I motivi per cui non ci sarà la fine del mondo nel 2012

7 Aprile 2011 | Misteri irrisolti

Suggerimenti dai Maya

Come hanno fatto gli storici a calcolare il 21 dicembre 2012 quale data per la presunta fine del mondo?

È molto semplice: dopo aver capito come funzionava il calendario in uso tra gli antichi Maya, è bastato associare un qualche evento storico conosciuto e trasporre la data nel nostro calendario gregoriano. Si è così capito che il giorno 1 per i mesoamericani corrisponde al nostro 11 agosto 3114 a.C. (per altri il 6 settembre).

Naturalmente, arrivare a questa conclusione non è stato un compito così immediato come l’ho descritto, anche perché i Maya avevano adottato ben tre calendari: uno religioso di 260 giorni, uno solare di 365 giorni e un terzo calendario, più particolare, che suddivideva l’anno in 18 mesi da 20 giorni ciascuno. È quest’ultimo ad aver permesso la giusta interpretazione delle date storiche.

Dallo studio, quindi, risultava che la profezia Maya su un “cambiamento” a livello mondiale si riferiva a un periodo tra il 21 e il 23 dicembre 2012. Questo popolo ambiguo (affascinante dal punto di vista culturale e delle conoscenze in possesso, non solo in campo astronomico) era convinto che il mondo fosse stato coinvolto, millenni prima, da quattro catastrofi naturali, che hanno portato un re-inizio della storia, un rinnovamento. Attualmente siamo nel quinto mondo, destinato a subire la sorte degli altri quattro nella data fatidica.

(Per dettagli sul calendario o per informazioni dettagliate sul mito e sulla profezia Maya, potete leggere l’articolo che ho scritto a questo indirizzo, dove tratto l’argomento nei dettagli.)

Dubbi sulla data

I dubbi sull’interpretazione del calendario sono molti. Innanzitutto, se davvero si tratta di un cambiamento naturale su larga scala, con la tecnologia a nostra disposizione sarebbe pressoché improbabile che non ce ne accorgessimo in anticipo. Anche nell’idea diffusa che sopraggiunga un “meteorite fantasma”, ne avremmo un avviso almeno qualche mese prima, visto che lo spazio attorno a noi è costantemente monitorato.

Ma il dubbio più grande resta sulla data. Per quanto gli storici siano stati fermamente convinti dell’arco 21-23 dicembre 2012, recenti studi sembrano confutarla. Come annunciato sulla rivista Astronomische Nachrichten, i fratelli Bohumil e Vladimir Böhm l’hanno post-datata al 2116 d.C.. Proprio la presenza di tre diversi calendari avrebbe tratto in inganno John Eric Sidney Thompson, l’archeologo da cui derivò la prima datazione: a quanto pare dimenticò di considerare una lunga interruzione del calendario Maya dovuta a una guerra in corso.

Altre volte in passato la data è stata spostata, cambiata e avanzata nel tempo, addirittura di qualche millennio.

Catastrofe? No. Cambiamento? Forse

Al di là della datazione, dobbiamo prendere in causa l’effettiva probabilità che un’imminente fine del mondo possa esserci.

L’estinzione totale della vita sul nostro pianeta

Il primo dubbio è che l’intera vita sulla Terra possa essere spazzata via, come i più pessimisti affermano. Anche la peggiore delle catastrofi mai accadute ha sempre lasciato intatta una grossa fetta di creature.

La vita si sviluppa nelle condizioni più impervie (per esempio, alcuni batteri terrestri sono immuni a certi gas velenosi). Anche il conflitto nucleare sarebbe incapace di un simile sterminio totale. Che poi la società come la conosciamo possa essere stravolta, è un altro discorso.

Distruzioni a livello astronomico

Si parla di supernovae le cui radiazioni, abbattendosi su di noi, causerebbero un’estinzione in breve tempo. Ma la gigante rossa a noi più prossima è Beltegeuse, che esploderà comunque tra un migliaio di anni e il cui asse di rotazione è rivolto verso un’altra direzione rispetto alla Terra. A meno che ci sia sfuggita una qualche osservazione, il pericolo è inesistente.

Altre ipotesi parlano di collisioni tra la Terra e grandi asteroidi, che eventualmente come detto sopra sarà possibile prevenirle e presumibilmente evitare grazie a tecnologie sempre più sofisticate.

Assurda è poi l’idea che il buco nero al centro della Via Lattea possa coinvolgerci nel breve periodo: la collisione tra la nostra galassia e quella di Andromeda, si stima, avverrà tra miliardi di anni, e con essa la catastrofe immaginata.

Più vicina a noi è l’influenza del Sole. I suoi continui picchi magnetici ci hanno già causato delle interferenze (e continuano a farlo), ma di sicuro non hanno mai provocato un’estinzione di massa. Il prossimo bombardamento sarà nel 2013 e avrà un’intensità dimezzata rispetto a quella avvenuta il 4 novembre 2003, che non ha portato conseguenze. Naturalmente non tutto ci è conosciuto della nostra stella. Alcune mancanze potrebbero impedirci di valutare gli effettivi rischi.

Dal mio punto di vista, i cambiamenti solari potrebbero essere l’unica, vera valida ragione di preoccupazione (che comunque difficilmente possono colpirci da un momento all’altro).

Cambiamenti terrestri

Nella Terra le possibili catastrofi si sprecano. Tralasciando quelle artificiali, si parla di un’imminente glaciazione, di inversione dei poli magnetici e di inclinazione dell’asse terrestre.

Per i primi due si tratta di eventi plausibili sia dal punto di vista scientifico che storico, visto che accadono ciclicamente nelle Ere. Il terzo caso è invece “bloccato” dalla nostra Luna, che mantiene stabile l’inclinazione.

Ma se anche il mondo fosse travolto dal gelo, i poli si invertissero causando disastri magnetici, la Luna si “staccasse” da noi e l’asse si inclinasse, avverrebbe nel corso di almeno qualche anno. I grandi cambiamenti non sono (quasi) mai improvvisi.

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