Le Meraviglie del mondo antico

Tra le sette Meraviglie del mondo antico, soltanto la Grande Piramide di Giza è rimasta in piedi, e considerando la sua robustezza rimarrà a guardarci ancora a lungo nonostante sia minacciata dal turismo e dalle vicende politiche. Per chi non si ricordasse i loro nomi, oltre alla piramide egizia le sette Meraviglie comprendono i Giardini pensili di Babilonia, il Colosso di Rodi, il Mausoleo di Alicarnasso, il tempio di Artemide, il Faro di Alessandria e la Statua di Zeus a Olimpia.

Pochi, però, sono a conoscenza di un’ottava struttura che un tempo molti consideravano appartenente di diritto alle Meraviglie antiche. Si tratta delle White Terraces e delle Pink Terraces («le terrazze bianche» e «le terrazze rosa»), situate in Nuova Zelanda.

Fino al 10 giugno 1886, flotte di viaggiatori erano solite spostarsi da Auckland e cavalcare un giorno intero pur di raggiungere questo luogo affascinante: una serie di gradoni fatti di silice, dalla cima dei quali grondava un’acqua continua che formava una serie di suggestive cascate. Il tutto sullo sfondo del vicino lago Rotomahana. Lo scenario ricorda da vicino i Giardini Pensili di Babilonia.

In quella fatidica data, però, il vulcano Tarawera eruttò d’improvviso, seppellendo tra le ceneri villaggi come Te Wairoa (che oggi è un centro turistico), assieme ai loro abitanti, e provocando l’inaccessibilità alle famose terrazze.

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Il fascino dei viaggi nel tempo

Il viaggio nel tempo è tra i temi più cari alla scienza (e alla fantascienza), perché affronta lati della fisica poco conosciuti e su cui per gran parte possiamo avanzare solo delle ipotesi. Chiunque di voi avrà fantasticato, qualche volta, sulla possibilità di ritornare nel passato per rivedere se stessi – e magari sistemare qualche piccolo errore di percorso – oppure soltanto per curiosare tra i meandri della storia, o ancora di «guardare oltre i propri anni, di vedere il progresso dell’umanità», per citare un’espressione di Emmett Brown in Ritorno al Futuro.

Ma perché in quest’ultimo secolo le teorie sui viaggi nel tempo sembrano moltiplicarsi? Facciamo un po’ di ordine e vediamo quali sono le ipotesi più concrete, a cui gli scienziati danno più credito. Alcune sembrano sfiorare, in certi casi, la fantascienza.

È da capire a priori che non abbiamo certezze: si tratta sempre e in ogni caso di teorie mai dimostrate, ma che hanno la possibilità (e la speranza) di ricevere una conferma in un prossimo futuro. Alcuni esperimenti, tra l’altro, sembrano dimostrare l’impossibilità di viaggiare nel passato, senza però escludere un possibile viaggio nel futuro (un esempio lo abbiamo grazie ai metamateriali, di cui ho parlato in questo articolo).

Premessa: riassunto utile della teoria della relatività

Il motivo della grande abbondanza di idee in questo fine secolo lo dobbiamo alla teoria della relatività formulata da Albert Einstein nel 1916. In questo articolo non abbiamo bisogno di entrare nei dettagli per capire i concetti. Alcuni punti chiave, che derivano dalla teoria della relatività, vi torneranno però utili nella spiegazione ed è il caso di segnalarli.

Chi non vuole addentrarsi nella materia, dovrà prendere per buoni questi punti chiave. Chi invece fosse interessato ad approfondire può leggere gli articoli che ho scritto sulla relatività ristretta e sulla relatività generale.

La teoria della relatività, in pratica, si basa su questi punti chiave:
– la velocità della luce è di circa 300 mila chilometri al secondo. Niente può superarla in velocità, né può raggiungerla: se un corpo viaggiasse a una velocità pari a quella della luce, acquisterebbe una massa infinita. Di conseguenza, per spingerlo oltre in velocità, avrebbe bisogno di un’energia infinita, il che è impossibile (questo è il significato della famosa formula E=mc2).
– il tempo e lo spazio sono un tutt’uno: non può esistere uno senza l’altro.
– qualsiasi corpo è dotato di massa e la massa curva lo spazio per effetto della gravità (più ha massa, più è grande la curvatura). Per il punto precedente, se lo spazio si curva, anche il tempo si curva, viene deviato.

