Cos’è il Kōan?

Un filosofo giunse un giorno da un maestro zen e gli disse: «Sono venuto a conoscere lo Zen, a capire quali sono i suoi principi e i suoi scopi».
«Posso offrirti una tazza di tè?» gli domandò il maestro. E iniziò a versare il tè da una teiera.
Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.
«Ma cosa fai?» sbottò il filosofo. «Non vedi che la tazza è piena?».
«Come questa tazza» disse il maestro «anche la tua mente è troppo piena di opinioni perché le si possa versare dentro qualcos’altro. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non svuoti la tua tazza?».

Nella cultura orientale la meditazione riveste un ruolo chiave. Diverse parole entrate a far parte del vocabolario occidentale sono legate alla filosofia, al pensiero e all’introspezione. Tra queste troviamo il Kōan, una forma particolare di «aiuto per la meditazione» che è nata all’interno del Buddhismo e che, al giorno d’oggi, viene usata anche per motivi terapeutici.

Nella pratica, il Kōan è un’affermazione, un indovinello o un racconto che ha lo scopo di rivelare un aspetto della vita poco conosciuto o di mettere chi lo ascolta nella condizioni di riflettere sulla propria consapevolezza. Detto in altri termini, è spesso un’affermazione che racchiude un paradosso, che cioè non ha una soluzione sensata e che pertanto porta l’ascoltatore a riflettere.

Sono Kōan affermazioni come le seguenti:
« Chi sono io? »
« Che suono ha il silenzio? »
« Qual è il significato della vita? »
« Come è nato Dio? »

Scuole dedicate

L’esempio più famoso, anche se non di facile interpretazione, è il Kōan pronunciato dal maestro Zhàozhōu Cóngshěn a un suo discepolo. L’aneddoto afferma che un monaco pose questa domanda: «Un cane possiede la natura di Buddha?».
Il maestro rispose semplicemente: «!».
Il carattere con cui si scrive (in lingua giapponese Mu), che letteralmente significherebbe “no”, è in realtà composto da un carattere che si riferisce a un “fuoco” messo sotto a un covone di grano: nella dottrina zen significa «né esistenza, né non-esistenza».
Proprio questo significato è la chiave del Kōan, che porta il discepolo a chiedersi cosa significhi la risposta del maestro.

Esistono allievi di scuole che dedicano l’intera esistenza al pensiero di un solo Kōan, cercando non tanto la soluzione ma più che altro delle risposte “intermezze”: quesiti simili, spesso senza soluzione, portano infatti a farsi nuove domande che ci portano a riflettere.

A prima vista potrebbe sembra soltanto una filosofia che non porta a nulla, ma in verità è una tecnica usata anche a scopi psicologici. Non importa se non si arriva a una soluzione: l’uomo che riflette arriva in ogni caso a conoscere qualcosa in più su se stesso, a farsi delle nuove domande. Non è un caso che Gustav Jung, uno dei padri della psicologia, abbia affermato che in quarant’anni non abbia mai avuto un paziente la cui preoccupazione non fosse la morte: le domande generiche che l’uomo si pone sono uguali per tutti.

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Introduzione

Navigando nel vasto oceano del web, mi sono ritrovato tra le mani un mini-racconto scritto da un anonimo e riportato da Mac Davis per il catalogo di lettura del sito Philosophy Circle.

Inizialmente lo credevo una delle solite letture filosofiche che hanno pretese e che in realtà non portano da nessuna parte, se non all’interno di un circolo vizioso. Proseguendo nel testo, però, mi sono accorto che è qualcosa di innovativo, diverso dai soliti racconti e dalla solita idea religiosa. Nascosti tra le righe, alcuni di voi potrebbero trovarvi dei significati inaspettati, a secondo del punto di vista da cui li si guarda.

Il testo è in inglese e vi trascrivo quindi la sua traduzione.

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Un pianeta in movimento

Sappiamo bene che il nostro pianeta è in continuo movimento. Le terre emerse, cioè i continenti dove viviamo, un tempo erano molto diverse. Addirittura, milioni di anni fa erano tutte unite in un unico super-continente che prende il nome di Pangea.

Con i millenni le terre si sono separate e, muovendosi in questo modo, hanno creato montagne e depressioni. Non hanno mai smesso di muoversi: si stanno spostando e continueranno a farlo. Di conseguenza, l’aspetto del nostro mondo nel futuro è destinato a cambiare. Lo abbiamo visto in un altro articolo, dove parlavamo di quale sarà il futuro dell’Italia e del Mediterraneo.

