Il Buddhismo – La teoria degli aggregati e della coproduzione condizionata

19 Maggio 2016 | Miti e religione

SOMMARIO

Panoramica sul Buddhismo: filosofia, descrizione e i pilastri su cui si fonda
Il Buddhismo – La pratica e le considerazioni sulle Quattro Nobili Verità
Il Buddhismo – La teoria degli aggregati e della coproduzione condizionata

Nei due articoli precedenti che riguardavano il Buddhismo abbiamo parlato delle Quattro Nobili Verità e dell’Ottuplice Sentiero, quindi abbiamo tratto qualche considerazione e abbiamo dato un’impostazione generale su quali esercizi è possibile seguire per raggiungere la finalità degli insegnamenti buddhisti (cioè la liberazione dalla sofferenza).

Adesso tratteremo i due pilastri su cui si fondano gli insegnamenti del Buddha, ovvero la teoria degli aggregati (khandha, che abbiamo già accennato in precedenza parlando degli esercizi attraverso il respiro) e la teoria della coproduzione condizionata (pratītyasamutpāda).

La teoria degli aggregati

I khandha (aggregati) sono i 5 elementi della mente su cui un praticante deve concentrare l’attenzione: forme materiali, sensazioni, percezioni, condizionamenti, coscienza.

Perché è così importante analizzare questi 5 elementi? Attraverso la loro analisi ci si rende conto che un individuo è un sistema complesso formato proprio da quei 5 tipi di aggregati e che non può esistere un aggregato senza gli altri.

1. Aggregato delle forme materiali (rupakhandha)

In questo aggregato sono inclusi i 4 elementi (terra, fuoco, aria, acqua), i 5 organi di senso, le 5 forme sensibili che sono associate agli organi di senso e la mente.

2. Aggregato delle sensazioni (vedanākhandha)

Le sensazioni nascono dal contatto degli organi di senso con le forme che li riguardano (cioè le forme visive, uditive, tattili, olfattive, gustative e mentali).

3. Aggregato delle percezioni (saññakhandha)

Le percezioni nascono dall’essere consapevole delle sensazioni. È questa consapevolezza a portare il desiderio, l’ostilità oppure l’indifferenza.

4. Aggregato dei condizionamenti (sankhārakhandha)

In questo aggregato rientrano quelle condizioni che formano uno «stato vitale». Sono numerose e tanto per citarne qualcuna troviamo le condizioni genetiche, culturali, psicologiche, ecc.

5. Aggregato della coscienza (viññānakhandha)

È l’aggregato che riunisce tutti gli altri, perché è dato dalla consapevolezza che i vari khandha sono legati tra loro. In altre parole, è la consapevolezza dell’anattā (e cioè che ogni realtà esiste perché è in stretta connessione con le altre realtà).
Pasqualotto, nel suo libro, fa un esempio di relazione tra i khandha: i contorni di una cosa sono la forma data dal senso della vista; quindi i contorni non esistono senza la vista e la vista ha senso di esistere solo perché ci sono i contorni da guardare; inoltre, anche la coscienza non avrebbe senso di esistere se non ci fossero gli altri aggregati.

La teoria della coproduzione condizionata

La coproduzione condizionata è una teoria che spiega come tutti i fenomeni della vita siano un insieme di causa ed effetto. In altre parole, ogni realtà è contemporaneamente sia condizionata che condizionante.
Capire fino in fondo questa catena di cause ed effetto è indispensabile: permette di comprendere le cause che vanno rimosse per interrompere la catena e per raggiungere il Nirvāna.

Ogni scuola buddhista interpreta questa teoria in modo personalizzato, per cui ci sono vari schemi che mostrano la relazione tra la causa e l’effetto, alcuni anche piuttosto complessi.

Lo schema dei 12 anelli

Buddhismo - Schema dei 12 anelli
Lo schema dei 12 anelli riassume i fattori che influenza l’esistenza, concatenati da un gioco di causa ed effetto [01]

Uno degli schemi più elementari è lo schema dei 12 anelli, che è descritto nel Pratityasamutpada Sutra. Nell’immagine sopra avete un ottimo riassunto concettuale, recuperato dal sito di Meditazione Tibetana.