Adesso che abbiamo impostato le basi, possiamo passare alle ipotesi vere e proprie sui viaggi nel tempo.

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Introduzione

Niente può viaggiare a una velocità superiore o uguale a quella della luce (ca. 299.792,458 chilometri al secondo). Questa affermazione deriva direttamente dalla teoria della relatività ristretta, formulata da Albert Einstein agli inizi del ‘900.

In verità, Einstein si è sempre trovato di fronte a un dilemma che cozzava con le sue teorie: la fisica quantistica. Per anni ha cercato (invano) una legge che unificasse le sue teorie con quelle della quantistica, che avrebbe probabilmente chiamato teoria quantistica della relatività.

Quella branca della fisica che è chiamata «quantistica» si distingue dalla fisica classica per due motivi principali: esprime la probabilità di avere un risultato (quindi non c’è certezza) e si dedica allo studio delle particelle più piccole dell’atomo. Questa incertezza non è dovuta al fatto che ci mancano le conoscenze per accertarsene: è una qualità stessa del sistema che si osserva, per cui la misurazione sarà sempre basata sulla probabilità.

Velocità iperluce e teoria della relatività

La fisica quantistica è eccezionale, perché ci permette di formulare teorie altrimenti impossibili. Prendiamo un tema abusato nella fantascienza: il viaggio iperluce. Un esempio classico sono le astronavi spinte a una velocità superiore a quella della luce. Vediamo di trasportarlo nella vera fisica.

Secondo la fisica quantistica, esiste la probabilità che una particella possa attraversare una qualsiasi barriera (anche un muro) sbattendoci contro un numero altissimo di volte. È stato fatto un esperimento nel 1993 all’Università di Berkeley, da parte di Raymond Chiao e della sua squadra, che ha stabilito quanto impiega un fotone (cioè la particella che compone la luce) per superare una barriera. Risultato: per riuscirci il fotone avrebbe dovuto viaggiare a una velocità superiore a quella della luce.

Teoricamente la probabilità che la particella superi la barriera esiste. Ma perché abbia successo, dovrebbe superare la velocità della luce, un evento che la relatività esclude. In attesa che la velocità iperluce abbia una conferma, gli scienziati hanno ipotizzato un tipo di particelle particolari: i tachioni.

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Forze e pressione

Se prendiamo una bottiglia vuota e la riempiamo d’acqua, secondo le leggi della fisica l’acqua esercita una forza sulle pareti: in altre parole “spinge” contro le pareti della bottiglia. Nello stesso tempo, anche le pareti della bottiglia esercitano la stessa forza sull’acqua, “respingendola”. La forza esercitata dall’acqua sulla parete e quella esercitata dalla parete sull’acqua sono della stessa intensità, ma opposte.

È questo il principio di Pascal: «La pressione esercitata su un fluido racchiuso in un recipiente si trasmette invariata a qualsiasi punto del fluido e alle pareti del recipiente che lo contiene».

Come si capisce dal nome, il principio è stato formulato dal fisico Blaise Pascal ed è sempre valido per quei liquidi detti perfetti, cioè che si muovono senza provocare attrito. L’acqua, per esempio, è un liquido perfetto. Perché solo i liquidi? A differenza dei gas, i liquidi sono incomprimibili, cioè non si possono ridurre di volume se schiacciati.

Oltre che importante per la fisica, il principio di Pascal ci permette di compiere prodezze che al primo pensiero sembrano improponibili. Seguendo la sua regola, possiamo per esempio sollevare un’auto usando la forza di una sola mano.

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Nove crociate ufficiali

Furono ben nove le crociate che si susseguirono dal 1142 al 1270 circa, in cui i Cristiani si prodigarono per scacciare gli infedeli dalla Terra Santa. Alcuni ne annoverano una decima, preparata dal re Enrico III d’Inghilterra, subito finita in disgrazia, e altri non considerano la nona crociata, anch’essa conclusa in un disastro.