Il 6 giugno 2013 la rivista Geology ha pubblicato un articolo che riguardava, invece, il «futuro dell’Oceano Atlantico». In pratica, i geologi si sono messi a valutare la possibile evoluzione delle terre emerse, in base a come si stanno muovendo e in base alla conformazione del fondo marino. La conclusione – che alcuni si aspettavano – è che il blocco americano e l’eurasia (il blocco che comprende Europa e Asia) si stanno lentamente avvicinando tra loro. L’ipotesi più probabile, quindi, è che i due continenti finiranno per “scontrarsi”, cancellando definitivamente l’Oceano Atlantico dalla faccia della Terra.

Quando avverrà questo scontro?

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Introduzione

Abbiamo già visto oltre 50 curiosità sul corpo umano che riguardavano il cervello, le unghie, i peli, gli organi interni, il sesso e le funzioni corporali in generale. In questo articolo leggeremo altri 50 fatti straordinari che coinvolgono l’anatomia dell’uomo.

I sensi

Circa un terzo della razza umana ha 20 decimi di vista. Naturalmente la vista diminuisce con il passare degli anni.

Dopo aver mangiato troppo, l’udito sente meno i rumori.

Se la saliva non riesce a dissolvere qualcosa, non è possibile sentire il sapore di quest’ultima. In pratica, possiamo sentire il sapore soltanto se la saliva riesce a dissolvere il cibo in sostanze chimiche. Se non ci credete, provate ad asciugarvi la lingua prima di assaggiare qualcosa…

Le donne hanno un olfatto più sviluppato degli uomini sin dalla nascita. Con il loro naso, riescono a individuare gli odori più facilmente degli uomini, come il profumo degli agrumi, della vaniglia e del caffè.

Il 2% della popolazione ha la sfortuna di non poter percepire nessun odore. Con la mancanza di odori, anche il sapore dei cibi ne risente.

Il naso può ricordare 50 mila differenti odori.

Anche il più piccolo rumore che si percepisce porta a dilatare la pupilla degli occhi. Modificando la pupilla, si modifica anche la qualità della vista. Questo è il motivo perché determinate categorie di lavoratori che puntano particolarmente sulla vista, come i medici, cercano di isolarsi dai rumori esterni.

Ogni individuo ha un odore “personale”, diverso da chiunque altro. Fanno eccezione i gemelli identici, che hanno lo stesso odore. L’utilità? I neonati sono particolarmente capaci di riconoscere l’odore della madre. Inoltre, anche gli adulti riescono inconsciamente a riconoscere una persona familiare dall’odore che emana.

L’odore di ogni individuo varia in base alla dieta, all’igiene personale e alla propria chimica interna.

Muscoli e ossa

Servono 17 muscoli per sorridere e 43 per aggrottare la fronte. Un motivo in più per sorridere anziché deprimersi.

I neonati nascono con 300 ossa, ma crescendo queste si riducono a 206. Il motivo è che alla nascita una parte delle ossa non si è ancora “fusa” come dovrebbe, per facilitare la venuta al mondo.

Al mattino siamo circa 1 centimetro più alti rispetto la sera. La cartilagine tra le ossa, infatti, viene compressa nel giorno a causa della posizione eretta.

In proporzione alle dimensioni, il muscolo più forte del corpo umano è la lingua.

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Introduzione

Il corpo umano è una meravigliosa opera della natura. Con tutti i suoi difetti e le sue debolezze, è comunque capace di azioni straordinarie, all’apparenza impossibili, e spesso riesce a superare i comuni limiti che di solito noi gli imponiamo, come abbiamo già avuto modo di vedere.

Di seguito vi propongo una lista di capacità e di azioni legate al corpo umano, recuperate da un sito esterno (a fondo articolo trovate la fonte). In questa prima parte vedremo 50 curiosità sul corpo umano che potrebbero farvi chiarezza su alcuni questioni. Nel prossimo articolo potete trovare altre 50 curiosità che completeranno la lista.

A fine lettura, comincerete forse a chiedervi quante probabilità c’erano che la natura creasse in modo casuale un corpo così complesso e straordinario…

Cervello

Gli impulsi nervosi viaggiano al cervello (e dal cervello) a una velocità di 273 chilometri all’ora.

