L’origine dell’uomo e del primo popolo (e perché il razzismo non ha senso di esistere)

20 Ottobre 2013 | Storia

Parte tutto dall’Africa

Che ci crediate o meno, veniamo tutti dall’Africa. Asiatici, australiani, europei e americani provengono tutti da un unico punto di origine: l’Africa. È da qui che, circa 60 mila anni fa, l’uomo ha cominciato a spostarsi per trovare condizioni di vita più favorevoli, visto il deserto che sopravanzava.

National Geographic, avvalendosi di esperti, nel 2005 ha dato il via al suo Genographic Project (vedete il link a fondo articolo) il cui scopo è di scoprire esattamente l’origine dell’uomo analizzando il DNA delle varie razze sparse per il mondo. Il risultato è che parlare di razza non ha alcun senso, perché il nostro genoma non mente: siamo tutti cugini.

Il diverso aspetto fisico

Perché allora tanta differenza di aspetto, per esempio, tra un europeo e un africano, o tra un cinese e un americano? La risposta sta nel luogo in cui la relativa migrazione si è stabilita.

In Africa, dove il Sole batte tutto il giorno, è essenziale che la pelle si protegga producendo più melanina e colorando quindi la pelle. Al contrario, nelle montagne dell’Asia, dove la luce del Sole è minore, i nostri antenati si sono visti “scolorire” la loro pelle, rendendola pallida. Ancora, l’aspetto degli orientali è dovuto molto probabilmente agli effetti dell’ambiente: gli occhi più socchiusi, per esempio, sono serviti per proteggersi dalla luce delle nevi.

Si è trattato di un lungo processo, durato millenni, e non certo di un’azione di una manciata di anni. Come sappiamo, l’uomo si adatta all’ambiente in cui vive. Nei tempi moderni gli orientali non hanno più bisogno di occhi a mandorla e gli africani emigranti in America non hanno necessità di una pelle scura, ma questi tratti distintivi possono scomparire soltanto con centinaia di anni di permanenza nel nuovo territorio.

La vera origine dell’uomo

Quali sono stati i passi della grande migrazione? Sul sito di National Geographic troverete l’intera mappa migratoria nei dettagli (in inglese); qui mi limito a toccare in breve i vari passaggi, così da farci un’idea degli spostamenti nella storia. Fate riferimento all’immagine sopra per seguire gli spostamenti.

Gli esperti ci dicono che l’uomo ha abitato l’Africa per centinaia di migliaia di anni. Con l’arrivo delle glaciazioni e con la desertificazione del Sahara (che prima era un posto verde e lussureggiante), l’uomo ha rischiato di estinguersi: si calcola che siano rimasti non più di 10 mila esemplari.

Circa 70-60 mila anni fa, quindi, i nostri antenati si sono visti costretti a emigrare. Non tutti, naturalmente, ma un gruppo foltito ha tentato la sorte. Recenti ipotesi presumono che la prima vera migrazione (chiamiamola “migrazione A”) sia avvenuta dalle coste orientali del centro Africa e verso il sud del Sinai. Questo gruppo migratorio ha attraverso i pochi chilometri di mare, ha toccato le coste del Sinai e, circa 50 mila anni fa, è risalito a nord, proseguendo poi a est lungo la costa dell’India e dell’Indocina.

Qua abbiamo una nuova suddivisione.
Una parte del gruppo (“A1”) ha continuato verso est e, in qualche modo non ancora ben chiaro, ha attraversato chilometri di oceano pericoloso per raggiungere le coste della Nuova Zelanda e dell’Australia.
Una seconda parte (“A2”) si è spostata invece in Cina.

Ma circa 50 mila anni fa il clima si è fatto meno rigido. Una seconda migrazione (“B”) ha abbandonato l’Africa, questa volta da nord, e si è diretta in Asia fino ai monti dell’Himalaya. È qui che probabilmente, circa 40 mila anni fa, ha cominciato a perdere il colorito della pelle, perché nella tundra di questa zona la luce del Sole arrivava di meno.

Una parte di questo secondo flusso (“B1”) è sceso in India, creando la prima vera etnia indiana, sopravvissuta fino a oggi.
Un’altra parte (“B2”) è risalita verso il nord Asia.

Gli Europei e gli Americani

Ed eccoci arrivati all’ultimo passo: “B2” si è suddivisa a sua volta in due gruppi. Il primo (“B2a”) si è diretto in Europa e il secondo (“B2b”) si è diretto verso lo Stretto di Bering e, grazie ai ghiacci che creavano un punto nel mare, ha raggiunto le Americhe attraverso la Russia circa 18 mila anni fa.

Le etnie europee e americane, quindi, sono tra le più recenti in quanto a formazione. Ma manca ancora un dettaglio. Quando arrivò in Europa, l’uomo moderno si ritrovò davanti un gruppo di ominidi che occupavano la zona già da diverso tempo: l’uomo di Neanderthal. Sembra certo che i due ominidi abbiano convissuto per qualche secolo. Inizialmente era opinione comunque che fosse stato l’uomo moderno a estinguere i Neanderthal, ma recenti scoperte sembrano indicare il clima come causa dell’estinzione.

I Neanderthal risiedevano in Europa già 28 mila anni fa, ma la glaciazione invase anche la loro zona. I Neanderthal si ritirarono sempre più a sud per sfuggire al freddo, fino in Gibilterra. Ma non fu sufficiente. Quando l’uomo moderno arrivò, invece, era già provvisto dei mezzi per sopravvivere al gelo (pelli elaborate, strumenti di caccia accurati, ecc.). Il risultato è che le caverne di Gibilterra cambiarono proprietario circa 24 mila anni fa e del Neanderthal non vi rimase più traccia.

Dobbiamo ringraziare il clima se siamo come siamo. In caso contrario, oggi avremo tutti l’aspetto brutale dell’uomo di Neanderthal.

Conclusioni

Questo articolo non metterà di certo a tacere il razzismo che imperversa ormai da secoli. Da sempre la razza, come la religione, è stata motivo di vendetta, di affronti e di guerre, e probabilmente continuerà a esserlo anche nel prossimo futuro. Una lotta per il territorio e le risorse può avere un senso – succede anche in natura – ma il pretesto dell’etnia, della religione e delle differenze culturali sono senza fondamento. Appunto, un pretesto.

Grazie alla globalizzazione, però, le culture si stanno inevitabilmente mescolando portando a collaborazioni più evidenti. La scienza ci aiuta a diffondere la conoscenza e il tipo di informazioni trattate in questo articolo (che ognuno può approfondire da sé) può forse far cambiare idea a coloro che per ignoranza credono di appartenere a popoli del tutto diversi, come se terrestri e alieni stessero condividendo lo stesso mondo.

Dobbiamo ricordarci che i nostri antenati sono gli stessi e che le diversità fisiche sono solo un capriccio dell’ambiente. Apparteniamo tutti a un unico ceppo, l’Africa: quel continente che più di tutti stiamo maltrattando da decenni. Non suona piuttosto assurdo, considerando che si tratta della nostra vecchia casa?

Fonti principali
«National Geographic», puntata del 15 settembre 2013
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