Le crociate sono stati eventi di grande impatto, sia per il velato mistero religioso che racchiudevano, sia per i cambiamenti che hanno causato in seno alla Chiesa.

Pochi, però, sanno che alle crociate principali se ne affiancano di minori.Tra queste si conta la crociata dei bambini, avvenuta nel 1212. Alla storia si mischia la leggenda, tra l’altro di più resoconti, al punto che a tutt’oggi gli storici faticano a darsi pace. Sulla falsa riga di questo evento, sono stati poi scritti libri e fumetti (appare, per esempio, in una storia di Nathan Never) e imbastite fantasiose alternative.

La traccia religiosa: 30 mila bambini in marcia

La versione più diffusa racconta di un giovane pastore di dodici anni, Stefano della cittadina di Cloyes-sur-le-Loir, che si recò dal re Filippo II di Francia. Con in mano una lettera, spiegò al sovrano che il Cristo in persona gliel’aveva affidata, chiedendogli di presentarla alla corte di Francia e di riorganizzare i fedeli per una crociata santa.

La reazione di Filippo II, naturalmente, fu di deridere il fanciullo e di allontanarlo dal castello. Stefano non si arrese: di fronte alle porte dell’abbazia di Saint-Denis, iniziò a predicare le sue ragioni e ad assicurare il popolo che presto avrebbero calcato la Terra Santa.

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Introduzione

È stato dimostrato ad ampie lettere che un buon sonno può portare soltanto benefici. Dormendo tra le sei e le otto ore a notte, a seconda di quanto ha bisogno il nostro organismo, si ottengono vantaggi alla memoria, all’attenzione, all’intelligenza (soprattutto logico-matematica) e all’umore.

Dormire oltre le otto ore, invece, può essere più dannoso che utile: il corpo si può risvegliare stanco, con la mente appannata e con quella scomoda sensazione di essere fuori posto. Il limite dipende comunque dal soggetto e dalla sua anzianità. Le conseguenze peggiori però le abbiamo con un sonno al di sotto delle sei ore, soprattutto se prolungato per più notti.

Gli effetti dell’insonnia sul nostro organismo

Cosa succede al nostro corpo quando dormiamo poco?

Il sonno è tra le “materie” umane più studiate e quindi abbiamo una conoscenza abbastanza vasta su di esso, anche se incompleta proprio a causa della sua complessità. Facendo una statistica, si è scoperto che una buona fetta di persone (il 23%) dorme meno di sei ore. Chi dorme poco è a maggior rischio di insonnia, cioè di svegliarsi spesso durante la notte o di dormire poco anche in futuro.

Si parte con le classiche borse sotto agli occhi, dovute all’aumento dei livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, che fanno salire il flusso sanguigno verso la pelle. Visto che la pelle sotto agli occhi è più sottile, è il primo posto dove si nota l’alone scuro e gonfio.

Dopo due notti di insonnia, il soggetto è irritabile, depresso e si porta dietro la stanchezza per l’intera giornata. Le risonanze magnetiche hanno mostrato che la regione dell’amigdala, cioè dove vengono regolate le nostre emozioni, reagisce in modo esagerato agli eventi negativi in mancanza di sonno.

Già dopo tre notti appaiono invece le prime allucinazioni, che possono sfociare in vere e proprie psicosi, con sbalzi d’umore, tremori e problemi di coscienza. Il sonno è ristoratore, tra gli altri compiti ci garantisce il ripristino delle energie spese nella giornata. Dormire poco pesa sul nostro corpo e, alla lunga, porta danni anche irreparabili.

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Paura e fobia sono due concetti diversi

La fobia è una psicopatologia che si manifesta con una paura illogica verso cose che non rappresentano un vero pericolo e che, comunque, ci apporterebbe in realtà un miglioramento della vita.

In un precedente articolo ho descritto la differenza tra paura e fobia, perché la fobia deve essere affrontata e in quale modo la si può affrontare. Ufficialmente sono state catalogate circa 500 fobie, ma potete capire che il numero può facilmente aumentare. Qualsiasi cosa può diventare una fobia.