Il cervello genera la stessa potenza di una lampadina da 10 watt.

Le cellule del cervello umano contengono dai 3 ai mille terabytes. Per capire la differenza, gli Archivi Nazionali della Gran Bretagna, dove sono salvati 900 anni di storia, occupa soltanto 70 terabytes.

Il cervello occupa solo il 2% della massa corporea, ma usa il 20% dell’ossigeno che viene trasportato dal nostro sistema circolatorio. Ecco perché è il primo organo a risentire della mancanza di ossigeno.

Il cervello è più attivo durante la notte che non durante il giorno. Il motivo non è ancora del tutto chiaro, ma nel corso del sonno sembra consumare molta più energia.

Secondo gli scienziati, le persone con un QI (Quoziente di Intelligenza) più alto, sognano di più. Attenzione: se non ricordate i sogni, non significa che il vostro QI è basso, visto che gran parte delle volte scordiamo cosa abbiamo sognato non appena ci si risveglia.

I neuroni continuano ad aumentare per tutta la durata della vita.

Ci sono diversi tipi di neuroni e, a causa di questo, le comunicazioni tra loro possono essere più o meno veloci, dai 0.5 metri al secondo ai 120 metri al secondo.

Il cervello, di per sé, è immune al dolore. Questo perché di suo non ha recettori per il dolore. Il male alla testa è sempre dovuto ad altri problemi, visto che attorno al cervello passato nervi e vasi sanguigni che comunicano con il resto del corpo.

L’80% del cervello è formato da acqua. A differenza di come si vede in televisione, non è una massa grigia di materia, ma più che altro un organo simile a una gelatina rosa.

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Introduzione

Se avete visto qualche film ambientato nel mondo orientale, specie se nel passato, avrete di sicuro scorto le classiche canne di legno, all’apparenza leggere e flessibili. Si tratta del bambù, una pianta di cui l’Estremo Oriente ha sempre fatto un uso abbondante e praticamente per qualsiasi cosa.

Sapevate, per esempio, che il bambù è così flessibile e resistente che nel Sichuan lo si usa per costruire case anti-terremoto? Oppure che dalle sue foglie si ricavano bevande alcoliche? Di seguito trovate un elenco delle incredibili proprietà del bambù, un vero miracolo della natura, ricavate da un articolo di Focus Storia di luglio.

Navi e ponti sospesi

Al tempo di Marco Polo, come è descritto nel suo Il Milione, i cinesi facevano largo uso di funi di bambù per trainare le navi in porto. Sottili e legate assieme, erano praticamente indistruttibili: 2,5 volte più resistenti delle corde di canapa. Motivo per cui anche al giorno d’oggi queste funi vengono adoperate per costruire ponti.
Ma con il bambù si costruivano anche intere vele per navi, capaci di solcare gli oceani. L’ammiraglio Zheng He nel XV secolo raggiunse l’Africa e alcuni studiosi parlano di un suo approdo nelle coste Americane nel 1421, oltre settant’anni prima di Cristoforo Colombo.

Armi di bambù al posto della pietra

I cinesi non usavano armi di pietra come facevano gli europei – o per lo meno non se ne sono trovate tracce. La conclusione ovvia è che disponessero di armi e utensili in bambù, molto più facili da lavorare della pietra. Con qualche esperimento si è dimostrato che basterebbero 5 ore per realizzare 20 coltelli e 30 minuti per creare frecce e punte di lancia per la caccia.
Ma con il bambù furono costruite, a metà 1200, anche bombe esplosive. Lo stesso tipo di bomba fu riesumato nella guerra del Vietnam contro gli americani, dove il bambù fu usato anche per costruire trappole nascoste nella vegetazione.

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Introduzione

Una delle rivoluzioni più grandi nella storia moderna è l’estensione del diritto di voto alle donne. Un fenomeno inizialmente lento, ma che ha portato in seguito a conseguenze sempre più grandi: la donna non era più relegata a un ruolo di second’ordine e, con gli anni, ha acquistato sempre più la parità con il sesso maschile.

Intendiamoci, stiamo parlando del mondo occidentale, dove qualsiasi azione si ripercuote a domino su tutte le Nazioni. Oggigiorno ci sono ancora Stati dove la donna deve «rimanere al suo posto», dove non ha diritti se non all’interno del suo focolare (e a volte nemmeno lì).

