
In 5 anni la cimice asiatica ha rovinato il 40% dei raccolti di kiwi e di pere del Nord Italia. È una specie infestante, resistente e difficile da scacciare [@01]
Come dice il nome, la cimice asiatica ha la sua origine in Cina, Giappone e Taiwan e in confronto alla nostra comune cimice ha un aspetto meno uniforme del verde che conosciamo: ha toni dal grigio, al nero e al bruno, a volte con macchie bluastre, zampe marroni con chiazze bianche e bande chiare sulle antenne.
Oltre a prediligere le nostre case in autunno, per i nostri frutteti sono altamente infestanti. Gli agricoltori spiegano che non esiste un modo per liberarsi di loro senza danneggiare anche gli insetti utili e impollinatori. Se ci si concentra a scacciarli, per esempio, dal pero, cambiano destinazione e vanno a infestare il melo o l’albicocco.
Le cimici asiatiche sono anche resistenti di natura. Volano fino a 5 chilometri al giorno, depongono in media 285 uova all’anno e nella stessa stagione le figlie raggiungono la maturità sessuale per deporre a loro volta. Inoltre gli adulti possono vivere fino a un anno, restando al riparo in uno stato simile all’ibernazione e ricomparendo la primavera successiva.
Le cimici asiatiche sono il classico esempio di come sia dannoso introdurre specie non endemiche in uno Stato (complice la globalizzazione). In Cina infatti trovano nella vespa Trissolcus halyomorphae un nemico naturale, che qua in Italia non abbiamo.