Mi propongo di elencare qui le varie fobie, con una breve descrizione. L’elenco è in continuo aggiornamento e, a mano a mano che troverò informazioni, vedrò di approfondire alcune voci. Se avete delle aggiunte da fare sentitevi liberi di contattarmi attraverso la pagina dei contatti o di commentare in fondo all’articolo.

In quante di queste paure riuscite a identificarvi?

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Introduzione

La paura fa parte del repertorio dell’uomo sin da quando fu creato, è anzi fondamentale per la sua sopravvivenza. Non si tratta di un’emozione negativa, tutt’altro: lo scopo della paura è di metterci a confronto con la realtà e di farci comprendere quali sono i possibili rischi da evitare.

In genere ci accoglie istintivamente, prima ancora che la nostra mente si renda conto dell’accaduto e riesca a elaborare un piano di fuga. Spesso, però, lo spavento che proviamo è immotivato.

Perché esiste la paura?

Alle origini il ruolo della paura era più importante: stretti nelle grotte, nel buio della notte e con il lieve lucore del fuoco, il pericolo era in agguato in ogni angolo e in caso di bisogno il corpo del primitivo doveva reagire prima della sua mente. Era questione di vita o di morte, di essere azzannati da un predatore sbucato dal nulla o di sfuggirgli, oppure anche semplicemente di capire che il tuono di un temporale non portava niente di buono.

Ed ecco quindi nascere le paure primordiali, che ancora adesso ci portiamo appresso: il buio, la grande altezza (l’uomo non è nato con le ali), i rumori improvvisi e assordanti, i volti degli estranei, oggetti e animali che non conosciamo. Sono quelle che possiamo definire «paure innate» e riconoscerle è piuttosto semplice: sono quelle paure che colgono i bambini sin dalla nascita.

Gran parte di questi timori ci appare, al giorno d’oggi, inutile e persino dannosa. È facile capire che questa “anomalia” sia dovuta al progresso troppo rapido dell’uomo, che in pochi secoli ha raggiunto uno stadio civile così avanzato che il suo corpo non ha fatto in tempo ad adattarsi di conseguenza.

Nell’ultimo secolo in particolare, la tecnologia ci ha donato una sicurezza straordinaria: adesso non dobbiamo più riguardarci fisicamente dai predatori (rimangono i predatori “metaforici”, ma si tratta di un’altra storia e richiede un adattamento diverso). La nostra mente, però, deve ancora abituarsi a questa improvvisa sicurezza.

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Sommario

Dati generali sul referendum di giugno
Come funziona il referendum
Votare è un diritto o un dovere?
I quattro quesiti del referendum: informazioni e dettagli

Introduzione

Si è molto parlato, nel bene e nel male, del referendum che al 12-13 giugno 2011 proporrà ben quattro quesiti, su cui gli italiani saranno chiamati a dare la propria opinione.
I dubbi tra i cittadini sono molti. Basta guardarsi intorno, sulla rete, per scoprire che chi dà la propria opinione, in gran parte dei casi lo fa senza cognizione di causa. Chi sventola ai quattro venti frasi del tipo «votate sì!» oppure «riprendiamoci l’Italia, al referendum votate quattro volte sì!» senza dare un minimo di spiegazione, probabilmente non ha ben presente gli argomenti su cui verterà il referendum e (peggio ancora) si limita a seguire la massa senza preoccuparsi di informarsi.

Personalmente, evito di sbilanciarmi, non sono qui per dare un’opinione. L’Italia si forma sulle menti pensanti dei cittadini, che fortunatamente non sono tutte uguali. In questo articolo cercherò di spiegare, invece, quali sono i quesiti che andremo a votare e darò un minimo di informazioni per aiutarvi a trovare una risposta “matura”, che non deriva soltanto dal “sentito dire”. Le opinioni che trovate nei vari quesiti sono riassunti dei commenti presi dalla rete.
Vi consiglio eventualmente di approfondire navigando su internet o commentando questo stesso articolo, in modo che altri di passaggio possano rispondere alle vostre idee.

