Il libero arbitrio esiste per la scienza? Secondo la quantistica, potrebbe esistere

13 Aprile 2014 | Fisica e chimica

Cos’è il libero arbitrio?

Espressione usata per indicare la libertà dell’uomo, i cui atti non sono determinati da forze superiori (di tipo soprannaturale o naturale), ma derivano da sue autonome scelte.
L’espressione è nata sul terreno delle discussioni teologiche cristiane, in relazione alla conciliabilità tra onnipotenza e onniscienza divina e libertà umana. A sostenere la tesi del libero arbitrio con particolare calore sono stati soprattutto i protagonisti dell’Umanesimo e del Rinascimento.

Libero arbitrio, Treccani

Il libero arbitrio è una questione spinosa. Da un punto di vista religioso, è difficile conciliarlo con l’idea di “onniscienza” di Dio: se Dio conosce già il futuro e sa quindi come agirà l’uomo, può l’uomo considerarsi libero di compiere delle scelte?

Mettiamo da parte la religione, visto che si tratta di un concetto personale e non oggettivo e che persino credenti di religioni diverse si trovano spesso in disaccordo a riguardo. Che cosa dice la scienza sul libero arbitrio?

La scienza è obiettiva: guarda i fatti, esegue esperimenti, trae conclusioni concrete. Se i dati e i test ripetuti danno sempre gli stessi risultati, significa che una “ipotesi” diventa “legge fisica”. Si tratta, quindi, di un metodo oggettivo, che non dipende cioè dal punto di vista e dalle idee di una persona.

Le particelle sono inanimate, eppure l’uomo è vivo

Fino a qualche decennio fa, la scienza non poteva sbilanciarsi: di fatto, mancavano delle prove che andassero pro o contro il libero arbitrio dell’uomo. Gli argomenti che cercano di negarlo sono parecchi ed alcuni li abbiamo già trattati: c’è chi lo nega attraverso la nuova concezione di “tempo” e chi invece propone l’esistenza di realtà virtuali in cui l’uomo sarebbe costretto senza possibilità di uscirne.

Ma al di là delle ipotesi, il vero problema è un altro e più concreto. Vediamo di spiegarlo in termini semplici.

Perché gli atomi si attraggono?

Abbiamo detto che, perché una legge sia ritenuta valida, deve essere sempre vera: questo significa che possiamo osservarla più volte e darà sempre un risultato che possiamo prevedere. Sappiamo cos’è che spinge un atomo a muoversi, a unirsi con altri atomi e a formare la materia – tanto che in laboratorio possiamo dividere e unire gli atomi con la giusta strumentazione.

Quello che la scienza ancora non sa è perché gli atomi si attraggono, cioè qual è la spinta “cosciente” che ordina, per esempio, a due atomi di idrogeno e a uno di ossigeno di unirsi per formare una molecola d’acqua.

Da un punto di vista religioso è facile: è Dio a ordinarlo.
Da un punto di vista scientifico non lo è: l’atomo, di suo, è inanimato. Non ha capacità di decisione “cosciente”. Però gli atomi possono unirsi e creare una mente pensante come l’uomo, che è al contrario cosciente. Da miliardi e miliardi di particelle senza coscienza, quindi, otteniamo un individuo cosciente. Razionalmente, sembra una cosa assurda.

Scienza e religione

Dobbiamo credere che la scienza debba infine “inchinarsi” alla religione? No, almeno fino a prova contraria. Se qualcosa non possiamo spiegarla adesso, non significa che non saremo in grado di capirla in futuro. Gli esempi dal passato si sprecano: pensiamo per esempio alla relatività di Einstein, che ha dimostrato che il tempo non è immateriale come si credeva e – semplificando – può essere deviato, rallentato o accelerato. Se vi sembra impossibile, sappiate che è stato ampiamente dimostrato.

Molti scienziati sono pronti a scommettere che, prima o poi, arriveremo a scoprire anche questo “perché”, continuando a sperimentare e a provare. Per quale ragione è così importante scoprirlo?

Riuscire a scoprire il “perché” gli atomi si uniscano, significa scoprire le leggi che creano la coscienza dell’uomo. Significa, anche, che esiste un processo ben chiaro e definito che porta alla coscienza dell’uomo: un processo che possiamo prevedere. La conclusione finale sarebbe una soltanto: il libero arbitrio non esiste, perché sarebbe dettato da una legge sempre fissa.

La fisica quantistica può ammettere il libero arbitrio

Di recente ha fatto capolino una nuova branca della fisica: la quantistica. Si tratta di un sistema tutto nuovo di considerare le leggi. Per una spiegazione più approfondita rimando all’articolo «cos’è la fisica quantistica in parole semplici», qui mi limito ad accennare agli aspetti che ci servono per il tema.

In breve, la fisica classica spiega che osservando una particella possiamo stabilire di preciso le sue proprietà: dove si trova, qual è la sua velocità, ecc. Con le stesse misurazioni, vedremo la particella sempre e comunque nello stesso posto.

In fisica quantistica questo non succede: facendo due misurazioni usando gli stessi dati, potremmo trovare la particella in posti diversi. È come se la particella si trovasse contemporaneamente in più luoghi e noi le facessimo decidere dove fermarsi soltanto quando la osserviamo (in realtà, si tratta di una “rosa di probabilità” in cui la particella può trovarsi, ma per lo scopo di questo articolo non serve entrare nei dettagli).

Osservare per scegliere

Cosa deriva da questo comportamento? Nella pratica, la particella è “sospesa” finché noi non decidiamo – osservandola – dove collocarla (parlo di «noi», ma genericamente dovremo parlare di «natura»). La fisica quantistica ha creato una serie di discussioni etiche e filosofiche incredibili, non ancora risolte, ma per alcuni scienziati il risultato è evidente: siamo noi a scegliere, osservandole, dove “piazzare” le particelle quantiche. E visto che spetta a noi la scelta, significa che il libero arbitrio esiste.

Alzo però una provocazione, questa volta filosofica. Le particelle quantiche formano tutta la materia che conosciamo, noi compresi. Chi è che osserva le nostre particelle per stabilire che debbano formare esattamente il nostro corpo? Teoricamente, potremmo dire che è la natura a «osservarci». Ma allora la natura è cosciente? Non è forse un circolo vizioso che non porta da nessuna parte?

Come sempre, si aspettano risposte dalle future scoperte scientifiche.

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