Quali sono state le cinque estinzioni di massa? È vero che ci stiamo avvicinando alla sesta estinzione?

12 Ottobre 2014 | Natura e ambienti

Definizione di estinzione di massa

Per estinzione di massa (chiamata nel tecnico transizione biotica) si intende la scomparsa di buona parte della vita sulla Terra in un periodo che dal punto di vista geologico è molto breve. Animali e piante dominanti cadono vittima di qualche catastrofe ambientale o cambiamento dell’ecosistema, e lasciano il posto a nuove specie che con il tempo diventeranno a loro volta dominanti.

Le specie animali e vegetali da sempre si estinguono per lasciare il posto a elementi che si adattano meglio all’ambiente, ma i geologi e i biologi hanno scoperto che nella storia della Terra si sono avute cinque grandi estinzioni di massa. In questi periodi, infatti, il numero delle famiglie biologiche scomparse è stato incredibilmente alto.

In questo articolo non tratterò delle scomparse più piccole (ma comunque apprezzabili) che avvennero nel periodo di riposo tra le varie estinzioni di massa maggiori.

450 milioni di anni fa: glaciazioni e raggi gamma

La prima estinzione di massa è avvenuta attorno a 450 milioni di anni fa, a cavallo tra i periodi geologici dell’Ordoviciano e del Siluriano. Sembra che la causa sia stata l’arrivo di glaciazioni e della conseguente riduzione dei mari, che prima hanno portato alla morte di varie specie marine e poi ha colpito il clima terrestre, raffreddandolo; un’altra tesi vede invece l’esplosione di una supernova come causa dell’estinzione, che avrebbe bombardato la Terra di raggi gamma.

In ogni caso, si calcola che circa l’85% tra invertebrati e pesci si siano estinti.

377 milioni di anni fa: l’evento Kellwasser

La successiva estinzione è avvenuta nel Devoniano superiore, circa 377 milioni di anni fa, ed è stata abbastanza importante da ottenere il nome di evento Kellwasser. Anche in questo caso la percentuale di specie estinte è elevata: l’82% in un arco di tempo di 3 milioni di anni.

La causa potrebbe essere stata l’impatto di grandi asteroidi.

251 milioni di anni fa: la peggiore catastrofe di sempre

Ma è il terzo evento a fare più scalpore. Circa 251 milioni di anni fa si sono estinte ben la metà delle famiglie animali esistenti, tra cui il 96% delle specie animali marine. Una vera catastrofe, forse provocata da un enorme meteorite – in Antartide è stato trovato un cratere di 450 km di diametro risalente appunto al Permiano-Triassico – o forse da un aumento dell’attività vulcanica che avrebbe aumentano esponenzialmente l’anidride carbonica nell’atmosfera.

Tra le due cause, l’attività vulcanica è la più probabile, perché spiegherebbe la grande estinzione marina: l’anidride carbonica avrebbe diminuito l’ossigeno nei mari e favorito l’immissione di gas velenosi dai fondali.

203 milioni di anni fa: il surriscaldamento globale

La quarta estinzione è avvenuta tra il Triassico e il Giurassico, circa 203 milioni di anni fa, e portò alla scomparsa del 76% delle specie viventi. Le cause sono da ricercarsi nelle variazioni climatiche che aumentarono la temperatura di 5° C e nella diminuzione di ossigeno nei mari, forse dovuta alla liberazione di metano dal fondo degli oceani (abbiamo già affrontato gli effetti devastanti di un aumento di temperatura: anche pochi gradi fanno un’enorme differenza).

Ma la natura tende a equilibrarsi: in 150 mila anni proprio il riscaldamento portò a erodere le rocce in superficie del 400% rispetto allo standard, provocando il consumo di biossido di carbonio e quindi un ritorno alla temperatura normale.

66 milioni di anni fa: la scomparsa dei dinosauri

Infine, l’estinzione di massa più conosciuta è quella che ha portato alla scomparsa dei dinosauri. Tra il Cretaceo e il Terziario si estinse il 76% delle specie viventi. Questa è l’unica estinzione di cui si sa con relativa precisione il periodo, grazie all’uso di una nuova tecnica basata sulla datazione argo-argo: 65,95 milioni di anni fa con un margine di errore di soli 40 mila anni.