Il gergo politico non è mai immediatamente comprensibile e, così come è posto il referendum, può trarre in inganno. Tenterò, quindi, di essere il più chiaro possibile. A differenza di quello che credono in molti, questa ambiguità non è dovuta alla volontà di “fregare” il cittadino, ma a questioni di forma necessaria (in pratica, per evitare fraintendimenti o appigli a cui aggrapparsi).

Poco tempo fa ho scritto una guida in pdf, in cui ho trattato nel dettaglio il tema del nucleare e del referendum. È gratuita e potete scaricarla liberamente a questo indirizzo:
Guida sul nucleare in Italia e sul referendum del 12 giugno 2011

Qui riporterò comunque le parti utili e tratterò in profondità anche gli altri due quesiti.

Consigli e rettifiche sono bene accetti. Per ogni avviso contattatemi pure o lasciate un commento all’articolo.

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Sommario

Cos’è il Triangolo delle Bermuda
Le possibili cause delle sparizioni
Possibili esagerazioni del fenomeno

Sparizioni precedenti al 1900
Coincidenze?
La lista delle navi e degli aerei scomparsi

Le critiche ai dati di Berlitz
Le possibili cause dei disastri

Introduzione

In due articoli precedenti ho fatto una breve panoramica su cosa sia il Triangolo delle Bermuda e abbiamo visto nel dettaglio le sparizioni più note delle navi e degli aerei che hanno attraversato la zona.

In questo articolo cercheremo invece di passare in rassegna le possibili spiegazioni sul fenomeno.

Le critiche ai dati di Berlitz

Lawrence David Kusche, nel suo The Bermuda Triangle Mystery Solved (“Il Mistero del Triangolo delle Bermuda risolto”), tenta una critica diretta al libro di Charles Berlitz, l’autore che solo l’anno prima (1974) aveva portato in ribalta il caso delle Bermuda. Le sue critiche sembrano più che altro degli attacchi all’autore, ma vale la pena di riportarle.

Per Kusche le sparizioni avvenute in quella zona non sono più misteriose di molte altre scomparse. Nella pratica, prende l’elenco di Berlitz e smonta i casi uno a uno, cercando delle spiegazioni logiche. Inizia con l’avvistamento da parte dell’equipaggio di Cristoforo Colombo: fu quest’ultimo, di fatto, a cercare una spiegazione a suo tempo, che suona però un po’ tirata. Scrisse infatti che il malfunzionamento delle bussole nella notte si era verificato «perché non si muovono gli aghi, ma la Stella Polare».

Reputa quindi la scomparsa dei cinque Avengers americani una catena di sfortunate coincidenze: i piloti erano in fase di apprendimento e non avevano l’esperienza per conoscere a fondo l’apparecchiatura; come se non bastasse, il tenente Taylor, di indubbia esperienza, si ritirò prima della partenza a causa di un malore.

Le contro-critiche a Kusche

In realtà, le repliche di Kusche risultano poco convincenti. Poniamo il caso che le sue teorie siano esatte: come si spiegano in ogni modo le innumerevoli scomparse in quell’unica zona? In matematica, 143 casi non sarebbero considerati coincidenze, ma verità da dimostrare. Lawrence replica che gli esempi riportati da Berlitz non sono tutti dimostrati e anzi molti sono da riferire a testimonianze dubbie.

Ma seppure il numero degli scomparsi fosse ridotto, si dovrebbero trovare delle giustificazioni valide per quelle navi e quegli aerei improvvisamente svaniti nel nulla senza lasciare un minimo di tracce. Il mare inghiotte qualsiasi cosa, ma un segno ritorna quasi sempre in superficie. Kusche ha anche qua la risposta: rovistare negli abissi dell’oceano è molto complicato (e, in effetti, persino con gli strumenti moderni non riusciamo a esplorarli a dovere).

Tuttavia il mistero rimane: stiamo parlando di navi pesanti tonnellate scomparse nel niente, ma anche di imbarcazioni come la Rosalie ritrovate senza il loro equipaggio. È chiaro che parlare di “coincidenza” non può bastare.

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