Ma noi occidentali non dobbiamo crederci migliori dal punto di vista della parità dei sessi, perché sono dovuti trascorrere secoli prima di raggiungere questo risultato. E dobbiamo tenere sempre presente che in passato, nei secoli antichi, ci sono stati popoli dove la donna era trattata con il dovuto rispetto o dove addirittura aveva un ruolo più importante rispetto all’esponente maschile (che ci crediate o no, il più antico culto religioso era quello della dea madre).

Mentalità ristretta, dicevamo, e per cambiarla le donne hanno dovuto ricorrere alle maniere forti. Letteralmente.

La miccia delle proteste in Inghilterra

Le prime suffragiste (così si chiamarono, proprio per l’obiettivo di ottenere il diritto di voto) nacquero in Inghilterra e formarono un movimento di protesta pacifico, riunendosi in un’assocazione chiamata National Union of Women’s Suffrage Societies. Le capeggiava Millicent Fawcett già nel 1897, una delle poche donne a quel tempo dotate di cultura, che rifiutava ogni forma di violenza.

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Chi erano i samurai?

Abili guerrieri, uomini votati al rispetto di un codice. Lavoratori instancabili e perfezionisti in ogni loro azione. Spadaccini insuperabili, tanto da entrare nelle leggende popolari. È così che la storia ce li tramanda e non si può che confermare. Ma come sempre bisogna distinguere tra mito e verità, soprattutto in base al periodo storico, perché i samurai non sono stati sempre gli stessi.

In questo articolo tratto nei dettagli la figura del samurai (quand’era al suo apice): parto dalla storia e passo poi a parlare dell’ideologia, della cultura e del senso dell’onore che li distingueva in battaglia.

L’ascesa al potere dei samurai

Da guerrieri a nobili

I samurai sono figure abbastanza giovani, considerando che sono nate alla fine del 900 d.C. come guerrieri al servizio di un signore. Erano scelti tra chi si era distinto in battaglia, uccidendo il maggior numero di barbari (gli ainu, indigeni del Giappone feudale). Il loro ruolo era, quindi, di servitori di poco conto. Il cambiamento si ebbe nel XII secolo: l’imperatore perse di importanza diventando più che altro un simbolo e al suo posto iniziarono a governare i daimyo, i feudatari locali, che si portavano con loro i samurai.

Non ci volle molto perché i samurai acquisissero potere. Legati al loro daimyo, a cui dovevano assoluta obbedienza, la loro scalata sociale li portò a diventare una vera e propria casta. Il samurai era visto e rispettato alla stregua di un nobile e durante la peggiori guerre, quando servivano combattenti, si aveva la possibilità di battagliare per il proprio daimyo in cambio del titolo di “samurai”.

A questo punto entra in gioco Hideyoshi Toyotomi, ex contadino diventato un comandante samurai e poi daimyo. Era destinato a stravolgere il concetto di “samurai”. Fu lui a decidere senza mezzi termini di rendere quella dei samurai una casta chiusa. Non si acquistava il titolo di samurai: lo si ereditava. Erano diventati di fatto una casta nobiliare.

Privilegi

Siamo tra il 1587 e il 1591. Hideyoshi emise le più ferree ordinanze del Giappone feudale, conosciute come «grande caccia alle spade» e «editto di separazione». In pratica, il samurai diventava un titolo ereditario ed era l’unico a poter aggirarsi in pubblico con le armi.

Non solo: i samurai avevano il diritto di uccidere chi gli mancasse di rispetto, se il calunniatore era di casta inferiore – un diritto che naturalmente provocò più di un abuso. Era il kirisute gomen, cioè l’«autorizzazione a tagliare e abbandonare». Aveva inoltre diversi privilegi, come la possibilità di scegliersi un cognome per distinguersi dagli altri (usanza che ancora non esisteva in Giappone).

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SOMMARIO

1. Salisburgo e laghi nei dintorni – parte 1: Salisburgo
2. Salisburgo e laghi nei dintorni – parte 2: Chiemsee, Mondsee, Krottensee, Wolfgangsee, St. Gilgen, Fuschlsee

Introduzione

Nella prima parte di questo diario di viaggio vi ho descritto la città di Salisburgo e vi ho fatto una panoramica dei dintorni. La parte migliore dell’Austria, però, si trova all’esterno delle città vere e proprie.