La causa più probabile è il sopraggiungere di un meteorite, visto che è stata scoperta un’alta quantità di iridio, elemento poco presente sulla Terra. Inoltre, il cratere trovato nello Yucatan ha permesso di stabilire che l’asteroide era largo 10 km e avrebbe impattato alla velocità di 30 km al secondo, generando un’energia così potente da surclassare di 10 mila volte quella delle bombe atomiche create durante la Guerra Fredda. Un’altra scoperta sembra accusare il cratere trovato nell’Oceano Indiano, che sarebbe stato causato da un meteorite di 40 km di diametro.

In ogni caso, l’estinzione era inevitabile. Ma questa volta la natura si è ristabilita in fretta: in meno di un secolo le alghe sistemarono i valori dell’anidride carbonica e la vita marina riprese a girare.

La sesta estinzione di massa è vicina?

C’è chi parla di una sesta estinzione di massa ormai imminente.
Al di là del fatto che l’essere umano adora immaginare eventi catastrofici prossimi a venire (vedi per esempio gli articoli sull’esaurimento del petrolio e su cosa accadrebbe se la Terra si fermasse), la teoria sulla vicina estinzione è avvalorata dai dati statistici e dagli studi di diversi biologi di Stanford.

Al momento, la biodiversità sulla Terra è la più alta mai esistita, ma gli scienziati hanno notato un calo sensibile negli ultimi anni: la perdita delle specie sembra essere mille volte più rapida rispetto al tasso naturale standard. Attualmente si stima che dal 16% al 33% di tutti i vertebrati siano a minacciati o a rischio di estinzione, e il fenomeno sembra peggiorare con il passare del tempo, soprattutto a danno dei grossi animali (come orsi ed elefanti), il cui tasso di crescita è basso.

In un articolo apparso su Le Scienze l’11 luglio 2017 (vedi fonti più sotto) si riportano dati sempre più preoccupanti:

I ricercatori hanno mappato gli areali, cioè le zone geografiche di diffusione di 27.600 specie di uccelli, anfibi, mammiferi e rettili; così hanno ottenuto un campione rappresentativo di circa metà di tutte le specie di vertebrati, e analizzato le perdite di popolazioni in un campione di 177 specie di mammiferi tra il 1990 e il 2015.
[…] In particolare, se si considerano i soli mammiferi, tutte le specie hanno perso il 30 per cento o più dei loro areali, e più del 40 per cento ha perso oltre l’80 per cento del proprio areale.
Le regioni tropicali sono quelle in cui si registra il maggior numero di specie di mammiferi in calo di popolazione; se però si guarda ai dati relativi sul totale delle specie, il triste primato spetta alle regioni temperate: in queste aree il rapporto tra numero di specie in crisi rispetto al numero complessivo di specie è il più elevato. A essere particolarmente colpiti sono i mammiferi del Sudest asiatico: in quest’area, tutte le specie di mammiferi di grandi dimensioni hanno perso più dell’80 per cento degli areali.
I ricercatori forniscono anche una stima impressionante: i dati “indicano che il 50 per cento del numero di individui animali che una volta hanno condiviso la Terra con noi non c’è più, così come miliardi di popolazioni”. Si tratta, secondo gli autori, di una “massiccia erosione della più grande biodiversità mai esistita sulla faccia della Terra”.

Le cause? Naturalmente sono imputate all’essere umano (anche se difficilmente può essere l’unica causa in gioco). Deforestazione, cambio di clima e sovrappopolazione con consumo spropositato di risorse sono alle basi della perdita delle specie. Non a caso il più alto tasso di estinzione si trova dove è più alta la densità di popolazione umana.

I biologi, senza mezzi termini, avvertono che di questo passo sarà l’uomo a pagarne le conseguenze, perché si ritroverà presto senza la sua fonte principale di sopravvivenza.

Fonti principali
L'articolo su Stanford News dove i biologi avvisano di una vicina sesta estinzione di massa (inglese)
Le Scienze - Sull'orlo della sesta estinzione di massa (traduzione dell'articolo pubblicato sulla PNAS)
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