Cosa succederebbe alla Terra se il petrolio si esaurisse

26 Gennaio 2014 | What if

Introduzione

Immaginate di svegliarvi una mattina, di sintonizzarvi su un telegiornale e di scoprire che l’ultima goccia di petrolio si è esaurita. Le ricerche delle Nazioni su nuovi giacimenti non hanno portato frutti: l’umanità ha perso la sua più grande fonte di energia.

Lo scenario non è per niente assurdo: consumiamo il petrolio a un ritmo spaventoso e la natura non riesce a ricrearlo in tempo per permettere di sostituire le perdite. A meno di trovare nuovi giacimenti, si stima che il petrolio possa esaurirsi entro poche decine di anni (con qualche parere discordante).

Ci si aspetta che l’uomo trovi altre fonti di energia da cui attingere, perché nonostante abbia poco tempo a disposizione sta comunque affrontando il problema “esaurimento” da qualche anno; in verità non ci sono garanzie: le fonti naturali – eolica, solare, marina, ecc. – sembrano al momento insufficienti, proprio perché ci siamo mossi tardi.

Cosa succederebbe se domani ci svegliassimo e scoprissimo di non avere più il petrolio a disposizione?
La situazione è più terribile di quanto si possa immaginare, ma non comporta la fine della razza umana come certi catastrofisti amano pensare: come sempre, riusciremo ad adattarci.

Dopo 1 giorno senza petrolio

La prima conseguenza della notizia è che i distributori di benzina sono presi d’assalto e che l’ultimo residuo di benzina ha un prezzo esorbitante. È uno dei motivi per cui il governo cercherà di nascondere la notizia – a mio avviso inutilmente, visto che comunque le notizie di questo genere finiscono sempre per trapelare.

In ogni caso, il riserbo iniziale darebbe il tempo alle Nazioni di ritirare le petroliere in viaggio e di accumulare il rimanente per scopi di “interesse nazionale”. La situazione in Paesi come gli Stati Uniti – che sono i principali importatori di petrolio – è critica già da subito: si bloccano aerei, treni e navi, e si impedisce il commercio di petrolio.

Si tratta di un effetto a catena. Migliaia di persone addette alla lavorazione del petrolio vengono licenziate in tronco, ma anche innumerevoli aziende licenziano personale per timore del futuro. La plastica cesserà ben presto di esistere.

Dopo 5 giorni senza petrolio

Già pochi giorni dopo l’esaurimento del petrolio, iniziano i problemi alimentari: il cibo non può più essere trasportato. Naturalmente sono le grandi città a risentirne, perché i paesi di campagna possono sopravvivere di coltivazione. Se durante i periodi “normali” la frutta veniva scartata per piccole imperfezione, adesso la si conserva fino a quando non diventa immangiabile. Gli animali domestici, abituati a essere nutriti, muoiono di fame.

Iniziano i primi blackout di corrente per mancanza di carbone. Di conseguenza il 40% delle fabbriche, che si basano sull’energia, sono costrette a chiudere.
Scoppia il panico e la gente comincia a ignorare le leggi. Le merci vengono protette da guardie armate, che devono tenere a bada i primi assalitori.
Gli psicologi prospettano per il futuro un aumento degli sciacallaggi, delle rapine e delle violenze. E’ la natura inevitabile dell’uomo.

Dopo 30 giorni senza petrolio

Soltanto i servizi essenziali come i pompieri (che hanno un surplus di lavoro) sono garantiti.
Gli Stati hanno fatto bene a mettere da parte il petrolio rimanente, perché adesso deve essere usato esclusivamente per il cibo. I treni si usano solo per il trasporto di cibo nelle città, ma anche nelle più rosee aspettative il petrolio non potrà durare oltre gli undici mesi.

Occorre una soluzione alternativa e la si trova nei campi di soia, che si può trasformare in diesel, e nei campi di mais, che si può convertire in etanolo.

Dopo 5 mesi senza petrolio

Ci si accorge che il mais non è utilizzabile granché come carburante, perché rimane l’alimentazione principale. Infatti, ormai il cibo è insufficiente a sfamare la popolazione, che deve accontentarsi soltanto di riso e cereali.
Anche la soia risulta un azzardo: non è infinita ed è largamente insufficiente a sostenere l’energia mondiale. Nelle case la gente si arrabatta per far andare le proprie auto, anche se per pochi chilometri, per esempio usando il metanolo.

Per le strade, fanno da sfondo le immondizie non raccolte; ma il problema più grave è in campo medico: in mancanza della plastica, i medici non usano guanti e le infezioni sono più frequenti. I piccoli incidenti domestici provocano spesso esplosioni che non possono più essere arginate.

L’Arabia Saudita è la Nazione che più risente dalla mancanza del petrolio: il 90% della sua economia si basava sull’esportazione di questo prodotto. Il crollo economico è devastante.

Quando arriva l’inverno, le popolazioni migrano verso posti più temperati, visto che non hanno modo di riscaldarsi.

Dopo 1 anno senza petrolio

È la carestia. 20 milioni di persone hanno già perso la vita per fame o per motivi secondari – come le violenze e i soprusi. Gli animali non domestici (e i domestici sopravvissuti e che si sono adattati) aumentano di numero, perché le autostrade non sono più un “macello” per loro. D’altronde, gli animali non sono più allevati: si pensa soltanto alle coltivazioni.

E le scorte di benzina? Ormai sono da buttare. Dopo un anno, infatti, la composizione chimica della benzina cambia e la rende inutilizzabile.

Dopo 10 anni senza petrolio

Gli scarti elettrici diventano risorse. Con una tonnellata di smartphone, per esempio, si può ricavare 275 grammi d’oro, 135 chili di rame e 2 chili e mezzo di argento. Spazzatura e resti di navi vengono riciclati.

Ci si butta su una diversa fonte di energia: le alghe. Da loro si può ricavare più bio-combustibile di qualsiasi altra fonte, sull’ordine di ben 38 miliardi di litri di biocombustibili. Inoltre le alghe sono rinnovabili e richiedono pochissimo fertilizzante.

Un nuovo pericolo è dato dai satelliti, che cadono perché non possono più essere mantenuti.

Dopo 40 anni senza petrolio

Siamo ormai arrivati a un misto tra il tempo passato e il tempo moderno: mentre nasce il primo aereo a biodiesel, le case si trasformano in serre e ogni spazio libero diventa utile per le coltivazioni.

I negozi hanno cessato di esistere, l’economia è stata radicalmente modificata e si è avviata più verso la sussistenza.

Si vedono ancora auto in giro, ma sono poche e costruite con materiali leggeri come le fibre di carbonio. Queste auto sono elettriche e richiedono litio, che di fatto è diventato il materiale più prezioso.

Fonti principali
National Geographic Channel, «L'alba del giorno dopo - Il mondo senza petrolio», puntata del 23 gennaio 2011
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