Dopo Salisburgo, la mia escursione è continuata a est, verso la zona dei laghi. Non sono soltanto i laghi a colpire, ma anche le strade intermezze per raggiungerli, sempre immerse nel verde e nella vista di monti imponenti, di torrenti e di laghi minori. Inoltre, alcuni paesi minori meritano una sosta.

Lago Chiemsee

Faccio una breve annotazione sul lago Chiemsee, dove mi sono soffermato soltanto per una mezz’ora. Il Chiemsee non fa parte dei laghi accennati sopra: si trova in Germania e durante il viaggio di andata l’ho sfiorato soltanto nella parte inferiore, in cui non erano possibili grandi visite.

Probabilmente la visita a nord del lago varrebbe la pena, perché dal punto in cui mi trovavo vedevo uno specchio d’acqua enorme con montagne sullo sfondo.

Lago Mondsee e lago Krottensee

A meno di 20 minuti da Salisburgo, proseguendo a est per la A1, arriviamo al lago Mondsee. Io mi sono limitato a costeggiarlo e a scattare qualche foto dal ciglio della strada (anche perché non ho trovato uno spiazzo immediatamente raggiungibile): si tratta di un lago piuttosto esteso, che sotto il vento e la pioggia, con lo sfondo di monti, assumevano un aspetto da quadro decadentista.

Sono rimasto piacevolmente impressionato dal successivo laghetto, che ho scoperto passando per caso: il Krottensee. Si trova verso la punta meridionale del Mondsee. E’ davvero minuscolo, ma circondato da verde e da alberi e anch’esso immerso tra le montagne. Con le piogge era traboccato e aveva formato un limpido acquitrino in alcune zone, dove tra l’altro sostevano le classiche anatre.

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Riscrivere la storia

Cosa pensereste se saltasse fuori uno sconosciuto dicendovi che l’uomo aveva fondato una civiltà sviluppata già migliaia di anni fa? Probabilmente lo guardereste storto. Ma se lo sconosciuto mostrasse delle prove ufficiali, riconosciute dalla scienza, e non si basasse su un «sentito dire»? Fino a qualche tempo fa questo tipo di rivelazioni venivano messe al bando dall’accademia, ignorate e – spesso – anche messe a tacere: altre volte perché mancavano prove, a volte semplicemente per orgoglio.

I tempi, però, stanno cambiando e sembra che ci sia una maggiore (e lenta) apertura mentale. Gli studi su Göbekli Tepe, un sito archeologico conosciuto già dal 1963 ma messo in seria lavorazione solo nel 1995, potrebbero farci trovare un punto di incontro e costringerci a retrocedere la civilizzazione dell’uomo di diverse migliaia di anni. Addirittura di 7 mila anni. Tra poco vedremo perché sta provocando un vespaio.

Storia e pseudoarcheologia

La storia – quella appresa a scuola, per intenderci – vi insegna che l’uomo migliaia di anni fa era un nomade e che attorno all’8.500 a.C. ha deciso di stabilirsi e di mettersi a coltivare la terra. Dobbiamo però aspettare fino al 4.000 a.C. (e oltre) perché si formino le prime civiltà evolute, sopra a tutte gli antichi Egizi, che hanno dato origine a monumenti maestosi come le piramidi e gli obelischi.

Questa la versione ufficiale. Poi è arrivata la pseudoarcheologia, quella branca che mette in dubbio i libri di storia, cercando indizi su presunte civiltà che erano tecnologicamente avanzate già 10 mila anni fa. Abbiamo visto qualche esempio di pseudoarcheologia parlando delle Pietre di Ica, ma potrei citarvi anche il continente perduto di Atlantide, le centinaia di antiche piramidi che costellano il nostro mondo (date un’occhiata alle straordinarie misure della Grande Piramide), i megaliti, le ricerche su presunti “visitatori dallo spazio”.

Sin da piccolo sono sempre stato affascinato dalla pseudoarcheologia e ho raccolto diverso materiale a riguardo, ma per quanto queste storie nascondano un fondo di verità, spesso mancano di prove e sono quindi da prendere con una doverosa cautela. In questo articolo però non ci occuperemo della pseudoarcheologia, su cui ognuno può avere una propria opinione, ma di Göbekli Tepe e delle sue possibili ripercussioni.

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