Sommario
Cos’è il Triangolo delle Bermuda
Le possibili cause delle sparizioni
Possibili esagerazioni del fenomeno
Sparizioni precedenti al 1900
Coincidenze?
La lista delle navi e degli aerei scomparsi
Le critiche ai dati di Berlitz
Le possibili cause dei disastri
Introduzione
In due articoli precedenti ho fatto una breve panoramica su cosa sia il Triangolo delle Bermuda e abbiamo visto nel dettaglio le sparizioni più note delle navi e degli aerei che hanno attraversato la zona.
In questo articolo cercheremo invece di passare in rassegna le possibili spiegazioni sul fenomeno.
Le critiche ai dati di Berlitz
Lawrence David Kusche, nel suo The Bermuda Triangle Mystery Solved (“Il Mistero del Triangolo delle Bermuda risolto”), tenta una critica diretta al libro di Charles Berlitz, l’autore che solo l’anno prima (1974) aveva portato in ribalta il caso delle Bermuda. Le sue critiche sembrano più che altro degli attacchi all’autore, ma vale la pena di riportarle.
Per Kusche le sparizioni avvenute in quella zona non sono più misteriose di molte altre scomparse. Nella pratica, prende l’elenco di Berlitz e smonta i casi uno a uno, cercando delle spiegazioni logiche. Inizia con l’avvistamento da parte dell’equipaggio di Cristoforo Colombo: fu quest’ultimo, di fatto, a cercare una spiegazione a suo tempo, che suona però un po’ tirata. Scrisse infatti che il malfunzionamento delle bussole nella notte si era verificato «perché non si muovono gli aghi, ma la Stella Polare».
Reputa quindi la scomparsa dei cinque Avengers americani una catena di sfortunate coincidenze: i piloti erano in fase di apprendimento e non avevano l’esperienza per conoscere a fondo l’apparecchiatura; come se non bastasse, il tenente Taylor, di indubbia esperienza, si ritirò prima della partenza a causa di un malore.
Le contro-critiche a Kusche
In realtà, le repliche di Kusche risultano poco convincenti. Poniamo il caso che le sue teorie siano esatte: come si spiegano in ogni modo le innumerevoli scomparse in quell’unica zona? In matematica, 143 casi non sarebbero considerati coincidenze, ma verità da dimostrare. Lawrence replica che gli esempi riportati da Berlitz non sono tutti dimostrati e anzi molti sono da riferire a testimonianze dubbie.
Ma seppure il numero degli scomparsi fosse ridotto, si dovrebbero trovare delle giustificazioni valide per quelle navi e quegli aerei improvvisamente svaniti nel nulla senza lasciare un minimo di tracce. Il mare inghiotte qualsiasi cosa, ma un segno ritorna quasi sempre in superficie. Kusche ha anche qua la risposta: rovistare negli abissi dell’oceano è molto complicato (e, in effetti, persino con gli strumenti moderni non riusciamo a esplorarli a dovere).
Tuttavia il mistero rimane: stiamo parlando di navi pesanti tonnellate scomparse nel niente, ma anche di imbarcazioni come la Rosalie ritrovate senza il loro equipaggio. È chiaro che parlare di “coincidenza” non può bastare.
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