Il fantasma del castello di Valeggio – La leggenda tramandata

1 Giugno 2014 | Misteri irrisolti

Borghetto di Valeggio

Se vi capita di passeggiare per le vie di Borghetto, nei pressi di Valeggio sul Mincio, vi consiglio di spendere una mezz’ora per visitare il castello che si staglia come un’alta torre sull’orizzonte visibile oltre gli alberi. Non è difficile da raggiungere e nemmeno troppo lontano come sembra a prima vista.

Al di là della bellezza del castello scaligero – reso ancora più fatiscente dal terremoto del 1117 che ha devastato il nord Italia – quando si entra nel cortile si ha la sensazione che la struttura non sia del tutto abbandonata. Sarà la bassa presenza di turisti, che passano e scivolano via in pochi minuti; sarà l’aria medievale che si respira in ogni sua pietra; o ancora sarà la presenza degli alberi che circondano le torri come guardiani silenziosi, lasciandole protette e nascoste dalla vista esterna.

Oppure, come vuole la leggenda, sarà il freddo tocco del fantasma di messer Andriolo da Parma, che non ha mai abbandonato il castello nel tentativo di ripristinare il suo onore perduto.

Sulla bacheca nel cortile, vicino al manifesto che descrive la storia del maniero di Valeggio, è affisso un foglio con su scritto la vicenda del fantasma del castello. Una trama di mistero, di tradimento, di sangue e di onore perduto, sotto la luce della luna piena di Verona. Ve la riporto qui sotto, trascritta così come appare.

Onore e tradimento: nasce la leggenda della spada spezzata

Leggenda del fantasma - Castello di Valeggio sul Mincio
La leggenda così come è descritta all’ingresso del castello [01]

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Tramandata dalla tradizione locale, raccontata sottovoce nei falò delle sere invernali, questa storia di sangue e mistero ha superato un lungo tempo per giungere fino ai nostri giorni. Per secoli, quando le notti erano paurosamente silenziose e buie e solo la luce della luna inargentava le torri merlate nel nostro Castello, nessun valeggiano osava avvicinarsi al maniero, perché tutti sapevano che qualcuno o qualcosa si aggirava lassù: ombra fra le ombre!

Fra coloro che abitavano sotto il colle, alcuni giuravano di averlo visto: uno spettro che vagava gelido e silenzioso, imperioso e temibile, nelle notti di luna piena…
Qualcuno bisbigliava che tutto traesse origine da una tragica storia d’armi, potere e tradimenti, avvenuta quando gli Scaligeri erano signori di Verona.

Gli antichi annali riportano che all’inizio del XV secolo, dopo che venne avvelenato l’ultimo discendente dei Della Scala, il controllo della città fu preso per breve tempo da Giacomo da Carrara, figlio di Francesco Novello, signore di Padona. I Carraresi tentavano in qual tempo di rinsaldare con ogni mezzo il loro potere, per contrastrare l’egemonia di Venezia che, grazie all’alleanza con i Gonzava, stava conquistando la Terraferma veneta.

Correvano i primi giorni del 1405, quando una delazione segreta informò il Carrarese che il Castellano di Valeggio, messer Andriolo da Parma, stava trattando con i veneziani la resa della piazzaforte valeggiana, caposaldo occidentale dell’imponente linea difensiva del Serraglio Scaligero. Forse Andriolo, resosi conto che il potere dei Carraresi era ormai finito, per impedire che il Castello di Valeggio cadesse nelle mani dei Visconti di Milano, scelse di negoziarne la cessione a Venezia, ma qualche nemico deve averlo scoperto e subito denunciato.
La reazione del Carrarese fu rapida e spietata.

In una gelida alba di giovedì 8 gennaio 1405, un drappello di armigeri raggiunse al galoppo Valeggio. Giunti davanti al ponte levatoio, all’entrata del paese, sciolsero i pesanti mantelli mostrando le insegne scarlatte dei Carraresi per farsi aprire le porte. Poi, attraversarono il villaggio e salirono l’erta stradina che portava alla Rocca del Castello, e infine penetrarono all’interno del mastio dove alloggiava il Castellano, messer Andriolo e, senza indugiare, lo arrestarono con l’infamante accusa di alto tradimento.
Esautorato di tutti i suoi poteri, spezzata la spada, simbolo della sua autorità, il povero Andriolo fu legato e gettato su un carro per essere trasportato quello stesso giorno a Verona dove, nel Campo di Marte, senza processo fu incatenato a un palo, denudato, e con un terribile colpo di spada barbaramente squartato.

Così cadde assassinato il Castellano di Valeggio, mentre ormai la rapida sera invernale stava avvolgendo in un gelido e buio mantello il luogo dell’esecuzione. Più tardi, i carnefici gettarono ciò che rimaneva dello straziato corpo di Andriolo nelle vicine e profonde acque dell’Adige.
Il caso volle che quella notte, il cielo di Verona fosse rischiarato dalla luna piena.

Da allora, lo spirito tormentato di Andriolo torna nel suo Castello in ogni notte di plenilunio, vagando fra le torri alla ricerca della sua spada, spezzata e nascosta in un luogo segreto dagli sgherri del Carrarese. Lo spettro del Castellano cerca l’onore perduto senza il quale non può riposare, finalmente, per l’eternità.

Più di seicento anni sono trascorsi da quel fatidico e tragico inverno del 1405, quando le rosse e dorate insegne di San Marco hanno iniziato a sventolare sulle nostre torri; tante generazioni, tanti avvenimenti più o meno importanti si sono succeduti e tanta acqua del Mincio è passata sotto il ponte di Borghetto; ma lassù, tra le vetuste mura del Castello Scaligero di Valeggio, in certe notti è saggio e cauto non avvicinarsi

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