Nello schema dei 12 anelli, ogni fattore è rappresentato da un’immagine simbolica; a eccezione del primo, ogni fattore nasce sempre all’interazione con un altro fattore e contemporaneamente influenza la nascita di un altro fattore. Lo riporto di seguito e subito dopo vedremo un esempio pratico.

Da notare che non necessariamente un fattore è influenzato dal precedente, anche se in linea di massima possiamo vedere i 12 elementi come una catena conseguente: la coscienza, per esempio, deriva dallo sperimentare le sensazioni.

1. Ignoranza (avidyā): è la causa base che porta agli altri 11 anelli dello schema. Rappresentato da una vecchia cieca che va verso un precipizio.

2. Intenzioni e tendenze (saṃskāra): sono predisposizioni inconsce che spingono il soggetto ad agire. Rappresentato da un vasaio intento a creare recipienti che saranno usati in futuro.

3. Coscienza (vijñāna): è la mente che comprende quello che si è sperimentato attraverso le sensazioni. Rappresentato da una scimmia che salta da una casa all’altra.

4. Nome e forma sensibile (nāmarūpa): l’individualità che è data dagli insieme materiali e immateriali. Rappresentato da due uomini in barca.

5. Le 6 basi sensoriali (saḍāyatana): i cinque sensi e la mente, che coordina i cinque sensi. Rappresentato da sei finestre di una casa.

6. Contatto (sparsha): è il punto di incontro tra la percezione interna del soggetto e gli oggetti esterni. Rappresentato da una coppia nell’atto del coito.

7. Sensazione (vedanā): l’esperienza soggettiva che deriva dal contatto. Rappresentato da una freccia che colpisce un occhio.

8. Brama (trisna): il desiderio dei piaceri e del possesso. È pericoloso, perché il piacere che comporta spinge a ripetere l’esperienza in futuro; proprio per questo, alcune scuole fanno partire un’ulteriore ramificazione di anelli a partire dalla brava. Rappresentato da un uomo che alza una coppa di birra.

9. Attaccamento (upādāna): è il non saper rinunciare all’oggetto. L’errore di non volersi separare dall’oggetto è di renderlo in una realtà permanente e indipendente dalle altre. Rappresentato da una scimmia che prende un frutto dall’albero.

10. Divenire (bhava): cioè l’esistenza, deriva dai quattro anelli precedenti. Rappresentato da una donna che invita all’accoppiamento.

11. Nascita (jāti): è il frutto, la conseguenza, che deriva da tutti quei fenomeni che portano alla sofferenza. Rappresentato da una partoriente.

12. Vecchiaia e morte (jarāmarana): sono la normale conseguenza di chiunque sia nato. La morte è inevitabile, non sappiamo quando succederà e nell’ultimo saremo sempre da soli ad affrontarla. Tutto quello che abbiamo ottenuto nella vita non ci servirà più a niente: vantaggi materiali, aiuti di altre persone, ecc. Rappresentato da un uomo che trasporta un cadavere per restituirlo all’ambiente esterno e agli animali.

Esempio dei 12 anelli: il prendere la mela

Pasqualotto ci offre un ottimo esempio in cui un semplice atto riesce a coinvolgere tutti i 12 anelli dello schema: il prendere una mela.

Il prendere la mela è un contatto (6) possibile solo grazie alla presenza del senso del tatto (5) e all’esistenza della mela (4). Il contatto diventa sensazione (7) e le sensazioni formano la nostra esperienza, che andranno a comporre la nostra coscienza futura (3).

L’atto di prendere la mela è legato all’intenzione (2) di mangiarla. Le intenzioni sono sempre il frutto dei condizionamenti ambientali che ci hanno formato. Il gustare la mela dà piacere: la brama (8) è il motivo per cui la prendiamo, e questa brama diventa attaccamento (9), cioè il volerla possedere per se stessi.

L’attaccamento ha uno scopo preciso: specificare a noi stessi che esistiamo (10), che siamo vivi. Grazie all’uso della mela, un giorno saremo in grado di procreare (11), di generare un figlio che inizierà anch’esso a invecchiare, fino ad arrivare inevitabilmente alla morte (12).

Fonti principali
Giangiorgio Pasqualotto, «Il Buddhismo»
Conferenze varie tenute dal professore di filosofia Marco Gaza
Etichette
Etichette:, , ,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.