replicarlo. Il che potrebbe avvenire già entro dicembre di quest’anno.

Nel frattempo l’Italia non ci bada, mentre all’estero per lo meno cercano di approfondire la questione – in caso di successo, quindi, è probabile che all’inizio l’Italia sarà tagliata fuori, come succede spesso a causa della nostra troppa precauzione. È in Svezia che gli scienziati hanno testato la macchina di Rossi, arrivando alla conclusione che con soli 50 grammi di nichel, è possibile produrre 4.700 W di energia contro i 330 W immessi.

È chiaro che in caso di via libera, il primo settore interessato dalla fusione fredda sarebbe quello militare. Come è successo con internet. Vincere la guerra, poi lasciare i resti al popolo. È così che una nazione evolve la sua scienza. Almeno per il momento.

Fonti principali
Altre informazioni le potete leggere in un articolo di Focus n. 226, di agosto 2011

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.