
Le diverse condizioni dell’atmosfera e della pressione generano vari tipi di vento. A seconda della zona, sulla Terra si possono creare venti deboli o disastrosi [1]
Immaginate una colonna d’aria alta dal suolo alla fine dell’atmosfera. La «forza peso» che questa colonna genera su un metro quadro di terreno è chiamata, appunto, pressione atmosferica e si misura in millibar (mb) o in ettopascal (hPa).
Questa pressione la possiamo misurare facilmente, perché è la stessa che viene creata da una colonna di mercurio alta 76 cm.
Nell’atmosfera si formano zone di bassa pressione (se la pressione è minore rispetto a quella delle aree vicine) e di alta pressione (se è maggiore). Quando le masse d’aria si spostano da una zona di alta pressione a una zona di bassa pressione, ecco che si formano i venti.
Ma come fanno a spostarsi le masse d’aria? Lo dobbiamo prima di tutto alla temperatura dell’aria: l’aria più calda tende a salire al di sopra di quella fredda. Se non ci fossero altre forze in gioco, le masse d’aria tenderebbero soltanto a salire e a scendere. La rotazione terrestre, però, crea una forza (la forza di Coriolis) che porta queste masse d’aria a deviare.
I tipi di vento

L’uomo ha imparato a sfruttare i venti per produrre energia. Ma, per lo più, si trova ancora indifeso di fronte ai suoi effetti più violenti [2]
Partiamo dai venti più comuni.
La brezza è un vento che si crea lungo le coste a causa del diverso riscaldamento tra acqua e terra. Di giorno la terra si riscalda più velocemente del mare, per cui l’aria sulla terra tende a salire, lasciando il posto all’aria più fredda proveniente dal mare (si parla di “brezza di mare”). Di notte succede il contrario ed è il mare a rilasciare più calore, richiamando aria dalla terra (“brezza di terra”).
Chi abita in montagna si renderà conto che lo stesso effetto si ha con la differenza di temperatura tra le cime dei monti e le vallate.

I venti polari agiscono tra l’area polare e subpolare. Sono invece i venti occidentali a interessare il clima dell’Europa [3]
Questi spostamenti permettono ai meteorologi di stabilire delle aree di corrente abbastanza precise:
– gli alisei soffiano dai tropici all’equatore
– i venti occidentali si formano dai tropici (alta pressione) alle zone subpolari (bassa pressione). Sono questi venti a determinare buona parte del clima in Europa
– i venti polari soffiano dall’estremo nord o estremo sud (alta pressione) alle zone subpolari
– i monsoni agiscono nella penisola indiana in due direzioni: nei sei mesi d’estate (la famosa «stagione delle piogge») vanno dall’oceano alla terra, nei sei mesi invernali soffiano al contrario

I cicloni sono larghe correnti d’aria che possono raggiungere dimensioni di diverse migliaia di diametro [4]
I cicloni tropicali sono tipici delle aree tropicali e raggiungono un diametro di qualche centinaio di chilometri. E’ il riscaldamento delle acque e la loro grande evaporazione a generarli. Queste masse d’aria creano un circolo a “ciambella”, con una zona completamente calma all’interno (l’occhio del ciclone). Paradossalmente, se l’area perturbata è minore, la potenza del ciclone è più concentrata.
I cicloni extratropicali, invece, si formano a medie latitudini per la differenza di pressione tra i poli e i tropici. Possono raggiungere anche un diametro di migliaia di chilometri e sono loro i responsabili delle perturbazioni che interessano l’Europa.
Ho già accennato, poi, ai tornado dell’America, trombe d’aria con poche decine di metri di diametro ma che causano catastrofi ogni anno.
“Scienze della Terra”, pag. 32 e segg.
[1] http://annafata.wordpress.com/2012/01/
[2] http://wallpaper.kandanglagu.com/?paged=420
[3] http://www.wallpapersfolder.com/tree-sways-in-the-wind-at-snow-day.html
[4] http://guardianlv.com/2013/10/cyclone-phailin-finally-leaves-coastal-india/