Effetto Forer – Ecco perché crediamo all’oroscopo e alla divinazione

15 Dicembre 2017 | Mente e corpo umano

Perché molti individui, spesso anche letterati e razionali, credono all’oroscopo e alla lettura della mano? Cosa innesca quel meccanismo che porta un soggetto a identificarsi in una “previsione”?

Dal punto di vista scientifico non ci sono prove che le pseudoscienze come l’astrologia abbiano un fondamento, anzi: analizzandole con logica è chiaro che si basano su convinzioni sbagliate. Non voglio entrare nei dettagli sul perché l’oroscopo sia una pratica illusoria, ma vi lascio un articolo del CICAP che tratta l’argomento in profondità (vedi tra le fonti a fine pagina); altri argomenti simili li trovate facilmente con una ricerca nel web.

In questo articolo parliamo invece del motivo per cui crediamo alla divinazione.

Un profilo generico valido per tutti

In psicologia esiste un fenomeno chiamato «effetto Forer»: quando ci troviamo davanti a un profilo psicologico generico e ci dicono che è stato creato su misura per noi, tendiamo a ritenerlo preciso e accurato. In altri termini, abbiamo la presunzione che sia stato creato esattamente per noi, quando invece è stato creato per tutti (o molti).

Il fenomeno è stato dimostrato dallo psicologo Bertram R. Forer nel 1948, quando ha fornito un’analisi della personalità per ogni suo allievo. Gli studenti hanno dato una valutazione da 0 a 5 per stabilire se il profilo corrispondeva al proprio e in totale si è avuta una media di assenso di ben 4,26.
Solo alla fine Forer ha rivelato di aver consegnato a tutti gli studenti un’analisi identica. Quindi un profilo inventato che si adattava a chiunque.

Il fenomeno è chiamato anche «effetto Barnum», dal nome del famoso imprenditore americano che mise in piedi un circo fatto di attrazioni e di mostri inverosimili, a cui molti però finirono per credere. Famosa è la sua sirena, che era stata creata cucendo una scimmia con un pesce.

L’oroscopo come esempio

Prendiamo l’oroscopo come esempio.
Lo studio della posizione degli astri è un’analisi reale, concreta: possiamo dire “scientifica”. La sua logica comincia a fare acqua quando si ritiene che la posizione degli astri influenzi il carattere e il destino di una persona: questa stima non si basa su prove dimostrate, ma su credenze (senza fondamento concreto) tramandate in secoli di storia, visto che l’astrologia è una branca antica.

L’effetto Forer si verifica nello stadio ancora dopo: gli astrologi creano un numero di profili limitati, che dovrebbero essere validi per tutte le 7,5 miliardi di persone nel mondo. Una valutazione impossibile, considerando — tanto per dire — che la crescita di ogni individuo è unica e dipende anche dall’ambiente in cui si trova a vivere, e non certo dal suo giorno di nascita.

Il fatto è che, leggendo l’oroscopo del nostro segno, tendiamo comunque a riconoscere delle informazioni dettagliate, precise e corrispondenti per noi: mentre è evidente che si tratta di un’interpretazione molto generale che si potrebbe applicare a gran parte degli altri individui.

I motivi per cui esiste l’effetto Forer: perché crediamo?

La nostra mente ha l’abitudine a mettersi in mostra, a essere egocentrica. Quando nota qualcosa attorno a sé, fa subito una valutazione del “mio” e “loro”: cioè associa un elemento a se stessa oppure lo scarta.
Se la valutazione è generica, è naturale che la mente si identifichi. Se per esempio ci viene detto che «a volte sei estroverso, mentre in altre sei diffidente e riservato», è chiaro trovare un’identificazione: nessuno ha un comportamento stabile, muta nel tempo e in base alla situazione.

A volte l’interpretazione è più precisa, però se lascia spazio a dei margini (ai “se” e “ma”) il risultato è identico, soltanto un po’ più subdolo da sviscerare. Se per esempio sentiamo dire «hai la tendenza a essere critico con te stesso», chiunque di noi si troverebbe d’accordo: è quella piccola parola, “tendenza”, a lasciare il margine di errore, senza contare che tutti siamo per natura critici con noi stessi.

Scorciatoie mentali: euristica e pregiudizi

L’effetto Forer si verifica con più facilità se abbiamo davanti una persona autorevole che ci spiega di aver creato un profilo preciso per noi e se le notizie sono positive (la nostra mente viene “inorgoglita” e preferisce immaginare un futuro positivo). Se poi sono in molti a crederci, l’effetto è di generare una convinzione da cameratismo: «Se gli altri ci credono, deve essere vero».

Un altro motivo per cui preferiamo credere sta sempre nella struttura del cervello: la nostra mente è pigra, cerca di sprecare meno energia possibile, per cui se trova una via facile per avere una risposta, prende quella. L’uso di scorciatoie mentali per arrivare a una soluzione è chiamato euristica: se l’euristica fallisce, entrano in campo i nostri pregiudizi e solo in seguito ci affidiamo alla logica.

Sradicare il fenomeno innescato dall’effetto Forer è molto difficile, perché le persone tendono a non uscire dalle proprie convinzioni, che si sono create con anni di fatica: rinunciarvi sarebbe come rinnegare se stesse.

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