IPTF14hls – La supernova che continua a esplodere senza morire

30 Gennaio 2018 | Fisica e chimica

In breve

La stella iPTF14hls è una supernova che è esplosa almeno due volte negli ultimi 70 anni. Si tratta di un fenomeno insolito: in genere gli astri di grandi dimensioni che si trasformano in supernove, esplodendo, portano alla morte della stella.

Un’ipotesi suggerisce che sia dovuto alle grandi dimensioni della stella, che è almeno 50 volte il nostro Sole: il fatto di essere così massiccia e calda può averla portata a produrre antimateria nel nucleo, causando le esplosioni ripetute.

Approfondimento

Cos’è una supernova

Una supernova nasce con l’esplosione di una stella che termina il suo ciclo di vita. L’energia emessa da una supernova è enorme: raggiunge una temperatura di cento miliardi di gradi e in poche settimane o in qualche mese produce la quantità di energia che il Sole emetterà in tutta la sua esistenza.

Perché una stella diventi una supernova, deve avere una massa di almeno 9 Soli. Gli astronomi hanno registrato migliaia di esplosioni di supernova e, finora, questi eventi sembrano essere sempre coincisi con la morte definitiva della stella.

Una stella zombie

La iPTF14hls è il primo caso documentato di una stella “resuscitata” dopo un’esplosione. È stata scoperta dai ricercatori del Caltech nel 2014, ma i dati in archivio dimostrano che già nel 1954 era avvenuta un’esplosione nello stesso punto dello spazio. Tutto lascia immaginare che la stella sia esplosa nel 1954 e poi di nuovo nel 2014 (e forse anche in tempi precedenti).

In genere le supernove di Tipo II-P (a cui appartiene iPTF14hls) continuano a brillare per circa 100 giorni; ma in questo caso ha continuato a splendere per oltre 600 giorni.

Questo evento insolito era già stato teorizzato con il nome di «supernova a instabilità di coppia pulsazionale» e prevedeva, appunto, che una stella particolarmente massiccia e calda fosse in grado di generare antimateria nel nucleo, portando a successive esplosioni ripetute.

Fonti principali
«BBC Scienze» n. 61, febbraio 2018
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